È il momento dell’olfatto: chiudete gli occhi e spalancate le narici
Stiamo assistendo a una ri-valutazione dell’olfatto. Dopo anni di scarsa considerazione sono sempre più numerosi gli studi che dimostrano l’importanza di questo senso.
A Bologna, in occasione dell’ultima edizione di Smell Festival, sono state presentate alcune ricerche in proposito. Tonino Griffero, docente di estetica all’Università di Roma Tor Vergata e autore del libro “Atmosferologia – Estetica degli Spazi Emozionali” (ed. Laterza), ha spiegato in che modo l’olfatto contribuisce a definire le cosiddette “atmosfere”, cioè luoghi generati da sentimenti e stati d’animo, grazie a qualità impalpabili e non facilmente misurabili. «Tutti i sensi sono impiegati in ugual misura nella definizione degli spazi, perché sono multisensoriali», commenta il docente. «Fino a poco tempo l’olfatto era trascurato: al contrario, gli odori presentano caratteristiche precise e diverse da tutte le altre espressioni sensoriali».

Facciamo qualche esempio: spesso l’olfatto non permette la distinzione tra soggetto e oggetto; è difficile da descrivere e da produrre in modo intenzionale, perché sfugge alla volontà umana. «Non sempre si riesce a localizzare oppure a individuare la causa e l’effetto», prosegue Griffero. «Ancora, l’odore è effimero, non ha contorni, né superficie e di frequente, soprattutto ai giorni nostri, è una metafora della discriminazione sociale». Non a caso si parla di odore dei soldi, di povertà, di razza, tutte connotazioni piuttosto inquietanti. «È dato dalla somma di tanti fattori, dall’alimentazione alla vegetazione, al contesto», aggiunge l’esperto. «Persino il verbo “odorare” ha un duplice utilizzo, transitivo e intransitivo».
Un’altra caratteristica particolare dell’olfatto è l’intolleranza. Se da una parte si possono vedere o sentire delle cose spiacevoli, non vale lo stesso parametro per l’olfatto: un sentore cattivo risulta insopportabile, perché totalmente coinvolgente. «E assolutamente personale», precisa Griffero. «Spesso dipende da quello che evoca e dal grado di implicazione emotiva che comporta: se è di una persona cara, è sempre gradevole, se è legato a un ricordo triste, invece, può provocare malessere, fastidio e disagio».
Ancora più centrato sugli effluvi molesti è lo studio che Maurizio Benzo, chimico e direttore tecnico di Osmotech, l’unica azienda italiana accreditata secondo le norme europee vigenti per il campionamento e l’analisi degli odori ambientali, ha presentato a Bologna sempre durante Smell Festival. «Utilizziamo una tecnica innovativa chiamata Odour Field Inspection che è stata sviluppata in Germania e di cui noi ci avvaliamo in esclusiva per l’Italia», racconta Benzo. «Tramite bandi pubblici e in rete selezioniamo e formiano adeguatamente degli “annusatori”: poi vengono impiegati per riconoscere odori pubblici e aziendali e valutare il loro grado di tolleranza e di impatto ambientale».
Osmotech ricorre, naturalmente, anche a nasi elettronici e digitali: il suo intervento è particolarmente richiesto nell’ambito della depurazione e del rispetto ecosostenibile. Tant’è vero che a volte, sulla base di queste rivelazioni, è possibile intervenire per migliorare la percezione dei luoghi e la loro vivibilità. «Le nostre indagini sono prevalentemente chimiche ma presentano anche una forte connotazione psicologica», specifica il direttore tecnico dell’azienda, che ha sede a Pavia. «Come dicevamo, non è oggettiva la distinzione tra odori buoni e cattivi e non sempre questi ultimi, al contrario di quello che si potrebbe pensare, fanno male alla salute: a volte, invece, ci sono effluvi piacevoli che sono tossici». Ma è una cosa certa: è possibile allenare l’olfatto per dare la caccia agli odori molesti che compromettono il nostro umore.
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