Il profumo secondo Filippo. Ritratto di un artista diviso tra piramidi e pentagrammi
Incontriamo Filippo Sorcinelli, direttore artistico di UNUM, un marchio nato nel 2015 che reca una proposta olfattiva davvero insolita. Filippo è un artista a tutto tondo: stilista, scultore, fotografo, pittore, musicista e ideatore di composizioni profumate. Con lui parleremo di fragranze e musica, due argomenti solo apparentemente distanti.
Che cosa hanno musica e profumo in comune? Molte più affinità di quanto si possa credere di primo acchito. Sia la musica che il profumo sono volatili ma sono sempre capaci di trovare quella corsia preferenziale che li porta diritti al cuore del fruitore. Entrambi sono fatti per espandersi nell’aria, non conoscono confini e difficilmente riescono a restare chiusi fuori da un qualsiasi anfratto, penetranti come entrambi sono per natura e proprio per la stessa sono quindi in grado di imporsi.
Sia per la musica che per il profumo si parla di note, di accordi, di composizioni ma di armonia, soprattutto. L’organo poi è sia uno strumento musicale, ma con lo stesso nome ci riferiamo pure alla postazione di un Naso, è questo infatti il nome che si dà al contenitore delle essenze. Musica e profumo scaturiscono dalla creatività di un artefice. Non tutti sanno comporre musica e non tutti sono in grado di realizzare un profumo e in entrambi i casi il mistero e la complessità accomuna di nuovo le due arti. Sia la musica, che il profumo soprattutto, hanno sempre avuto una funzione sciamano-religiosa. Il termine stesso profumo – dal latino per fumum – era quel lasciapassare che metteva in comunione l’uomo con il divino. La musica d’altra parte ha sempre accompagnato le funzioni liturgiche in quasi tutte le religioni.
Se penso a Unum e al suo ideatore specialmente, so già di aver trovato il mio interlocutore ideale e insieme le risposte alle mie considerazioni. Incontro Filippo Sorcinelli, direttore artistico di Unum a Milano durante Esxence 2017, in occasione della presentazione del profumo Io non ho mani che mi accarezzano il volto.
Musica e profumo hanno molto in comune per di più Lei è un anche musicista. Qual è la sua esperienza al riguardo?
Tutto nasce dal fatto di essere musicista e produrre qualcosa che l’olfatto va a considerare perciò (la profumeria ndr) mi è affine come mondo, mi è facile esprimerlo perché la musica e l’olfatto insieme non solo hanno delle terminologie comuni ma soprattutto hanno un fattore oggettivo che vale per entrambi, ovvero quello di evocare qualcosa: un sentimento, una sensazione, un modo di vivere. Perciò niente è più facile per un musicista che creare profumi.
Un musicista però suona la musica scritta da altri, nel caso di un profumiere o di un naso invece si fa al contrario ossia le note le trovo in natura, in sintesi e le assemblo secondo una mia predisposizione, quindi si tratta di un lavoro all’inverso in un certo senso. Quali sono le cose che Lei ritiene primarie nella creazione di una fragranza? A che cosa pensa? Ha già un’idea alla quale si vuole accostare oppure nascono per caso?
Mi piace oggi ancor più di ieri pensare alla musica e di conseguenza all’olfatto in un altro modo. Io vengo da una formazione classica come quasi tutti i musicisti che hanno comunque studiato soprattutto l’organo che ha una sua letteratura; ma l’organo, soprattutto quello di oltralpe, ha un altro tipo di letteratura che è quello della testa e del cuore che è fatta soprattutto d’improvvisazione. I miei studi oggi e la mia pratica si concentrano sull’improvvisazione, perché ormai c’è già tanta musica scritta, per questo io vorrei dedicarmi di più alla creatività. La creatività ce l’hai e la sviluppi soprattutto con una fiamma che hai dentro. Io credo che questa cosa vada comunicata con l’improvvisazione. Lei ha detto prima giustamente che le cose più belle nascono forse dal caso. Ecco, io posso essere forse l’apostolo e il testimone di questo caso, perché anche questo nuovo concetto di vivere la profumeria è un atto quasi “improvvisatorio”. Il caso è quello che fa sognare di più le persone, è quello che le fa proiettare in una dimensione che non è più quella del reale come la musica o come l’improvvisazione vuole scatenare, perciò per me il profumo è esattamente questo: improvvisando ci proietta in un posto molto nascosto, molto recondito dei sentimenti più profondi.
