Il Fico. Il frutto proibito dell’Estate
“Si odono frinire cicale in campi assolati, tutto è immobile e il tempo sembra si sia fermato per concedere una pausa alla calura estiva: è questa la sensazione che proviamo quanto sentiamo il profumo delle foglie di fico, tutta l’energia della natura concentrata in una boccetta di profumo.”
Il fico (ficus carica) è una pianta appartenente alla famiglia delle Moracæ originaria dell’Asia occidentale, oggi coltivato in tutto il mediterraneo e nelle regioni dell’America e dell’Oceania con clima analogo. L’albero presenta una struttura di media grandezza, con tronco dalla corteccia liscia, cenerina e foglie a cinque o sette lobi, glabre ma ruvide. I frutti chiamati anche siconi, possono avere un colore che vira dal giallo al verde sino al viola-nero e maturano in tre distinti periodi. Da sottolineare che il fico non è un vero e proprio frutto ma un ricettacolo della pianta contenente al suo interno dei granellini (acheni) che rappresentano i veri frutti.
Il fico è composto, come tutta la frutta in genere, principalmente da acqua, seguono poi gli zuccheri, le fibre e in minima percentuale i grassi e le proteine. I minerali contenuti sono calcio, potassio, ferro, sodio e fosforo, mentre le vitamine, sono rappresentate dalla provitamina A, B6, C e la PP; per questa ragione ai fichi, vengono riconosciute buone proprietà terapeutiche e nutritive apprezzate fin dai tempi remoti. Il lattice bianco e irritante che fuoriesce dalla fenditura di un ramo spezzato, dal picciolo di una foglia o dal frutto acerbo era utilizzato nell’antichità efficacemente, per eliminare verruche e porri.
Definito albero della fecondità ma anche della conoscenza, secondo la mitologia, Ateneo racconta che il fico ebbe il nome da Sykê, figlia della coppia, Óxylos e un’amadriade, dalla quale discese tutto il mondo vegetale. Nel sýkon, il frutto del fico, la fantasia popolare greca vedeva l’immagine dello scroto, ma anche del monte di Venere e con il legno di questo albero era intagliato anche il fallo rituale, simbolo di Dioniso, che veniva portato in processione durante le Falloforie: simbolo dell’energia del dio che fecondava le piante e gli animali, vegliando sulla loro fertilità. Questa ostensione sessuale nella religione non deve stupire, infatti, come asserisce Mircea Eliade “Sarà sufficiente ricordarsi della sacralità del lingam di Shiva per comprendere come in certi contesti culturali e religiosi l’organo generatore di un dio non soltanto simboleggi il mistero della sua creatività, ma significhi anche la sua presenza“.
Il legno di fico era utilizzato anche per la produzione dei sarcofagi egizi, in quanto considerato l’Albero della Vita. Visione completamente diversa quella di Plutarco che lo racconta come un albero dalle esalazioni forti e violente descrivendo l’odore del suo legno, quando bruciava, molto acre e pungente. Il duplice valore simbolico del legno è reso perfettamente in una miniatura del Liber Floridus di Saint-Omer. In essa due alberi di fico sono contrapposti orizzontalmente: il primo è fiorito e dai vividi colori, simbolo delle virtù che hanno come radice la carità, l’amore di Dio; le foglie del secondo, l’Albero del male raffigurato da un fico stilizzato, sono invece avvizzite, senza colore e collegate ai medaglioni dei vizi che hanno come radice la cupiditas sive avaritia, ovvero la ricerca esclusiva dei beni e dei piaceri terreni.
Il sentore delle foglie di fico delicatamente dolce e verde, erbaceo dal sottofondo muschiato e legnoso, nei profumi, purtroppo è stato interamente sostituito da molecole di sintesi, in quanto la materia prima naturale contiene un potente agente fototossico, che causa notevoli allergie cutanee, il 5-metossipsoralene – chiamato anche bergaptene – con restrizioni di utilizzo anche da parte dell’IFRA (International Fragrance Association).
La molecola maggiormente utilizzata per ricordare il vegetale è lo Stemone™ (Givaudan) o 5-metil-3-eptanonossima, che dona alla composizione uno spiccato sentore di fico, pompelmo, pomodoro: viene impiegata sia quando si vuole ricreare la polpa del frutto (effetto gourmand) che il foliage dell’albero (effetto verde). Alcuni profumieri lo ricreano con un collage di diverse molecole di sintesi, infatti sembra che mescolando l’aroma di cocco alle foglie di menta si ottenga un magnifico e verosimile sentore di fico, provare per credere!
