Il profumo viaggia verso nuovi orizzonti olfattivi nella Milano Perfume Week 2017
L’edizione 2017 di Esxence – The scent of Excellence potrebbe essere ricordata con un slogan simile a quello utilizzato per promuovere il film Ninotchka: Greta Garbo Laughs! – Greta Garbo ride! La mitologica attrice deponeva per la prima volta il suo personaggio da diva tra le dive per lasciarsi andare alla libertà delle emozioni, anche a rischio di perdere la sua inarrivabile compostezza.
A Milano, la sensazione percepita è stata la medesima: nonostante una copiosa e a tratti disorientante presenza di nuovi marchi e nuove uscite, i numerosi cambi di packaging e formato dei flaconi per avvicinarsi sempre di più alla ideale identità del proprio prodotto, l’onnipresente oud e, secondo gli addetti ai lavori, un accentuato minimalismo nell’allestimento degli stand, il vero protagonista è sembrato proprio il prepotente desiderio di affrancarsi dalla dolce tirannia di innegabili star come le note profumate per inseguire, più agilmente, il filo della propria sensibilità, della voglia di raccontare e raccontarsi attraverso le proprie fragranze senza preoccuparsi troppo del valore o esclusività delle materie prime.
Tra i prodigi alchemici presenti le ultime opere olfattive di Homo Elegans, Neela Vermeire, Masque Milano, Nomenclature, Jeroboam e Tola sembrano aver fatto questo viaggio metafisico intorno a un’essenza invisibile dove le molecole odorose perdono la loro usuale identità per ricostruire attraverso il pensiero dell’arte, la filosofia orientale, i contrasti tra spirito e carne, una nuova sfumatura di colore, un tramonto immaginario e un fiore come un diamante, nuovi e più ambiziosi confini olfattivi.
Quality of Flash, Tadzio, Paloma Y Raìces son le tre nuove liquide creature del marchio Homo Elegans che, come in un teatro, danno vita alla rappresentazione del talento pittorico di Francis Bacon, della decadente bellezza del protagonista del romanzo di Thomas Mann, Morte a Venezia e alla inesauribile forza creativa, anche tra le avversità, dell’artista messicana Frida Kahlo. Quality of Flesh è l’aroma dolceamaro del gin avidamente bevuto nei caffè chiassosi di parole e fumose vanità, della luce di una livida alba che trasuda trementina e vernice, genio e follia, di bacche di ginepro, pepe nero, styrax e accordo cuoio che perdono la loro naturale e rassicurante identità per disegnare un’anima, un volto. La malinconia e il languore di Tadzio rivivono tra le orme di sabbia e accordi marini del Lido veneziano e nella epidermica trama di elicriso, edera ed erotici muschi. Paloma Y Raìces, Colomba e Radici, è il volo pindarico e la forza terrena che gettano il cuore al di là degli ostacoli grazie alla vivida freschezza della menta, è la tempra morale delle proprie origini che odora di caffè, tabacco e fava tonka, tra ricordi e nuove conquiste.
Rahele, l’ultima fragranza di Neela Vermeire firmata da Bertrand Duchaufour racconta, attraverso accordi di foglie di violetta, muschio di quercia e cuoio, le avventure di intraprendenti viaggiatori del ‘600 sulle rotte dell’India ma è soprattutto un prodigio combinatorio che riesce perfettamente a descrivere, tramite la vertigine infinita del fiore di osmanto, l’onda emotiva e tutto lo stupore dell’uomo occidentale di fronte alla sfrontata bellezza, in chiaro scuro, dell’Oriente.
Il marchio Masque Milano orna il suo elegante mondo sensibile con Mandala, creato da Christian Carbonell, in cui le note ieratiche e freddissime di incenso, angelica e mirra si smaterializzano in un cielo ideale, tra le alture del Tibet, dove il silenzio si fonde con l’etere incontaminato e il profumo della spiritualità. In tutt’altro emisfero ruota il gusto di Times Square, opera di Bruno Jovanovic: non una scolastica rappresentazione della città di New York ma il fermo immagine olfattivo della sua “puzza”. Lavorando sulle note di legno di guaiaco, styrax, granella di nocciole e una sfacciata tuberosa il carattere attrattivo e repulsivo della Big Apple inonda i suoi abitanti con l’odore del progresso, i sentori dei pneumatici che scivolano sull’asfalto, i venditori di mele caramellate e l’estetica pop delle donne che corrono ovunque, alla mèta, anche quando si mettono il rossetto.
Con Shi_so, Nomenclature e Bertrand Duchaufour reinventano non solo l’omonima pianta erbacea nativa dell’oriente ma la percezione del colore verde. Un’esperienza totalizzante dove la tinta vegetale coinvolge tutti i sensi con le sue sperimentazioni visive, tattili, gustative, melodiose. Questa avventura green dal sentore balsamico, caldo e pungente si moltiplica all’infinito grazie a un complice molecolare, il Glycolierral. Dall’edera bagnata al prato in pieno sole, da latteo albero di fico all’aromatica verbena e a tutte le qualità esistenti di menta, Shi_so sfida la natura. E vince.
L’estratto di profumo Vespero di Jeroboam prosegue il legame linguistico con l’Esperanto, cui deve i nomi dell’intera collezione e l’ispirazione per fragranze universali all’insegna dei nomadi urbani. Vespero, con le sue note frizzanti di mela, pompelmo rosa, cuoio e gelsomino, non si limita solo a descrivere le tinte iridescenti della sera ma le atmosfere, le sensazioni epidermiche del giorno che si allontana per fare spazio all’imbrunire; la presenza prepotente del muschio, cifra stilistica del marchio, qui reso molto più intrigante e animalico, concede l’abbandono a più nuove e audaci riflessioni da condividere con le persone che riteniamo davvero speciali.
Con il voluttuoso Kaif il marchio arabo Tola, dalla forte identità e gusto dalle mille e una notte, non ha affatto paura di proporre una fragranza all’iris poiché, con grande maestria, riesce a scompaginare le idee preconcette che orbitano intorno all’assai conosciuto giaggiolo per una nuova e più fulgida immagine mentale del fiore, che ha tutte le sfaccettature di un purpureo diamante. La cascata che si posa sulla pelle possiede, allo stesso tempo, sia le notorie qualità olfattive del fiore, delicato come polvere di talco, dolce come il velluto della sua corolla, aromatico come terra fermentata, sia l’anima immaginifica di una fotografia in cui l’iris non cessa mai di evolvere, espandendosi in un tempo circolare che sembra non avere mai fine. Solo per feticisti del giglio fiorentino.
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anche a me pare che kaif sia molto interessante. tutto da
risentire!