Io ho sentito le sue fragranze e confesso di apprezzarle. Le trovo belle e ben costruite. Non so se parlare di costruzione sia per le Lei motivo di fastidio oppure no.
No, non mi da fastidio, però preferisco parlare non solo di questo, dico con onestà che il Naso non sono io, l’ho sempre dichiarato a tutto il mondo senza nessun problema! Al tempo stesso affermo però che il Naso non può vivere senza le mie visioni, senza il proiettare la mia creatività e i miei pensieri a lui. Vivo empaticamente con questa persona fantastica, con questo signore ultra settantenne cui piace vivere con me le sensazioni, i pianti e i desideri.
Si può sapere il nome di questa persona?
Si chiama Carlo e lavora in C.F.F. (Creative Flavours & Fragrances ndr)
Tornando alle sue fragranze personalmente sono rimasta piuttosto colpita da Rosa Nigra.
Rosa Nigra è speciale: in quanto progetto e per la sensazione che comunque vuole suscitare; perché nella visione di tutti questi sei flaconi che oggi rappresentano Unum e che chiuderemo con la settima fragranza il prossimo anno, quello di Rosa Nigra è l’unico ad essere trasparente. Perché vuole evocare questa sorta di ascensione mariana che la liturgia cattolica vuole vedere nell’immagine della Madonna, qualcosa che se n’è andata in anima e corpo, come dice la liturgia cattolica (…) e questo profumo vuole celebrarne l’ascensione corporale, anche attraverso quest’associazione di materie prime che evocano sì la rosa, ma la rosa in piramide non c’è.
L’assenza: ecco spiegato l’arcano. Un’operazione di puro concettualismo, ma creatività e ispirazione per Lei sono sempre un binomio vincente oppure no? Qual è il Suo rapporto con entrambe?
Io ne faccio una costante, essendo figlio di creatività e ispirazione. Se poi queste cose convergono anche in “un’operazione di commercio” ben vengano! Io sono sempre questo qui (creatività e ispirazione ndr) in ogni campo che frequento e in ogni cosa che faccio, sia che si tratti di musica, di pittura o di fragranze io sono così. Vengo da una settimana francese trascorsa a Porto Vecchio, in Corsica. E sono loro (i francesi ndr) che un po’ mi hanno adottato e hanno compreso il mio potenziale di creatività legato anche ai profumi.
Sono stato un po’ adottato dalla Corsica e dai francesi. La mostra che è stata fatta sulle mie opere è stata voluta dai francesi e loro non hanno voluto solo descrivere l’aspetto di Unum ma hanno anche cercato di argomentare le discipline a cui mi sono dedicato nel corso degli anni e da lì è nata questa bellissima mostra antologica che parla di me al 100%. La mostra affronta insieme arte, pittura, scultura, profumi, moda ecclesiastica e non, tant’è che il giugno prossimo presenterò a Pitti la mia prima collezione di alta moda e quindi sono ben felice di questo.
A Porto Vecchio in Corsica, dal 18 al 28 Aprile, si è svolta l’esposizione antologica Voir et Croire – Vedere e Credere che percorre le molteplici attività artistiche e artigiane di Sorcinelli. In quell’occasione Isabelle Porte e Michele Don-Ignazi – inviate di France 3 – hanno girato alcune scene del docufilm prodotto dalla emittente televisiva francese sulla vita privata e pubblica del creatore (ndr).
