Fleurdenya ~ Francesca Dell’Oro
Come si pronuncia Fleurdenya? Forse “fleurdenìa”? Come “armonìa” o “empatìa”?
C’è uno interludio creativo nell’atelier Francesca Dell’Oro in cui è percepibile una inversione di tendenza, una pausa e poi un’incontenibile spinta al cambiamento che ha animato Francesca quando ha “pensato” questo profumo.
Francesca Dell’Oro, sempre così misurata, ci ha voluto dichiarare una parte di sé che ha sempre tenuto un po’ celata. Una parte spumeggiante e vitale che si intuisce dalla dolcezza del viso e dalla grazia con cui descrive le sue creazioni. E fa centro ancora una volta. Fleurdenya è il fiorito della collezione, quello in cui la fondatrice del brand ha riversato tutto il suo desiderio di petali, di pollini, di boccioli, profumo romantico, ma consapevole del suo sex appeal.
Vero è, che se fiorito dev’essere, fiorito sia!
Fleurdenya è un’iperbole, è una ossessione floreale, dove nessuna nota è sussurrata. In questo profumo, la giovane creatrice ha osato accostare in un ensemble esplosivo i fiori più narcotici, fintamente mitigati dal bergamotto che apre la fragranza, e dal legno di palissandro, o bois de rose, che le dona una nota rosata ma asciutta.
Fleurdenya non si presenta come un profumo minimale e non ha intenzione di sembrarlo: la sua esuberanza esibita si impone, lascia dapprima interdetti e poi ammaliati. La designer ha giocato a creare una fragranza decisamente ladylike, che si accompagnerebbe bene, come dall’iconografia classica della femme fatale, con un avvitato tailleur a pelle e ai tacchi a spillo.
Nella sua collezione, caratterizzata da accostamenti inediti e dalle formule dal sillage potente grazie all’utilizzo di materie prime di grande pregio, che rimane tuttavia sulla linea della discrezione più elegante, Fleurdenya è la fragranza più fuori dalle righe: ha un fascino vintage, risoluto, è stato creato per colei che utilizza il profumo per essere riconosciuta.
É un’opera complessa e ricca di sfaccettature, che pretende un pubblico in adorazione, ma come tutte le primedonne anche Fleurdenya ha dei momenti in cui si abbandona al sogno, la tracotanza dei fiori più fisici si attenua e spunta allora un giglio così mistico che il jus potrebbe essere esalato da una Madonna botticelliana.
Forse, si pronuncia invece “fleurdénia”? In questo caso, il nome evoca la gardenia, perno della piramide olfattiva della fragranza. La gardenia, ceroso fiore dal pallido color crema, perfetto, ha diffuso per decenni il suo potente aroma dai revers di nobili e facoltosi uomini d’affari, durante lunghe serate mondane o a teatro, accompagnandosi al calore del brandy e al fumo di sigarette egiziane.
Francesca Dell’Oro lo ha voluto quale nota di cuore di questa fragranza che spande sensualità e che richiama visioni di morbida lingerie di seta e pizzo chantilly. É un fiore carnale, molto impegnativo: in Fleurdenya è stato dosato in quantità tale da costituire la nota dominante e centrale della fragranza, senza che risulti disturbante.
La gardenia è nel cuore del profumo, insieme al gelsomino Sambac e all’ylang ylang, fiori dominatori, opulenti, che sono il leit motiv che si ripete in tutta la piramide olfattiva, a cominciare dalle note di testa dove, oltre al bergamotto che alleggerisce il debutto e il bois de rose, il narciso sfodera tutto il suo potere seduttivo.
Nel fondo insistono ancora ricche note fiorite, con l’esotico tiarè, la Gardenia tahitiensis, e il fiore d’arancio, avvolti da una sottile cortina di fumo di resina di benzoino, e vengono rese rotonde e persistenti dalla nota selvatica del musk.
La fragranza si colora di un rosa tenero, quasi a rafforzare il carattere estremamente femminile della composizione.
Come tutte le fragranze della Maison italiana, anche Fleurdenya riporta il segno dell’uroboro, un serpente che si morde la coda formando un cerchio senza inizio né fine. É il simbolo della natura ciclica delle cose, l’eterno movimento, del tutto che rigenera sé stesso. Le prime rappresentazioni dell’uroboro comparvero in un trattato sulla produzione dell’oro ad opera di un’alchimista egiziana di nome Cleopatra: un susseguirsi di distillazioni e condensazioni necessarie a perfezionare la materia prima. Il medesimo processo accade nella produzione delle fragranze: procedimenti delicatissimi, che si susseguono in sperimentazioni infinite per arrivare ad una “quintessenza concettuale”, al cuore di un progetto olfattivo in cui la goccia di essenza in più o in meno può portare il prodotto finale a un fallimento oppure a un successo planetario.
Il nome “uroboro” richiama, inoltre, per assonanza il nome di famiglia della creatrice e le rappresentazioni auree. Oggi come allora, con la sua semplicità ed eleganza, l’uroboro è complemento perfetto al mood della linea Francesca Dell’Oro.”
Signora Dell’Oro, allora, preferisce fleurdenìa o fleurdènia?
Francesca lascia a noi la decisione… A pensarci bene, forse l’accento non ha questa grande valenza. Fleurdenya, comunque si pronunci, rimane un bellissimo esempio di profumeria italiana: un fiorito barocco e al contempo romantico, câlin, piacevolissimo da indossare per sé e per gli altri.
Piramide olfattiva Fleurdenya – Francesca Dell’Oro
Note di testa: bergamotto, bois de rose, narciso
Note di cuore: gardenia, gelsomino Sambac, giglio, ylang ylang
Note di fondo: tiarè, fiore d’arancio, benzoino, musk
Concentrazione e formato Fleurdenya – Francesca Dell’Oro
Eau de Parfum, 100 ml
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