Le note di Années folles (La Parfumerie Moderne) tra le pagine de Il grande Gatsby (Francis Scott Fitzgerald)
“Era l’ora di un profondo cambiamento umano, e l’eccitazione andava generandosi nell’aria.”
Se Jay Gatsby fosse un profumo sicuramente sarebbe Années Folles.
Sono moltissimi i tratti che accomunano l’opera più famosa di Francis Scott Fitzgerald con una delle creazioni più interessanti di Monsieur Corticchiato e non possono essere ridotte soltanto alla dichiarata ispirazione di La Parfumerie Moderne al grande autore americano.
Il grande Gatsby è ambientato nella New York del 1922 e narra, attraverso gli occhi di Nick Carraway, la vita esplosiva dei ruggenti anni ’20, densa di jazz e sfrenata passione per tutto ciò che avrebbe allontanato dagli orrori della guerra appena conclusa. La figura mastodontica di Jay Gatsby ne diviene la sintesi perfetta attraverso gli abiti sartoriali, le feste memorabili e il lusso dall’origine oscura. Eppure così come Gatsby nasconde un segreto, anche Années Folles non può essere considerato un semplice omaggio alla profumeria dei primi decenni del secolo scorso, quanto piuttosto un profumo neo-modernista che della storia ne fa il proprio trampolino conducendo l’olfatto verso un percorso di estrema ricercatezza.
“Se la personalità è una serie ininterrotta di gesti riusciti, allora in lui c’era qualcosa di sontuoso, una elevata sensibilità per le promesse della vita”, così Nick Carraway descrive Gatsby, nelle prime pagine suo eccessivo vicino di casa, destinato poi a diventare amico, confidente e complice di quel disegno segreto che animerà la vita, e la morte, di Jay.
Il grande Gatsby, infatti, è mosso esclusivamente dalla luce verde di una villa oltre la baia, una chimera luminosa che Jay tiene viva nel cuore e che gli ricorda il grande amore della sua vita, la ricca ereditiera Daisy il cui viso “era triste e attraente con dentro cose luminose, occhi luminosi e bocca luminosa e appassionata, ma nella sua voce c’era un’eccitazione che gli uomini che le avevano voluto bene trovavano difficile da dimenticare”. Tutta la sua vita e i suoi sforzi saranno destinati ad attrarre Daisy a lui, ricucendo l’amore interrotto dalla guerra e dalla differenza di status sociale. Ci riuscirà, incontrandola e amandola in una bolla di sogni destinati a non realizzarsi mai, ferocemente ancorato a un sogno svanito da tempo, come un eroe romantico inesorabilmente destinato al fallimento, ma così legato al proprio amore da assumerne i tratti di universalità.
Gatsby credeva nella luce verde, l’orgasmico futuro che anno dopo anno recede davanti a noi. Ci è sfuggito allora, ma non importa: domani correremo più veloce, allungheremo di più le nostre braccia (…) E un bel mattino (…)
Odora di questa cieca, irruente, elegantissima follia il jus di La Parfumerie Moderne, uscito nel 2015, che strizza l’occhio ai fougere d’alta scuola, ma da essi sa discostarsi con abilità sartoriale.
L’apertura è fortemente aromatica balsamica con una lavanda aspersa in dosi potenti, tanto da obnubilare per lunghi attimi tutte le altre note di testa. Si resta attoniti per un momento, prima di comprendere che lo choc era necessario per settarci su un livello di profumeria che dichiara subito la sua elevatissima qualità. Non ci sono tentennamenti, ma pennellate sicure di lavanda liscia, carnosa, opulenta, resa più mediterranea da note di timo che rendono la composizione più asciutta, impedendo lo sviluppo floreale della lavanda, ma ancorandolo ad un’eco magistrale che rimanda ai classici fougere d’inizio secolo. Non aspettatevi, però, una lavanda sussurrata alla Pour un Homme de Caron, bensì qualcosa che richiama fortemente il lato americano della nuova ricchezza post-bellica.
“Sono una cricca di marci”, gridai attraverso il prato. “Vali più tu di tutto il dannato mazzo messo assieme”. Il fastoso carnevale del suo completo rosa formava una viva chiazza di colore contro i gradini bianchi, e pensai alla sera in cui ero venuto per la prima volta nella sua casa avita, tre mesi addietro. Nel prato e nel viale si affollavano le facce di coloro che tiravano a indovinare sulla sua corruzione, e lui era rimasto su quei gradini, celando il suo incorruttibile sogno, ad accennare un saluto con la mano.
