Esxence 10. Lo spirito di Frida Kahlo nelle fragranze della Milano Perfume Week 2018
Tutto successe in un attimo: il fragore dell’urto, l’esplosione di luci, un dolore inenarrabile e infine un buio estremo, che pietoso interruppe bruscamente la trasmissione delle sensazioni.
L’autobus su cui viaggiava dopo la scuola, il 17 settembre 1925, venne travolto da un tram in corsa: molti passeggeri persero la vita, mentre Frida, allora non ancora diciottenne, sopravvisse, ma il suo corpo fu letteralmente frantumato. Uno dei passeggeri aveva con sé una sacchetto di polvere d’oro, che, nell’incidente, si sparse ovunque. Chi soccorse i feriti ebbe una visione paradossale: Frida era una tragica statua immobile, coperta di sangue e oro.
Se Frida Kahlo non fosse stata una delle vittime di quell’evento drammatico, che, spezzandole la colonna vertebrale in più punti, dilaniandole il ventre e schiacciandole un piede la costrinse a letto per lunghissimi mesi, forse il mondo non avrebbe avuto il lascito artistico e il messaggio di amore incondizionato per la vita di questa donna minuta, legata a filo doppio al marito pittore Diego Rivera e alla sua terra calda di colori, aromi, leggende e suggestioni.
Milano, fino al 3 giugno, presso il MUDEC – Museo delle Culture, celebra Frida e la sua arte con “Frida. Oltre il Mito“, una magnifica retrospettiva in cui sono esposte le sue opere più significative che abbiamo divorato con gli occhi e il cuore qualche giorno prima di Esxence 10. Mai avremmo immaginato che il magnetismo di Frida, la sua struggente bellezza e il suo mondo avrebbero fortemente condizionato la nostra esplorazione di Esxence 10. È stato, quindi, per noi naturale andare a caccia di fragranze – nuove e meno recenti – che contenessero tracce del suo Messico. Presenza invisibile ma potente, la prima fragranza indicata da Frida è firmata Perris Monte Carlo, Cacao Aztèque, uno degli straordinari jus che compongono la Black Collection. Gianluca Perris racconta con il consueto entusiasmo come l’ispirazione sia stata la bevanda – Xocoatl – decisamente amara, forte e per nulla gourmand, con cui si ristoravano gli antichi Aztechi dominatori del centro America.
L’accordo asciutto, che vuole avvicinarsi il più possibile al Xocoatl, è stato progettato dal Naso Mathieu Nardin che ha utilizzato le fave provenienti direttamente dal Messico e lavorate a Grasse. Cacao Aztéque si apre con le note pungenti e decise del pepe nero e della bacca rosa. Nel cuore, per dare adeguata forza a una fragranza che non intende soccombere alla tentazione di golosità tipica del cacao, viene versata qualche goccia di rum, che con le note cuoiate e l’apporto del sandalo, rimane su un registro speziato amaro, molto sensuale. C’è una punta di tuberosa, necessaria per dare un’allure femminile alla fragranza, che unisce e raccorda una visione della mitica fava completamente inaspettata. Cacao Aztèque, per sedurci del tutto, si declina, oltre che in eau de parfum, nell’extrait de parfum, dove tutte le componenti dell’eau de parfum vengono enfatizzate in una composizione che diventa sublime per la sua forza e il suo equilibrio, un liquore denso dall’aroma penetrante.
Una percezione e una dimensione diametralmente opposta al cacao di Perris Montecarlo la regala Acampora Profumi. La casa di profumi partenopea, orgogliosa delle proprie origini e della propria expertise maturate in una terra rigogliosa e fiorente, ha presentato a Esxence 10 il suo Ruby con un allestimento total pink. Celebre per aver lanciato la moda del profumo in olio, concentratissima infusione dei più bei sentori esistenti, Acampora Profumi crea fragranze sul modello artigianale servendosi delle migliori materie prime. Ruby affascina con le sue note di “cioccolato rosa”, l’indulgente ricetta inventata dalla prestigiosa maison de chocolat belga Barry Callebaut. Il cioccolato rosa della ditta belga viene tradotto da Acampora Profumi in un distillato additivo, in cui il sapore tipico del cioccolato fondente acquista una facette fruttata e fiorita, le cui note non compaiono nella piramide olfattiva ma rispecchiano l’intenzione del marchio di riprendere la singolarità della formula della casa cioccolatiera. La versione in olio di Ruby si amalgama in modo superbo con la pelle, lanciandosi mano a mano in evoluzioni gourmand, lievemente cuir, di piccoli frutti rossi, infine quasi talcate di vaniglia. La piramide olfattiva di Ruby riporta solamente note di cioccolato, ma in realtà la costruzione della fragranza è astutamente ricca, lasciando a chi la indossa il compito arduo di decodificarla.
