Cuoio di Russia: dalla corte degli Zar ai boulevard di Parigi
Biarritz, estate 1920. Lungo la sterminata grande plage di quella che dai tempi dell’Imperatrice Eugenie era diventata una meta di gran voga, immerso nell’irreale luce bianca della tarda primavera come sul set strehleriano de Il giardino dei ciliegi, passeggia il bel mondo di allora: ricchi nobili e borghesi, intellettuali, artisti e belle ragazze a caccia del buon partito. Fra essi vi sono anche una giovane Gabrielle Bonheure Chanel e il Gran Duca Dimitri Pavlovich Romanov, cucino dello Zar Nicola II messosi in salvo allo scoppiare dei moti bolscevichi.

La Francia del primo dopoguerra è il rifugio prediletto dei russi bianchi, i sostenitori dello Zar fuggiti in seguito alla rivoluzione di ottobre. Luoghi di villeggiatura come Biarritz, Deauville e Cannes con il loro clima mite, il paesaggio suggestivo e la mondanità donano loro sollievo dalle atrocità della guerra civile, ma è inestinguibile la nostalgia per il glorioso impero che fu di Caterina la Grande, un mondo dorato sgretolatosi in un istante.
L’aroma che più di ogni altro riporta gli esuli russi ai fasti della corte e alle grandi imprese militari è quello degli stivali della Guardia Bianca. Basta un soffio ed ancora sembra di sentirli marciare all’unisono nel cortile innevato del palazzo d’inverno o battere in saluto echeggiando lungo le gallerie costellate di opere d’arte da tutta Europa.

In omaggio al Gran Duca Dimitri, o forse per guadagnarsi il favore dei facoltosi zaristi, l’ambiziosa Coco nel 1924 decise di offrire loro un’essenza che racchiudesse questo sentimento struggente. Del resto era stato proprio il nobile spasimante a far incontrare Coco Chanel ed Ernest Beaux, nato nei pressi di Mosca da padre francese. Oltre all’iconico N°5, dalle sue mani uscirà Cuir de Russie che unisce all’accordo cuoiato di labdano, storace, catrame di betulla e castoreo la gentilezza di un soffio talcato d’iris e la femminilità di un bouquet floreale classico.

Ernest Beaux però non era certo il primo a comporre un profumo ispirato a questo pellame leggendario. Infatti, già dal 1872 si hanno notizie di un Cuir de Russie della Maison Guerlain. In particolare, Aimé Guerlain fu ispirato da Napoleone Bonaparte che portò un carico di pellame dalla Russia. Secondo alcune cronache, il 31 marzo 1814 l’odore fenolico di catrame di betulla si sentiva ovunque lungo le strade di Parigi mentre l’armata faceva il suo ritorno in città scortata dai cosacchi in seguito alla disfatta francese.
Fu allora che i francesi impararono il metodo di concia del cuoio che lo rendeva impermeabile alle intemperie grazie all’uso della betulla. Questo lo rendeva eccezionalmente adatto per realizzare stivali e scarpe. Durante la belle époque il cuoio di Russia era già così popolare che Émile Zola scriverà: «Tutte le botteghe gli erano note, conosceva i singoli odori, nell’aria satura di gas: i robusti sentori di cuoio di Russia, l’aroma di vaniglia proveniente dal sottosuolo di un laboratorio di pasticceria, gli effluvi muschiati che uscivano dalle porte aperte delle profumerie» (Nana – Parigi, 1880).

All’impazzare del can can, da quello celebre dell’Orphée aux Enfers di Offenbachal fino a quelli più licenziosi che si ballavano al Moulin Rouge, dalle gonne fruscianti delle ballerine esalava l’umore carnale delle cosce accaldate misto al sentore fumoso degli stivaletti di cuoio di Russia in un mix che avrebbe convinto perfino Orfeo a perdersi in questo girone peccaminoso dimenticando la sua Euridice.
Ma quali sono le origini di questo pellame venuto dal freddo? Pare che tutto sia nato secoli prima nella steppa russa, dove i cosacchi avevano notato che strofinare i loro stivali contro le cortecce di betulla li rendeva impermeabili. Così misero a punto una tecnica di concia che rendeva la youfte (volynka, in lingua russa) particolarmente morbida e duttile, ma anche repellente all’acqua. Le pelli venivano scarnificate, essiccate e poi messe a macerare nella concia assieme a cortecce, escrementi ed erbe; infine venivano trattate con il catrame di betulla che le rendeva estremamente durevoli. Questo tipo di cuoio iniziò ad essere utilizzato anche per le rilegature dei libri più preziosi e per rivestire gli interni delle carrozze in modo che chi saliva bagnato non li danneggiasse.

