Il Vetiver. Alle radici dell’eleganza
“Il vetiver è il violoncello della composizione, dalla connotazione languida ma nello stesso tempo aspra. E’ raro renderlo fedelmente in tutta la sua ricchezza”
(Tratto dal libro Parfums: Le Guide – Luca Turin)
L’essenza di vetiver viene estratta dalle radici della Vetiveria Zizanoides, appartenente alla famiglia delle Poaceæ, una pianticella sterile, quindi non infestante, con foglie allungate. Largamente utilizzato in profumeria, svolge anche un’importante funzione del sottosuolo, infatti, non solo libera il terreno dalle sostanze organiche tossiche derivanti dal petrolio e dai metalli pesanti come il piombo – le radici sono in grado di sopportare grandi quantità di contaminanti senza subirne conseguenze – ma essendo dotato di un apparato radicale speciale, formato da filamenti lunghi e fascicolati, in grado di raggiungere rapidamente oltre i cinque metri di profondità, forma una vera e propria barriera per il controllo dell’erosione e la regimentazione delle acque.
Conosciuto in sanscrito con il nome di “turushka-danda”, che significa “canna aromatica”, e in hindi come “khus-khus” o “khas”, è una pianta nativa dell’India ben conosciuta dalla popolazione sin dai tempi dei Veda. Veniva, infatti, utilizzata in medicina come carminativo, diaforetico e stimolante. Ci sono due differenti tipi di vetiver indiano: uno caratteristico del sud che produce fiori viola-marroni e un secondo che cresce nel nord, senza fiori. Dalle due specie si ricavano due oli essenziali simili ma con caratteristiche chimico-fisiche lievemente differenti, in quanto hanno componenti distinti tra loro. Durante il periodo della dominazione islamica indiana sotto l’impero Moghul, i commercianti francesi introdussero la pianta nelle isole Bourbon, nelle colonie della Louisiana e Haiti. Tradizionalmente coltivato in Java, nelle isole di Reunion e Seychelles, la produzione si estese anche in Giappone e Brasile.
Nella mitologia era considerata un’erba dalle proprietà benefiche in grado di togliere l’energia negativa, mentre il suo profumo si credeva fosse capace di scacciare gli spiriti maligni: proprio per questo motivo, per molti secoli, si usava intrecciare radici di vetiver insieme ai filati nella fabbricazione di tappeti e nella costruzione di capanne di paglia.
In profumeria assume un ruolo primario come nota di base ed è una delle rare essenze fissative estratte dal mondo vegetale. Molto in voga negli anni Settanta e Ottanta, insieme al patchouli, come essenza dal carattere “hippy”, recentemente è tornata in auge con estrema eleganza nei profumi ciprati e fougère: dall’aroma complesso, infatti riesce a dare persistenza e personalità alla fragranza grazie al suo tocco boisée dai vibranti sentori terrosi.
L’olio essenziale, estratto per distillazione in corrente di vapore dalle radici seccate e frantumate, può essere impiegato come tale o fornire la base per la sintesi di molecole quale il vetiveril acetato, un estere utilizzato nelle composizioni per enfatizzare il sentore naturale della pianta. Il fluido aromatico dalla consistenza viscosa assume una colorazione ambrata-marrone e contiene una miscela complessa di sesquiterpeni, alcuni dei quali con struttura policiclica elaborata. Le principali sostanze sono: vetiverolo, responsabile della tenace ma “pacata” dolcezza e legnosità, α-vetiverone e β-vetiverone, che donano terrosità, cusimolo e in minore quantità cusimone, zizanale, metil zizanoato e il nootkatone, isomero dell’α-vetiverone, importante anche per l’aroma del pompelmo.
L’avvolgente sentore delle terre silvane fuso con l’umida nebbia, riscaldata dai tiepidi raggi solari si trova nelle seguenti composizioni:
Vetiver Oriental di Serge Lutens, un concerto del bosco, dove tutti gli strumenti riescono a toccare le corde olfattive più recondite, verdi fluidi dal netto richiamo erbaceo, si librano sulle legnose note di guaiaco, sandalo e ciprato iris per concludersi in un accordo ambrato sapientemente miscelato a muschi e radici di vetiver; Vetyverio di Diptyque, una composizione inizialmente agrumata di mandarino, pompelmo, limone e bergamotto, si fa più concreta nel cuore floreale di rosa, ylang-ylang e geranio, diventando corposa con semi di carota, cedro, vetiver e muschio, dal leggero tocco speziato di noce moscata e chiodi di garofano; Esvedra di Laboratorio Olfattivo, la componente “earthy” di muschio e vetiver viene alleggerita da note citrate di limone e armonico petit grain, con aggiunta di nevenolide che dona a tutta la piramide un aspetto “poudry”; Vetiver Extraordinaire di Frederic Malle, dal connubio di spezie, quali pepe rosa e chiodi di garofano, e agrumi di Sicilia si scende verso note più concrete come legno di cedro e di sandalo con resinosa mirra e muschio quercino; Black Vetiver Café di Jo Malone, un profumo semplice nella struttura ma di grande impatto olfattivo, la piramide custodisce una rara qualità di vetiver, essenza di limone fresco e stuzzicante pepe; Terre de Bois di Miller Harris, rinfrescato dai tratti citrati di verbena e limone, addolcito da un tocco di zucchero filato, il vetiver si decanta tra note verdi di galbano e ginepro e accenti di patchouli e spezie; Sel de Vetiver di The Different Company, un vetiver di Tahiti e delle isole Bourbon giocano un ruolo fondamentale tra un’apertura di bergamotto, pompelmo e cardamomo e una base di iris e sale marino; Molecule 03 di Escentric Molecules, solinote impreziosito da sfaccettature legnose dolci, fresche e secche caratteristiche del vetiveril acetato; Route du Vetiver di Maitre Parfumeur et Gantier, un ribes nero sostenuto da note verdi si interseca a gelsomino e note legnose di sandalo e vetiver, il tutto adagiato su una splendida base muschiata.
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Dopo anni di ricerca del mio profumo al Vetiver .
Amo questa fragranza , da anni ricerco il profumo Vetiver che fa per me , passando da Guerlain a Creed a Malle a Serge Lutens a Lubin e altri ancora .
Finalmente ne ho trovato uno che riassume il bello di tutti quelli sopraelencati , non troppo secco ma nemmeno troppo morbido , pulito , fresco , senza essere terroso o avere un retro un po’ di muffa , dal sillage discreto ma educatamente percepibile , della persistenza che svanisce quando deve svanire , e applicato dopo una doccia allunga la sensazione di freschezza trasformandosi poi nella fragranza che ti accompagna piacevolmente la giornata .
Fresco d’ estate morbido d’inverno .
Ringrazio Miller e Bertaux per aver inventato Oh Ohh Oh , profumo per me fantastico .
Ciao Michele, Miller et Bertaux è un marchio straordinario, si propone con semplicità, senza orpelli e decori pomposi ma dentro le sue bottiglie ci mette tantissima poesia e fragranze di ottima fattura. Passano gli anni ed è sempre tra i nostri preferiti e infatti non manchiamo ma di parlare di tutte le sue novità.
Grazie di essere passato, a presto
Simona
Nemmeno un cenno a “le roi Guerlain” ed al suo monumentale Vetiver, indossato da capi di stato e divi di Hollywood.