Empathy. Con The House of Oud il profumo diventa arte liquida
Il flacone viene dopo l’essenza. Per molti brand della profumeria di nicchia, a distanza di anni, rimane una delle regole d’oro da rispettare. Il packaging non deve catturare l’attenzione: se ha un design sobrio è meglio, perché nella profumeria di stampo artigianale l’investimento, creativo ed economico, deve essere quasi totalmente dedicato al jus, e questo messaggio deve essere dichiarato con un flacone ordinario, ridotto ai minimi termini. È l’olfatto che sceglie la fragranza, non la vista.
Tutto vero. Peccato che questa regola d’oro, che doveva permettere ai marchi di concentrarsi sulla qualità del contenuto e non sul design del contenitore, nel corso degli anni sia diventata una scusa per proporre ettolitri di profumi anonimi, scie noiose e sillage sbiaditi dentro flaconi tristissimi.
Chi ha deciso di andare controcorrente, scegliendo la strada dell’unicità inside/outside è Andrea Casotti. Osservati e annusati con attenzione i suoi progetti, il dato più evidente è che il direttore artistico del brand The House of Oud non ama il termine “minimal” e dentro le regole proprio non riesce a starci. Le sue creazioni, infatti, sono belle da vedere e da annusare. Ma sono anche generose: ammaliano, conquistano, soprattutto premiano chi le sceglie con jus composti con materie prime di pregio e un flacone realizzato con un procedimento fuori da ogni standard produttivo, che regala preziosità all’oggetto e impedisce che ogni pezzo sia uguale all’altro.

Colorato, creativo, curioso, coinvolgente… Sono i primi aggettivi che vengono in mente quando si osserva lo scrigno ovale che racchiude le creazioni di Andrea Casotti. Poi, quando il jus abbandona il flacone, si libra nell’aria e finalmente raggiunge i recettori olfattivi, il giudizio si condensa in una sola parola: convergente. Quello che promette il packaging è confermato, nota dopo nota, dal jus. Una meravigliosa e inebriante testimonianza di tutto ciò la offre Empathy, l’eau de parfum genderless presentata nel 2017 all’interno della collezione Klem Garden.
Il flacone di Empathy non si limita a svolgere la funzione di contenitore ma osa “parlare”: racconta la bellezza del profumo che custodisce e la maestria artigianale che distingue la fragrance house italiana nel panorama della profumeria di prestigio. Il tappo-piedistallo e le screziature rosa e malva che movimentano la superficie curvilinea della bottiglia spettacolarizzano la fragranza, anticipando il potere emozionale instillato nella formula e le nuance che vi pulsano dentro. Un flacone così particolare rischia di generare grandi aspettative sulle performance del profumo, ma viene il sospetto che l’ansia da prestazione risulti un qualcosa di sconosciuto ad Andrea Casotti. La fragranza, infatti, si rivela all’altezza della “situazione” e sostiene bene l’hype generata dalla bottiglia.

Dopo gli appassionati preliminari (visivi), la fragranza firmata The House of Oud passa ai fatti con una trama sfaccettata, in equilibrio tra note fruttate e muschiate, su un sottofondo legnoso. La composizione presenta un’evoluzione armoniosa, con spiccati richiami orientali che. però, non polarizzano la piramide olfattiva limitandosi a conferirle una “luce calda” e una texture morbida e corposa. Le nuance fruttate e floreali – davana indiana, fiori di pera e fiori di lampone – inserite nei passaggi iniziali, osano di più: prendono in contropiede l’olfatto con la loro suadente cremosità e al contempo regalano alla fragranza una solarità serena, rilassata, affascinante perché distante dai soliti incipit frenetici e pungenti presenti in tanti profumi.
Fin dalle prime note, Empathy si rivela quello che è: una bolla magica, più che un profumo, dentro cui trovare sensazioni positive ed emozioni felici. Questa eau de parfum si lega alla vita di chi la indossa, generando un bisogno continuo di averla sulla pelle.
La scena che inquadra le note di cuore, invece, profuma di tabacco fruttato e mielato. E non potrebbe essere altrimenti, poiché la scintilla ispirativa che ha portato alla nascita di questo jus è l’antico rituale del narghilè. Da secoli, nei paesi mediorientali fumare il narghilè rappresenta un momento di condivisione e amicizia che annulla le distanze sociali e culturali, una pausa di felicità e meditazione da gustarsi e regalarsi in silenzio insieme agli altri. Con Empathy, The House of Oud trasforma in essenza l’attimo mistico di questo rito. La parte centrale della formula è pervasa da volute piene di dolcezza fumée e dall’aroma vellutato del frambinone (aka infuso di lampone), innesto rosato chiamato ad aggiungere un tocco languido ai passaggi centrali. Un cuore che palpita a lungo, con la tipica e lenta andatura dei profumi di grande pregio, prima di sciogliersi nelle note di coda.
Sotto la regia di Andrea Casotti, per il finale di Empathy il Naso Christian Calabrò ha pescato dentro l’immaginario aromatico di un tramonto orientale. La sua bravura è non aver trasformato l’epilogo in una cartolina turistica, riproducendo invece le sensazioni di serenità e appagamento che si avvertono alla conclusione di un giorno felice. Venature legnose, muschio trasparente, benzoino, abete bianco e un oud molto docile compongono un “lieto fine” morbosamente persistente: un piedistallo che sorregge la fragranza e ne dilata i tempi, senza però disperdere la tensione emotiva che il jus genera sulla pelle.
Conclusa l’analisi sensoriale, un avvertimento è d’obbligo. Se state cercando un profumo che vi regali semplicemente una bella scia, se desiderate solo un accessorio da indossare e da tradire secondo l’umore, passate oltre e dimenticatevi di queste righe: Empathy non è per voi. Incontrando questa creazione di The House of Oud potreste comprendere sulla vostra pelle cosa significa sviluppare una forte dipendenza verso una fragranza. Siete sicuri di voler correre questo rischio?
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semplicemente stupendo…
Questo profumo (essenza & bottiglia) è talmente tanto bello che m ha fatto rivalutare la profumeria italiana <3