Iron Duke. BeauFort London inaugura la collezione Revenants
Ora, chiudete gli occhi e immaginate.
Vedete quella figura che cavalca, lentamente, laggiù? Ha nelle narici il sentore dello strame pestato dal purosangue, che, chiuso nella stalla, brama di sfogare l’ansia di libertà che gli scorre nelle vene.
Sul viso è vivido il taglio del vento, nel folle volo della corsa, attraverso la radura gerbida. Il profumo della terra sollevata dagli zoccoli, tra siepi di erica e cespi di brugo, si mescola a quello della sella, delle briglie e agli odori dell’uomo e del suo cavallo. Chissà se ora che l’impeto della bestia si è calmato, trovi pace anche lo spirito di quest’individuo avvolto dal gelo della brughiera e dalla bruma dei pensieri…
Come in un oscuro sogno, emergono dal fondo della sua anima echi di guerra, alte grida, l’odore acre del sangue e quello della ghisa dei cannoni che tuonano tutto il loro furore. L’urlo della vittoria. Il pianto della sconfitta. Poi, d’un tratto, una smorfia gli piega la bocca in un sorriso. Chissà se sta pensando a quel francese che fu capace di fulminare le truppe inglesi, le sue truppe, con una sola parola…
Già – pensa il duca – quel Cambronne… L’avrà mai detto per davvero?
E mentre l’ironia gli sussulta in petto, prova a percuotere la violenza dei ricordi con un po’ di tabacco e un sorso di whiskey irlandese. Irlandese proprio come lui, anche se non ama dirlo. Dopo tutto – riflette – anche un uomo severo, com’egli è, qualche vizio potrà ben concederselo…
Oggi gli stanno un po’ stretti gli stivali. Li ha voluti foggiati in quel modo appositamente per lui: lo avevano ispirato esigenze di ordine pratico. È stata poi la vanità degli uomini a farne una moda. Poi cerca di fermare i pensieri, prova a fare il vuoto dentro di sé affondando gli occhi nel lontano orizzonte.
Sarà il caso di rientrare – pensa infastidito dalla sua stessa, ferrea, austerità.
Sì, è ora di riportarlo tra le pieghe del tempo; di farlo ritornare tra le pagine di quel passato che gonfia d’orgoglio il petto dei britannici.
Chi ha un po’ di dimestichezza con gli avvenimenti di due secoli fa, non avrà fatto troppa fatica a riconoscere nell’ignoto cavaliere che abbiamo immaginato, Sir Arthur Wellesley, I° duca di Wellington (1769-1852), vale a dire colui che, assieme al generale von Blücher, sconfisse Napoleone Bonaparte nella battaglia di Waterloo, il 18 giugno 1815.
Raggiunto il punto più alto della carriera militare, non tanto amata ad essere sinceri, Wellington intraprese quella politica fino a formare, su invito del Re Giorgio IV, il suo primo e unico gabinetto in qualità di Primo Ministro. Esperienza in verità non molto felice: lo strenuo conservatorismo, l’opposizione alle riforme e la convinzione che ogni concessione democratica fosse un passo verso la dittatura delle masse, influenzarono così tanto la sua azione di governo da fargli perdere tutta la popolarità guadagnata sul campo di battaglia.
Divenne addirittura così sgradito al popolo da vedersi sfondare, per mano di alcuni rivoltosi, le finestre della sua residenza londinese: episodio che lo persuase ad installare su Apsley House quelle imposte di ferro che corroborarono il soprannome, affibbiatogli già per la sua intransigenza morale, con cui Arthur Wellesley passò alla storia: “the Iron Duke“, il duca di ferro.
E Iron Duke è anche il nome del nuovo profumo con cui BeauFort London omaggia il celeberrimo generale britannico. Dopo le cinque fragranze che compongono la serie Come Hell Or High Water, Iron Duke inaugura, infatti, la galleria dei Revenants, una pinacoteca olfattiva che ritrae alcuni tra i personaggi che hanno fatto grande l’Inghilterra, figure storiche la cui presenza – come si legge nella presentazione ufficiale – permane, invisibile ma sensibile, nel quotidiano di tutti gli inglesi.
