French Cancan ~ Caron
1929: gli americani si disperano per i loro risparmi e per i sogni perduti con il crollo della Borsa. Inizia l’epoca della Grande Depressione. Se gli anni ’20 erano stati definiti “The Roaring Twenties” – gli anni ruggenti – il decennio successivo sarà ricordato come “The Threadbare Thirties” – i consunti ’30.
Nello stesso periodo, gran parte dell’Europa, e non fa eccezione la Francia, vive invece un momento di grande fermento. Le consuetudini ben radicate degli anni precedenti la Grande Guerra si stanno sgretolando, ci si sente più liberi e legittimati ad esprimersi in piena autonomia, le dive del cabaret all’apice della carriera su Avenue des Champs Élysées osano sfidare le signore dell’élite parigina a colpi di eleganza esibita sfrontatamente e tacco alto.
Un’importante conquista sociale caratterizza la Francia di quegli anni: i lavoratori dipendenti si vedono riconosciute le ferie retribuite, tanto che Jean Patou celebra questa conquista con il suo profumo Vacances. La tristezza della guerra è ormai dimenticata e il secondo conflitto mondiale non è ancora apparso all’orizzonte. Sono anni che verranno ricordati come segnati da gravi crisi economiche, ma anche da un lusso eccessivo, da una grande fiducia nel futuro e da un’esplosione di forme d’arte innovative e alternative.
Con l’occhio vigile e l’animo attento a cogliere tutti i segnali di una società che sta diventando più moderna e disinibita, Ernest Daltroff non poteva non dare il suo contributo a questa decade alquanto singolare. Nel 1936 crea French Cancan, un fiorito sfarzoso con reminiscenze legnose, che riassume i codici di quella Parigi effervescente, stranamente contrapposta alla tristezza del Nuovo Continente fiaccato dalla crisi.
Nella Ville Lumiére, così chic e piena di vita, quale associazione fu più indovinata che quella con il ballo più sfrenato e impudente, scanzonato e vorticoso del secolo? Con la fidata collaboratrice e socia Félicie, Daltroff abbandona per un po’ il profilo discreto, teso ad accontentare una società parigina di ceti sociali molto alti e di nobili natali, e si avventura nella creazione di una formula dove ballano la sfrenata danza le materie prime più fisiche e inebrianti, come il ballo che ha osato mostrare le gambe femminili.
Allestisce nel suo laboratorio al n. 10 di Rue de la Paix una sorta di immaginario palco olfattivo, dove si scatenano indiavolate le note intense di un profumo elettrizzante, impetuoso e gaio La composizione è basata sull’utilizzo di un grande bouquet di fiori, firma della profumeria Caron, anche se con Fleur de Rocaille qualche anno prima Ernest Daltroff si era avventurato nel mondo della sintesi utilizzando le aldeidi di recente scoperta.
Sceglie accuratamente il nome – French Cancan – all’inglese, perchè così era al tempo universalmente conosciuto questo ballo, i cui passi erano stati inventati dalla ballerina Louise Weber, la celeberrima “La Goulue” immortalata da Toulouse-Lautrec, che si esibiva al Moulin de La Galette, conosciuto poi come Moulin Rouge. L’intento del genio Daltroff era di offrire un profumo che rimanesse indelebile nella memoria, come il frenetico ballo, di cui bastava pronunciare il nome per evocare immagini e sensazioni di gaiezza, di spontaneità, di abbandono alle sensazioni più sensuali, piacevoli e disimpegnate.
L’apertura è piena di verve, luccicante di un gelsomino quasi corporeo, cui fanno da spalla due materie prime fino ad allora riservate alla “profumeria perbene”: la violetta e il lillà, che in French Cancan mutano veste per indossare i panni succinti di un abito da scena, rosso e nero, luccicante di paillettes.
Il cuore è un trascinante tripudio di fiore d’arancio africano, patchouli, mughetto, rosa e iris, che sembrano perdere mano a mano la loro incorporeità e diventare tangibili come i tacchi a rocchetto degli stivaletti delle ballerine. Essi battono il tempo della danza sulle assi di un palco favoloso, sollevando nuvole talcate di sandalo e rizoma di iris che addolciscono il fondo in una nuvola soffice come la famosa poudre di Caron. Il ritmo indiavolato e conturbante della danza è presente fin nella chiusura dell’insieme, dove la “spaccata” finale viene eseguita alla perfezione dalle note lievemente pungenti del muschio di quercia e resinose di una ricca scia d’ambra. Nota ombrosa utilizzata per dare profondità alla profumeria di quegli anni, il muschio di quercia si percepisce in French Cancan quasi come in un assolo, nitido, per donare alla fragranza una persistenza unica.
Con questo profumo Ernest Daltroff ha messo il suo talento in una sorta di capsula del tempo, fissando il mood di eccitazione, quasi di euforia, di quel decennio, e ancora oggi French Cancan viene apprezzato per la sua ampiezza di espressione, oltre che per la sua originalità e ricchezza.
A distanza di quasi un secolo, anche se con una formula “ritoccata”, ancora emozionano le note fiorite, ambrate, poudré, legnose e leggermente animaliche di French Cancan: come con le altre sue fragranze, Ernest Daltroff ancora indica alla profumeria di valore la giusta strada da seguire per realizzare vere opere d’arte.
French Cancan è disponibile nella collezione “Les Parfums Fontaine”, come Tabac Blond, En Avion, N’Aimez-que Moi, Farnesiana e altre creazioni dell’alta profumeria Caron.
Au revoir, à la prochaine!
Piramide olfattiva French Cancan – Caron
Note di testa: gelsomino, violetta, lillà
Note di cuore: fiore d’arancio, patchouli, rosa, mughetto, iris
Note di fondo: sandalo, muschio di quercia, ambra, rizoma di iris
Concentrazione e Formato French Cancan – Caron
Eau de Parfum, 100 ml
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