Verde e fruttata, con sfaccettature morbide e golose, la nota del fico delizia le seguenti composizioni:
Pulp (Byredo): un profumo che ritrae il frutto nella sua interezza distillandone foglie, scorza e polpa. Tocchi vegetali e freschi scivolano su una buccia vellutata e verde, prima di perdersi dentro un cuore morbido e fruttato. Composto da Jerome Epinette, questo pulp ficus permette di assaporare sulla pelle il dolce gusto dell’estate con tocchi di praline, tiaré, fiore di pesco e cedro. Flagrant Délice (Terry de Gunzburg): gourmand-sensuale firmato da ben quattro nasi francesi d’eccezione, è costruito su un accordo latte di mandorla-fico maturo e su un fondo di vaniglia, fava tonka e muschio bianco. Innocente e peccaminoso, è una delle più belle rappresentazioni del fico uscite negli ultimi anni. Figuier Eden (Armani Prive): si ispira alla bellezza della natura mediterranea, quella che si lascia ammira e annusare negli uliveti, negli aranceti e nei giardini di fico. Mandarino, bergamotto e pepe rosa aprono con vivacità un jus che nel cuore diventa il giardino proibito dell’eden con un accordo di stemone, galbano e tè verde. Sul finale si lascia andare al peccato tentato da una coda di iris e ambra. Jardins de Kerylos (Parfumerie Generale): un giardino di fichi che si affaccia sul mare sotto il sole della Grecia è l’ispirazione che anima il n.16 di Pierre Guillaume. Note solari, marine, legnose e verdi si ammorbidiscono con un tocco del muschio bianco per diventare dolci e invitanti come un frutto di fico colto in un pomeriggio d’estate. Una formula minimalista ma densa di natura che impiega la tecnica Headspace per clonare l’aroma del ficus sycomorus. Philosykos (Diptyque): una evocazione in stile neoclassico dell’albero del fico ad opera di Olivia Giacobetti, questa fragranza non smette di piacere dal lontano 1996 con una piramide verde-legnosa che richiama il ficus carica e le sue componenti naturali: la polpa rossa e zuccherina del frutto, la corteccia chiara e liscia del tronco, il verde brillante delle foglie e il latte opalescente che gocciola dai suoi piccioli. Figue Amère (Miller Harris): un fiorito-fruttato insolito che lavora sui contrasti con un accordo gourmand-marino. Il fico di Lyn Harris è un frutto acerbo e selvatico che cresce su un’isola battuta dal vento dell’oceano. Delicato e verde all’inizio con fico, mandarino e galbano, si addolcisce nel cuore con tocchi di cocco, iris, rosa e violetta. Nei titoli di coda mixa magnificamente note ambrate, sentori legnosi e soffi oceanici.
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Oddio, sono tutti meravigliosi… impossibile scegliere!!
Io non dimenticherei di citare i fichi essiccati presenti nelle ricette delle fragranze orientali, si annusi l’arabia lutensiana per avere un esempio…
mmmhhh quello del fico è il verde che amo di più, è femminile come un fiorito e più fresco di qualsiasi agrumato. Lo adoro!!!
Peccato non aver letto una sola riga su creazioni meno scontate di Byredo e Diptyque, ci sono fragranze che andrebbero raccontate di più, 2 nomi a caso: FigTea (Nicolai) e Fueguier (Fueguia)
Il fico mi piace confuso in mezzo a tante note, quando si fa notare senza farsi riconoscere subito, i miei preferiti sono Ninfeo Mio e Ciavuri d’Amuri.
Ciavuru ha il difetto di non tenere neanche due minuti, svanisce troppo in fretta, peccato… però è bellissimo, mi ricorda i pomeriggi d’estate che trascorrevo da piccola in campagna dai miei nonni, davanti alla loro casa c’era un albero di fichi e in agosto noi bambini ci arrampicavamo per mangiarli prima che cadessero spappolati per terra (quante sbucciature sulle ginocchia)
Impossibile non citare il fico più fichissimo della profumeria, il Premier assoluto! Passano gli anni ma rimane il più bello!
MENTA+COCCO=FICO!!! Voglio provarci ma ditemi le proporzioni oppure vado a caso?
Buonissimo il fico! Ma questo tipo di articoli, in cui raccontate le materie prime, sono i tra i più belli.. non ne scrivete più? Grazie