Mai come in questa edizione della Milano Perfume Week il cacao è stato scelto da tanti marchi come base dei loro profumi, tra questi c’è Poulage che gli ha dedicato una delle sue più belle creazioni, Suprème Orient. L’eau de parfum è stata costruita attorno ad un accordo “supremamente” speziato che si sviluppa sulle note asciutte e calde della noce moscata di Ceylon in contrasto con la fresca assoluta di zenzero della Cina. Definire Supréme Orient fragranza speziata è, però, riduttivo: la creazione sfodera inaspettate sfumature verdi di foglia di fico e fiorite di rosa turca e gelsomino Sambac. Nelle note di fondo, esordisce in sordina, prendendo via via volume, un’assoluta di cacao di estrema morbidezza, che smussa le asperità delle spezie orientali, sino a creare una miscela dalla proiezione infinita.
La ricerca della pittrice nelle fragranze di Esxence 10 e di quelle sue origini che lei mostrava con fierezza negli abiti e nell’acconciatura, non concedendo alla contemporaneità di prendere il posto di quella che per lei era la sacra appartenenza alla sua terra, ci ha portati verso esperienze dal gusto fiammeggiante, verso quindi la spezia messicana per eccellenza: il pimento. Girando tra i corridoi di The Mall abbiamo scovato questo ingrediente diabolico in fragranze in apparenza mansuete, come Vele di Tiziana Terenzi creata prendendo ispirazione dalla costellazione Vela che splende sull’emisfero sud. Racconta di un viaggio intrapreso da Tiziana e suo fratello Paolo Terenzi, ancora bambini, in America Latina e di una serata trascorsa a scandagliare il cielo luccicante di stelle, le stesse che molti decenni prima sicuramente avevano riempito di meraviglia lo sguardo di Frida. Vele è fruttata di papaia, fresca di foglia di fico verde, poi si fa fiorita di petali sontuosi, gelsomino, giacinto bianco e ylang ylang, evocando così una natura calda e lussureggiante simile a quella del mondo della Kahlo. Il frutto tropicale della Cajà regala dolcezza, ma tutta la composizione è saldamente poggiata sul pimento, l’infuocata spezia che con il suo aroma amarognolo e verde, caldo quanto basta, conferisce alla composizione un carattere esotico e deciso, equilibrando la dolcezza con un pizzico di ironica vivacità.
Il Messico di Frida Kahlo è anche colore puro e intenso, è solarità arancione, e Cornaline di Anatole Lebreton ne riepiloga lo slancio vitale. Il nuovo profumo di Lebreton è dedicato alla pietra dura che noi chiamiamo corniola, una varietà di agata che assume toni giallo-aranciati più o meno intensi. La corniola è stata per lungo tempo spacciata e venduta al posto del raro “opale di fuoco”, minerale pregiato originario del Messico caratterizzato da un bellissimo colore rosso aranciato, screziato e iridescente. L’opale di fuoco era considerato dalle civiltà Maya e Azteche come minerale catalizzatore di energia e utilizzata durante le cerimonie sacre.
Attorno a questa pietra dura, tanto amata da Lebreton per il suo colore caldo, è stata composta un’opera che si connota di una tonalità aranciata anche nelle sue note olfattive: la carota, il geranio e la pesca caratterizzano l’apertura fruttata ma asciutta, mentre il cuore è un trionfo di fiori esaltanti: il verde giacinto, l’iris poudrè, l’ylang ylang incantatore e la “belle de jour”, la mirabilis jalapa dalle sfumature accese che sparge la sua stupefacente fragranza al calar del sole. Cornaline si affida a un drydown classico, con il benzoino che intreccia il proprio effluvio a note muschiate e vanigliate.
