Di madre in figlia: quando il fil rouge è un profumo
Complicato, ingombrante, affascinante e profondo. Il rapporto madre-figlia è importantissimo e determinante per la vita di ogni donna. Difficile riassumerlo in poche parole. “La logica madre-figlia non ha gli stessi elementi del rapporto padre-figlio, che è basato sul confronto e sulla rivalità quasi sempre ben calibrati“, ha scritto nel 2000 la psicanalista Marie-Magdeleine Lessana, discepola di Jacques Lacan. “Tra madre e figlia c’è una sorta di “rapimento” nel senso di meraviglia ed espropriazione. C’è rivalità tra loro, naturalmente, ma la femminilità è principalmente una domanda che la bambina rivolge a sua madre“. Le bambine sono attratte dalla madre e non a caso un po’ la imitano.

Il profumo è il punto di contatto insieme al rituale del trucco, dei vestiti, degli orecchini, tutto ciò che riguarda il “travestimento” femminile che tanto affascina e ammalia le bambine. «Senza contare che il primo contatto tra il neonato e la madre avviene proprio attraverso l’olfatto», puntualizza Claudia Romani, psicologa e psicoterapeuta a Roma. «Diventa un segno di riconoscimento ed è legato negli anni a un momento felice, come un abbraccio o un bacio». Molto più di un abito, una fragranza trasmette una sensazione rassicurante, quasi immutabile.
«Oggi forse il concetto vale meno, ma una volta le donne tendevano a portare lo stesso profumo per tutta la vita», dice Flavia Romana Durante, giovane creatrice e titolare dello Studio Fragrans a Roma. «Ci sono alcuni bouquet che per che per molte racchiudono per tutta la vita l’immagine della mamma, portando con sé amore e tenerezza, una specie di madeleine proustiana». Parlando di profumi “da mamma” in pole position c’è Mitsouko di Guerlain, un accordo chyprè di muschio di quercia, patchouli, gelsomino, spezie, sottolineato da un esordio frizzante di bergamotto. «È del 1919 ma ancora oggi è un evergreen», continua l’esperta.
«Certo, negli anni la formula è stata rivisitata ma fa parte del filone storico “quelli di una volta”, costituito da bouquet più strutturati e più persistenti. Di sicuro non è una fragranza da indossare tutti i giorni con i jeans e le sneakers ma è un elemento irrinunciabile per chi ci tiene ad avere un guardaroba olfattivo variegato e declinabile per tutte le occasioni. Altri cult “materni” più recenti sono Aromatics Elixir di Clinique (1971), sempre cipriato ma molto fiorito grazie all’ylang ylang e Samsara, ancora di Guerlain, che ha festeggiato l’anno scorso il suo trentesimo compleanno ed è caratterizzato un mix ben riconoscibile di sandalo e gelsomino», aggiunge la titolare dello studio Fragrans. Insomma, per una figlia il profumo della mamma rimane un ricordo ancestrale, la quintessenza della femminilità, a cui, a seconda del periodo della vita, è attratta o respinta.

«Durante l’infanzia l’odore della mamma seduce in tutte le sue sfaccettature», dice la psicologa Claudia Romani. «Poi arriva il momento della contestazione e della ribellione dell’adolescenza: di solito si contesta la fragranza materna e si sceglie di non indossare più il profumo oppure di provarne uno di rottura, quasi trasgressivo». Per le ragazze è il momento della sperimentazione, di solito provano quelli che vengono definiti commercialmente unisex o maschili, anche per esprimere liberamente la sessualità. «CK One di Calvin Klein è nato nel 1994, dal sillage agrumato e muschiato, interpreta anche oggi bene quest’età di passaggio», precisa Flavia Romana Durante.
Poi con il passare degli anni ci si appropria della propria identità femminile: intorno ai trentacinque-quarant’anni di solito il rapporto con la mamma è riappacificato, la sua presenza diventa anche importante come aiuto nella gestione della famiglia e dei figli. «Il fattore olfattivo, naturalmente, incide», prosegue la psicologa. «Avvertire “quel” profumo infonde serenità e tenerezza, per cui spesso una donna, se lo ritrova, è portata a conservarlo gelosamente, anche se magari lo indossa di rado». Ancora di più se la mamma non c’è più: diventa una “modalità” per ritrovarla e sentirla particolarmente vicina.
È evidente che conta il tipo di rapporto che lega le due donne: addirittura se è conflittuale, la figlia può indirizzare i suoi gusti olfattivi in modo opposto e fare di tutto per evitare di ripercorrere, in qualsiasi momento, le scelte della madre. «Oppure accettare una sfida», continua la psicoterapeuta. «Mettere, cioè, il profumo della mamma che valuta negativamente ma sostenere che su di lei provoca una reazione diversa ed è molto gradevole. La situazione cambia molto se una donna ha un figlio: a questo punto diventa mamma e figlia nello stesso tempo, la maternità si tramanda, si eredita e “segna” la vita femminile nel bene e nel male». Più di un profumo, ma è una bella partita da entrambe le parti.
(Photo Credit: Adobe Stock)
Lascia il tuo commento…