C’è tutto Il grande Gatsby in questa composizione, tutto è eccessivo, bilanciato e ha uno scopo preciso: cancellare con un colpo di coda ogni possibile confronto, Années folles non può essere paragonato ad altri che a sé stesso, non può essere ascritto a una stagione, a un genere, o a una temporalità.
L’apertura è ancora ben presente, mai ingombrante e note di noce moscata la stanno rendendo più calda, più speziata, virando la fragranza verso un risvolto più orientale, meno medicinale. La spezia riesce a proiettare il jus verso una direzione altrimenti impensabile, richiamando all’immagine di un abito elegante maschile reso pieno e caldo dal corpo che lo abita, un mix perfettamente riuscito che conferisce tridimensionalità moderna alla fragranza.
Nel tempo il timo si stempera, perdendo il suo tratto aromatico, ma mantenendone la legnosità e sostenendo l’ingresso, in realtà non dichiarato, di note che ci sembrano di vetiver, segretamente sussurrate e confuse con una dose generosa di foglie di geranio. È un cuore geograficamente identificabile sulla pelle ben rasata di Gatsby, quel punto preciso dove la pelle del collo pulsa ed è circondata dal colletto perfettamente inamidato e dove il sentore della rasatura incontra il tessuto candido.
Senza quasi rendercene conto siamo passati dalla fastosità degli esterni, al calore luminoso degli interni di un grande salone, dove tutto sfavilla di luci dorate, fiumi di champagne scivolano nei bicchieri e la figura elegante del nostro ospite passa silenziosa, lasciando tracce odorose di sé, nitide come istantanee.
Solo nel cuore però, il segreto che muove Gatsby si rivela, scostando la mascolinità della composizione, verso note più rotonde e polverose. La creazione si fa più delicata, come delicato è l’amore per Daisy, attraverso note resinose di tonka, ben bilanciate dall’armonica dualità di patchouli e mirra, che lasciano scorrere un sentore di vaniglia, ma ne impediscono la cremosità, rendendo il fondo della fragranza un palcoscenico perfetto per le ultime, straordinarie, evoluzioni del cuore che qui sa trasportare la lavanda, presente in tutta l’evoluzione del profumo, verso un lato più intimista. Pare di assistere all’incontro della lavanda con l’imbrunire, quando i colori si sfumano e i contorni non sono più così netti. Il jus è ora sospeso come un fiato trattenuto che oscilla tra la ricchezza tenace della lavanda e la polvere resinosa delle note di fondo che sembrano ancorare Années folles alla pelle, abbassandone notevolmente il sillage.
Il concept della maison voluto da Philippe Neirinck e Marc-Antoine Corticchiato è reso magistralmente da Années folles che promette – e garantisce! – un viaggio nel tempo e nella roboante varietà delle possibili evoluzioni di una fragranza. L’apertura incredibilmente ricca, pur nella sua semplicità, rimanda alla terra mediterranea, passa per un cuore fougere per arrivare a una rotondità tipica delle fragranze spudoratamente orientali e lo fa con una coerenza che solo i grandi maestri profumieri possono garantire.
Corticchiato è al suo meglio, offrendo una fragranza qualitativamente eccezionale, quasi artigianale nel sentore, nella quale ha saputo dominare l’asperità della lavanda e l’opulenza orientale tenendole per le redini, senza dimenticare quel lato francese capace di armonizzare e rendere elegante una fragranza altrimenti folle come gli anni ai quali si ispira.
Ricco, nitido, estremamente sofisticato il jus di Années folles ha la capacità di mutare nelle lunghe ore di aderenza alla pelle, passando dal passato alla modernità, da categorie olfattive differenti, dal roboante jazz più sfrenato al sussurro oscuro e polveroso delle spezie che incontrano le resine, divenendo infine etereo, quasi un ricordo così lontano che non possiamo più essere così sicuri di aver vissuto, ma che ha lasciato una traccia indelebile su di noi, sui nostri abiti.
Come una luce verde che ha animato le nostre scelte per tutta la vita e continuerà a farlo.
Affrontava – o pareva affrontasse – per un istante l’intero mondo esterno, per poi concentrarsi su di te con un’irresistibile buona disposizione nei tuoi confronti. Ti comprendeva fin dove volevi essere compreso, credeva in te come tu vorresti credere in te stesso, e ti assicurava che aveva precisamente l’impressione di te che, al tuo meglio, tu speravi di comunicare. Precisamente a quel punto svanì.
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