Ed è proprio il sussurro della vaniglia, di cui una varietà pregiata proviene proprio dal Messico, che fa di Jailia di Profumi di Pantelleria un jus che si ammanta di mistero e, al contempo, di luminosità. Come gli altri profumi del brand, Jailia è contenuto in un flacone che è stato oggetto di un raffinato repackaging. Anche l’originaria formula è stata rivista e oggi si presenta come una miscela complessa, conturbante e straordinaria messaggera di quella natura “drammatica e soave” (Laterza) che è il richiamo di un’isola in cui natura e storia si intersecano in maniera indissolubile.
Firmato da Maurizio Cerizza, Jailia è un orientale, fruttato e gourmand, dove predominano le note di miele e vaniglia splendidamente fuse con l’esotico ananas e la pesca mediterranea. Anche in questa piramide troviamo nel fondo una goccia di cioccolato messicano, il tanto necessario per dare rotondità e mitigare la dolcezza del miele, dello zucchero di canna e della vaniglia. Jailia di Profumi di Pantelleria, con la morbidezza e la liquorosità che ne fanno un distillato inebriante, come un bicchiere di zibibbo è dedicato a “… donne che credono ancora nelle favole e nei sogni”.
“Frida giaceva immobile coperta di polvere d’oro“. A Esxence 10 abbiamo incontrato molte fragranze vestite sontuosamente d’oro ma, più di tutte, quella che abbiamo trovato più vicina alla Kahlo è Sandal Granada di Moresque. È una composizione che si ispira all’architettura moresca, alla storia e alle tradizioni che ancora rinveniamo in quella che fu l’ultima capitale di cultura araba in Europa. Il profumo del sandalo più pregiato racconta i segreti della fortezza dell’Alhambra, la “rossa”, che ancora testimonia la genialità delle soluzioni abitative e il fascino di una cultura antica dai toni e dai colori caldi e accesi.
Sandal Granada di Moresque gravita attorno a poche materie prime, tutte di prima qualità, che danno vita ad una creazione mutevole e cangiante come la decorazione artistica del flacone, dove con una tecnica artigianale eccezionale, sono fuse foglie d’oro di tonalità diverse, quasi a creare una trama patchwork dai riflessi di sole. Bergamotto, sandalo, rosa e note cuoio si fondono con vaniglia, incenso e miele, in una spirale di calore ondeggiante che ci avvolge e non ci lascia più, come il devastante e profondo amore di Frida per Diego Rivera, amante, mentore e marito, presente in tutta la breve vita della pittrice, e mai relegato a banale ricordo.
La nostra escursione nell’universo di Frida non può che concludersi con una delle creazioni più emblematiche del giovane brand italiano Homoelegans. Inteso come espressione della naturale “evoluzione verso il bello” il marchio propone fragranze ispirate a figure controverse, enigmatiche ma piene di attrattiva. Accanto alle ultime due novità – Ivre de Vie e Song for a Rising Sun – abbiamo ritrovato Paloma y Raìces. Questa creazione è la celebrazione in essenza di quell’amore per la vita che l’artista ha sempre manifestato, anche martoriata nel corpo, anche con la colonna vertebrale spezzata (motivo pittorico che ha ripetuto in molte sue tele), un senso di gratitudine verso la vita che non ebbe mai un cedimento, neanche sotto il peso del tradimento del suo amore più grande.
Paloma y Raìces parla di lei, la “colomba” – come la chiamava sua madre – che non rinunciò mai a mostrare al mondo il suo dolore, diventando così la madonna pagana più venerata dell’America Latina. Il jus di Homoelegans racconta Frida attraverso un accordo di menta speziata affogata nel succo di pompelmo, che galleggia sopra una solida base di caffè e tabacco. Non si creda, però, che Paloma y Raìces sia una fragranza maschile, perché quasi immediatamente esplode una tuberosa dalla veste erbacea, che naufraga nelle acque dense dei balsami del Perù e del Tolu.
Con questa ricognizione olfattiva restituiamo ai lettori ciò che a Milano, nei saloni di Esxence 10, abbiamo raccolto e che ci ha avvicinato a questa donna molto piccola di statura, ma la cui grandezza artistica e umana era ineguagliabile.
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