Nelle parole di Leo Crabtree, fondatore e direttore creativo di BeauFort London, se Come Hell Or High Water restituisce la storia inglese per avvenimenti, “con la collezione Revenants cerchiamo di portare l’attenzione sulle persone e sulle impressioni che queste lasciano di sé”.
Per il primo volume della nuova serie, che come dicevamo è dedicato al duca di Wellington, Crabtree si è avvalso della collaborazione del Naso Julie Dunkley, con la quale ha costruito una fragranza di grande impatto.
La piramide olfattiva non è descritta usando le parole, ma intuita attraverso l’immagine che accompagna il lancio di Iron Duke: una suggestiva fotografia di Matthew Seed, celebre per i suo scatti a soggetto equino e tanto bravo da meritarsi la fama di “moderno George Stubbs” (pittore inglese del XVIII sec. famoso per i suoi quadri di cavalli). Si tratta della rappresentazione di un destriero ritto sulle zampe posteriori, in atteggiamento rampante, montato da un uomo senza volto.
Questa figura ci racconta tutto ciò che ci serve sapere della fragranza: c’è il terreno da cui sembra emergere il cavallo, quindi la terra, l’erba, il fieno. Al centro, campeggia la figura dell’animale con tutto il suo carico di note olfattive, che sono il tema dominante della fragranza. E poi c’è il cuoio, ma anche il metallo dei finimenti.
Infine c’è l’uomo: l’uomo che si riallaccia alle note di cuoio (Wellington contribuì alla diffusione di un particolare tipo di stivali che portano ancora il suo nome), ma che, soprattutto, introduce odori di alcol e tabacco, amati entrambi dal duca, poco meno dalle donne.
Unire in un’unica formula cuoio, tabacco e note animali è un’operazione pericolosa: se si sbaglia l’equilibrio tra i vari componenti, il rischio di far pensare al profumo di un uomo non più nel fiore degli anni e particolarmente dedito alla bottiglia è molto alto. Iron Duke, invece, presenta una formula davvero intelligente, dove ogni tassello è stato inserito al posto giusto per ottenere una fragranza maschia, austera e forte, ma al tempo stesso piacevole da indossare.
Le impressioni animali, che riempiono l’intera forma olfattiva, sono ben marcate, ma non sono così eccessive e opprimenti come pare fossero in una prima formulazione. Lo stesso si può dire del tabacco come per la nota alcolica, in cui fatichiamo a non riconoscere un gancio con gli oltre novanta pub che prendono il nome da Wellesley.
L’animalità della fragranza è tuttavia il leitmotiv della fragranza e per ricordarlo, il concetto viene richiamato dalla scatola e dal flacone che invece di riportare la consueta etichetta nera, reca direttamente sul vetro, quasi “a pelle” verrebbe da dire, l’immagine di un cavallo nel disegno commissionato al tatuatore Robert Gisbourne-Ashby.
In definitiva ci pare che l’aggettivo che possa riassumere tutte le qualità di Iron Duke sia uno solo: elegante.
Elegante della stessa marziale eleganza per cui Wellington veniva lodato dai contemporanei (fu soprannominato anche “The Beau”) e che traspare nella virile compostezza con cui “il duca di ferro” è ritratto nella sua uniforme rossa da maresciallo nel celebre dipinto di Thomas Lawrence.
Iron Duke, insomma, non può mancare nella collezione di un uomo vero.
Concentrazione e formato Iron Duke – BeauFort London
Eau de Parfum – 50 ml
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L’ho provato… non mi sembra nulla di eccezionale e sicuramente ha del “già sentito”. La nota alcolica è predominante. Quella metallica e quella animalica molto meno. Poi arriva l’accordo cuoio. Piatto..
insomma, al mio naso, nulla di che..
Ciao Ruggero, innanzitutto grazie per il tuo commento. Il profumo è una materia talmente soggettivo da riguardare non solo il gusto, ma la pelle di ciascuno. Può darsi che la tua spenga la nota animale (la mia per esempio si mangia il patchouli) per esaltare quella alcolica, ma se lo spruzzi su una touche dovresti sentirla forte e chiara. Sempre che – e questa è un’altra affascinante dimensione della soggettività dell’olfatto – per nota animale intendiamo la stessa cosa ed entrambi quello che intende Crabtree. Il quale ha detto, non solo a me, che tale aspetto era talmente forte che hanno dovuto riportarlo in equilibrio. Il tabacco non lo senti?