Hamdani ~ Parfums de Marly (Perfume Review)
Ricordo benissimo la prima volta che ho bevuto un Amarone, non ero certamente un grande amante dei vini e non sorprendentemente non mi è piaciuto, troppo forte, troppo intenso, troppo “amaro”.
Oggi è forse il mio rosso preferito. Ne apprezzo la complessità della struttura, il suo sapore pieno e caldo, povero di zuccheri residui, dal gusto deciso di frutta matura con sentori di muschio, tabacco e catrame che ne fanno un vino importante ma impegnativo e difficile. Inadatto ad un brindisi sovrappensiero o ad un pasto tirato via alla svelta, richiede attenzione e tempo e cibo all’altezza, ma meglio ancora se lo si beve da solo, poiché non ama distrazioni.
Naturalmente va degustato solamente dopo ore di decantazione (almeno due) in un ampio bicchiere che ne permetta adeguata ossigenazione affinché tutti i suoi profumi possano sprigionarsi nel corso della degustazione, che sarà una vera e propria meditazione organolettica. Vini da meditazione, infatti, li chiamano.
In occasione della passata edizione di Pitti Fragranze ho avuto modo di provare un profumo che per molti aspetti incarna alla perfezione lo spirito e il senso del pregiatissimo Amarone. All’elegante stand di Parfums de Marly era infatti esposta in anteprima la nuova collezione Arabian Breed, ispirata alla magnificenza e all’eleganza dei cavalli purosangue Arabi, quattro bellissimi eau de parfum, al di sopra dello standard già molto elevato della maison francese, tra le quali una, la Hamdani, presenta molte analogie con il capolavoro enologico della Valpolicella.
Un nerissimo flacone di vetro ornato dal logo della casa e dal nome del jus inciso in oro e protetto da un tappo dorato incredibilmente pesante, contiene un profumo intenso e assertivo, caratterizzato da una piramide olfattiva complessa e del tutto priva di note floreali, d’impronta e gusto cari al mondo orientale, lontani anni luce da certe fragranze edulcorate e inoffensive che spopolano in occidente.
Attenzione, l’apertura è esplosiva, una partenza difficile, in salita, la fase più strana e ostica di un viaggio che inizia a cavallo di note di testa forti e fumose per la presenza di frankincenso e mirra, più morbide sulla pelle femminile di quanto non accada a contatto con quella maschile, ove appare subito in grande evidenza la componente più decisa della successiva fase di cuore, ovvero una nota intensa e catramosa di legno di guaiaco.
In analogia col pregiato rosso veneto, la fragranza prosegue nella decantazione della piramide olfattiva e porta in superficie un accordo di miele e chiodi di garofano che vanno a smussare e ingentilire gradualmente il tono quasi petroleoso del guaiaco man mano che si avvicina la fase finale di coda, preannunciata dalla comparsa di una nota di cuoio, con qualcosa di animalico.
Anche la struttura del fondo è complessa, più originale di quanto si annusi solitamente in questa fase, caratterizzata com’è dall’assoluta di tabacco a richiamare sensazioni già espresse in apertura e dalla poco consueta nota di papiro (molto apprezzata dal maestro Bertrand Duchaufour che ne fa uso nella coda di Dzongkha e nel cuore di Timbuktu de L’Artisan Parfumeur) a rendere più austera e asciutta la balsamica resinosità dello styrax e la vanillica dolcezza del benzoino, presenti in accordo con la nota più convenzionale del legno di sandalo, in una chiusura in cui non resta più alcuna traccia della catramosa e aspra fumosità da cui era partita tutta l’esperienza sensoriale.
In conclusione, un jus dalla enorme personalità che mette alla prova l’osmonauta coraggioso imponendogli di mettere da parte ogni pregiudizio e le sue pregresse convinzioni; un profumo raffinatissimo e pregiato, ma non per tutti, che può non piacere nella sua forte originalità; tanto incisivo e virile sull’uomo quanto misterioso e seducente sulla donna, forse inadatto ai neofiti e da sconsigliare vivamente ai portatori sani di CK One, se non come terapia d’urto!
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profumo tostissimo ma tra i più interessanti che ho sentito negli ultimi anni. Dice bene l’autore… statene alla larga se amate le acquette scialbe che proliferano nella nicchia!
BLEAHHHH sa di gomma bruciata e la piramide è così pesante che si taglia con il coltello. Al confronto l’afghano di Gualtieri sembra un’acqua di colonia.
Davvero è il fratello maggiore, più potente di Black Afghano o di Fumerie Turque di Lutens ( che fra l’ altro amo moltissimo )?
Allora è da snasare almeno una volta ( basta che non sia maschilissimo…)…
;-)
#solopernasicoraggiosi