Il contenuto è importante ma la forma è fondamentale
In principio doveva essere anonimo, era essenziale che il flacone di un profumo di nicchia avesse un design standard, di serie, impersonale al massimo perché la fragranza potesse vantarsi di essere artistica. Il flacone doveva svolgere la sua più elementare funzione: contenere, e basta.
Il resto quindi, emozionare, evocare, farsi ricordare era compito del profumo. Il flacone nella profumeria non doveva rubare la scena all’essenza e la trasparenza (del vetro) era fondamentale. Nel corso degli anni, invece, qualcosa è cambiato: i profumi si sono rivestiti di linee più elaborate, i flaconi si sono fatti sempre meno standard e sempre più unici.
A trasgredire le regole della forma sono stati i Bond No. 9 presentandosi con “star bottle” dalle cromie pop/glitterate/metalizzate/fluorescenti, i Clive Christian che hanno costruito la loro fama anche sull’apparenza perché è “meglio farsi notare che passare inosservati” e “l’abito fa il monaco e non è vero che non lo fa“, i Xerjoff con bottiglie intagliate nel quarzo fino agli Agonist con i loro flaconi hand-crafted soffiati e plasmati nel fuoco di mastri vetrai svedesi.
L’apparenza è importante quanto l’essenza, qualche volta anche di più. E’ la convinzione di Nendo, studio di design nipponico, che con il progetto Clear presenta una bottiglia piena di niente, invitando a vivere l’esperienza del vuoto e ad esplorare la sensazione di invisibilità propria del profumo.
Per Andy Tauer, il flacone anticipa e suggerisce quello che il naso qualche secondo dopo coglierà. Su YouTube abbiamo scovato un curioso video quasi inedito che mostra la genesi del flacone a pentagono di Andy Tauer.
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