Interessante! Fra le varie fragranze ideate ne esiste una alla quale è più affezionato?
In realtà ce ne sono diverse. Certo il primo amore non si scorda mai e per me vale lo stesso riferito alla prima fragranza creata per Unum che si chiama Lavs. È il mio primo lavoro, oltre ad essere legato alla creazione delle vesti liturgiche, e questo spiega perché sia così importante avendo dato il battesimo al brand con tutta la sua evoluzione successiva. Però, in ogni caso, Lavs è un amore che non si scorda mai, che campeggia tranquillamente in casa mia, indipendentemente da tanti altri che ho fatto e che continuo a fare assieme al Naso di Milano con cui lavoro da sempre.
Il famoso Carlo di cui mi diceva.
Il famoso Carlo sì, quindi Lavs è la fragranza di cui porto il ricordo. Io sono una persona che paradossalmente si profuma molto poco.
Questo non mi è nuovo, ci sono altri Nasi celebri che non usano fragranze su di sé!
Il profumo dura molto su di me.
Allora Lei sarebbe il suo peggior cliente. Però non raccontiamolo per non dare il cattivo esempio!
(Ridiamo) Comunque sì, Lavs è una fragranza intoccabile per tante ragioni, è stato un po’ il punto di partenza, anche se con l’evoluzione che c’è stata anche l’ultima “Io non ho mani che mi accarezzano il volto” non è da dimenticare. È una fragranza dedicata a Mario Giacomelli e non è né un punto di arrivo né di partenza, ma segna un percorso più che dignitoso.
A proposito di punti di arrivo e punti di partenza, c’è qualche immagine olfattiva alla quale ancora non riesce a dare una traduzione, diciamo liquida perché parliamo di profumi. Esiste qualche fragranza ancora work in progress?
C’è stata una mistione un po’ simpatica, che però è stata una lunga lavorazione ma che ormai è stata definita e da un certo punto di vista mi ha un po’ inquietato e spronato insieme verso questa nuova esperienza. È una inedita visione di nuove fragranze che saranno presentate a Firenze, in settembre in occasione di Pitti (…) queste fragranze sono una sfida ormai risolta perché sono finite e già in macerazione.
Ci sono ingredienti ai quali è più affezionato o alcuni dai quali lei non può prescindere?
Il comune denominatore di tutte le mie fragranze è l’incenso, elemento che ha segnato la mia vita fin da quand’ero piccolo. L’incenso, più o meno calibrato e sentito in combinazione con altre materie prime, riporta un po’ a una visione mistica delle cose molto chiaramente.
Fra gli ingredienti più usati sin dall’antichità, come ad esempio la mirra, il nardo o il benzoino, c’è qualcosa che esercita un appeal particolare su di Lei, oltre all’incenso di cui mi ha detto?
Lo storace nero.
Lo storace nero, ma non sarà solo una questione cromatica, vista la sua propensione verso questo colore?
Avendo letto la prima volta di questo ingrediente, siamo (Filippo e Carlo ndr) andati a cercare questo ingrediente. Effettivamente la fragranza di questa resina dà l’idea di un terreno umido, è un elemento profumatissimo che ci ha colpito talmente tanto che siamo andati poi ad usarlo. Lo storace nero è una materia prima che io amo moltissimo.
(Photo credits: courtesy Filippo Sorcinelli)
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Bella intervista, mi sono rivista quando parla di note di testa e di cuore durante le degustazioni di frutta e verdura che faccio ai bambini della primaria. Non saro’ mai un naso ma mi sono comunque emozionata. Complimenti ad entrambi.
Grazie Cristina, che bello sapere che ci sono persone come te che fanno fare questo tipo di esperienze ai bambini, in effetti educare all’olfatto sin da piccoli è un modo per far sì che si riconquisti una parte importante di noi. ?
Bellissima intervista a uno dei miei preferiti..I suoi profumi sono unici..e lui ho avuto.la fortuna di conoscerlo ed è una persona meravigliosa