Fioriti anche in inverno. Le note-corolla che non temono il freddo
Sembra un controsenso ma i profumi fioriti sono tra i più rappresentativi dell’inverno. «Certo, non si intendono fiori leggeri e primaverili, ma quelli carnali, sensuali e dall’aroma più carico», dice Luca Maffei, Naso e Ceo di Atelier Fragranze Milano. Via libera, allora, alla gardenia, al narciso e alla tuberosa, al posto di varietà più fresche, come il mughetto, il gelsomino e la fresia.

«La tuberosa è sempre in cima alle preferenze: è considerata uno dei fiori più femminili e conturbanti e, soprattutto, ha creato un mito», continua Maffei. «Nel 1948, in clima di dopoguerra e di desiderio di ritorno alla vita, a Parigi la maison di Robert Piguet presenta una collezione che fa scalpore per le sue idee audaci, e, con l’occasione, lancia il profumo Fracas, che vede protagonista la tuberosa d’India».
Non a caso il nome significa “grande rumore”, ed è stato realizzato da una donna, Germaine Cellier e, forse, proprio per questo così spregiudicato. Si narra addirittura che lo stilista chiedesse alle sue modelle di mettere una goccia di Fracas sull’inguine prima di sfilare in passerella, in modo che il calore delle gambe diffondesse in sala quell’aroma così misterioso. «Un bouquet che ha creato un genere: inebriante, persistente, deciso, che lo si ama o lo si detesta», prosegue l’esperto.

«Da sempre la profumeria lo utilizza in modo più o meno tradizionale, ma negli ultimi anni le nuova tendenze hanno messo a punto versioni più moderne e “facili” di questo fiore». Non mancano gli accostamenti più inediti (per esempio con le spezie, la frutta, tra cui l’albicocca, il mango e la pera, o accenti legnosi molto particolari) che determinano un uso contemporaneo, adatto anche a un target di venti-trentenni e agli uomini. «È una tendenza generale che non riguarda solo la tuberosa, ma comprende tutti i fiori», dice ancora Luca Maffei.
«Oggi le note più impegnative si coniugano spesso con tocchi freschi e pungenti: il contrasto è sempre una delle regole-base delle creazioni olfattive». Tra le materie prime emergono le spezie, primi fra tutti lo zenzero fresco e il pepe di Timut (originario del Nepal e molto simile a quello più diffuso di Sichuan, ma con bacche più piccole e profumate al pompelmo e alla frutta dolce) e il vetiver, che è sfaccettato e versatile, ma la possibilità delle combinazione rimane infinita e facilmente rinnovabile.
Soprattutto la clientela giovane è molto incuriosita dalle sperimentazioni più inconsuete e originali, vuole essere sorpresa da un profumo e scoprire sempre novità. «Anche se ormai i gusti sono trasversali e l’età, come il genere sessuale, contano fino a un certo punto», precisa il creatore di profumi.
«Oltre agli abbinamenti più frizzanti, sono molto apprezzati, soprattutto in questa stagione, quelli con i tocchi gourmand più persistenti, cipriati e orientali». Il risultato non passa inosservato ma perfetto per le serate invernali o, come si diceva una volta, con un profumo “da pelliccia”. Vale a dire, per sedurre in modo irresistibile.
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