Il segreto di questa lavorazione venne gelosamente custodito in patria tanto che nel XVIII secolo, ai tempi di Caterina la Grande, il cuoio di Russia era uno dei fiori all’occhiello nei commerci dell’impero con l’occidente. Infatti, mentre i pellami d’eccellenza venivano destinati alla corte imperiale, quelli di prima scelta erano destinati alle esportazioni ancora all’inizio del XX secolo Dopo di che, se ne perdettero i segreti di fabbricazione, spazzati via dalle grida della rivoluzione d’ottobre. Solo il suo odore inconfondibile simile ad un misto di lapsand suchong, di sigari e whisky torbato che aveva inondato le corti e le case dell’alta borghesia d’Europa, ispirando i profumieri che per oltre un secolo ne hanno ricostruito l’aroma a memoria di un saper fare ormai perduto.
Maschile ma amato dalle donne, animale ma estremamente raffinato, il cuoio è sempre stato anche uno dei sentori che ha sconfinato i generi. Non a caso venne adottato dalle androgine garçonne degli anni folli che portavano i capelli corti e adoravano i sentori fumosi di profumi come Cuir de Russie di Chanel. Queste ragazze emancipate non solo portavano i pantaloni, ma ballavano sfrenatamente e fumavano in pubblico in un primo impeto di femminismo mentre Parigi gridava allo scandalo! Ecco allora nel 1932 André Fraysse chez Lanvin creerà per loro Scandal, un cuoio burroso di iris dagli accenti vegetali di foglie di violetta che, oltre a una suadente manciata di rose, sbuffa fumo come un motore rombante grazie ad una speciale base Cuir de Russie di Synarome.
Queste due fragranze diventano nel dopoguerra un riferimento del genere ed altre case profumiere lanceranno la loro interpretazione, come Robert Bienaimé ed il suo Cuir de Russie lanciato a metà degli anni ’30. L’ammirazione che il Maestro Edmond Roudnitska aveva per Scandal era tale da dichiarare di essersi ispirato ad esso nel comporre Eau d’Hermès. Lanciata nel 1951, questa colonia dall’eleganza intemporale fonde l’arancia, simbolo della maison, agli accenti aromatici di lavanda e geranio, ma soprattutto crea l’illusione di annusare l’interno di un sac a depèches grazie al cumino ed un nonnulla di catrame di betulla che lo lega alla tradizione del cuoio russo.

Perfino un pioniere come Yuri Gutsatz, dopo decenni di carriera presso Roure, decide di fondare uno dei primi marchi di profumeria di nicchia come Le Jardin Rétrouvé lanciando nel 1975 il suo Cuir de Russie che rinverdisce il cuoio fumoso con lo schiocco di frusta dell’isobutil quinoleina e un’overdose di assoluta di foglie di violetta dalla freschezza erbacea, floreale e appena talcata.
Come tutti i classici della profumeria, anche il cuoio di Russia ha vissuto i suoi alti e bassi, dato anche il suo carattere affumicato che si ama o si odia. A partire dal 2013 inoltre, l’IFRA ha imposto restrizioni sulla materia simbolo che lo contraddistingue – il catrame di betulla – che è stato etichettato come irritante da non usare “crudo” in profumeria. Oggi è ammesso infatti solo l’utilizzo di catrame di betulla rettificato (epurato cioè dai possibili allergeni) che però perde così anche parte della sua anima nera.
Dalla piccantezza tostata dello styrax pirogenato all’effetto “falò sulla spiaggia il mattino dopo” tipico del vetiver Java, o ancora all’olio di cade (juniperus oxycedrus, una specie di ginepro) rettificato che qualcuno ricorderà negli shampoo antiforfora, fino anche al più recente catrame di pino marittimo (anch’esso rettificato) che ravviva l’oscurità di uno scintillante tocco salino, queste sono le materie prime che i profumieri hanno esplorato per arricchire le loro creazioni cuoiate con quella scia di fumo così intrigante. Naturalmente non mancano le contaminazioni mediorientali grazie alle varietà di oud più animali e tostate come quello cambogiano che oggi sono uno standard nella tavolozza del profumiere. Questa rilettura del classico ha decisamente rinnovalo l’apprezzamento del pubblico più giovane, a volte con esiti davvero sorprendenti.
Se maroquinerie e volute di fumo sono brevi fotogrammi nei profumi di viaggio, accostati al tabacco come in Fumerie Turque di Serge Lutens o al the speziato e quasi floreale di un samovar come in Russian Tea di Masque Milano, le fragranze che oggi rimettono al centro della scena il mitico cuoio di Caterina la Grande, riveduto e corretto, continuano a vantare estimatori che le indossano come un feticcio irrinunciabile.

Fra le più originali interpretazioni dell’ultimo ventennio spicca Nostalgia, il jus che Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella ha dedicato alla leggendaria Mille Miglia. Ottani ed accelerazioni a tutto gas qui si fondono con il pellame morbido e un po’ logoro degli interni di una Lancia Aurelia in un sentore denso, caldo e quasi medicinale che si fonde sulla pelle come un guanto.
Antesignano delle mille possibilità dell’oud, anche Pierre Montale nel 2006 ne declina la ruvidezza stallatica e bruciata in Aoud Cuir d’Arabie, selvaggio come un purosangue arabo appena ferrato che scalpita sul pagliericcio agitando i suoi finimenti di cuoio in gesto di sfida.

Sentendo Askew di Humiecki & Graef ho sempre pensato che nessun cuoio di Russia avrebbe potuto esprimere meglio di Christophe Laudamiel e Christophe Hornetz l’esaltante modernità del costruttivismo russo. Askew, che significa “storto” nel senso anche emotivo, diffonde schegge di cuoio e legno affumicato con la gialloverde radiosità elettrica di cardamomo, zenzero e mimosa.

Il tocco femminile del cuoio di russia, la sua morbidezza floreale, non poteva che essere la leva per sollevare questo tema al next level, in una nuova dimensione dove il giorno ha un’ora in più da dedicare all’effimero più sublime. La XIII Heure creata da Mathilde Laurent per la maison Cartier trasforma la preziosa assoluta di narciso dell’Aubrac grazie al nerofumo della concia che incenerisce i petali in un pellame plongé astratto, flessuoso eppure primordiale.
Sofisticatamente ruvido come il protagonista di un romanzo beat e pericolosamente seducente come la femme fatale di un film noir, il Cuir creato da Mona di Orio per la serie Les Nombres d’Or accarezza la pelle con gli accenti aromatici dell’artemisia fino ad inguainarla nell’oscura scia di un cuoio terroso e minerale, misteriosa come due labbra fumanti.

Per l’incarnazione più recente del cuoio russo dobbiamo invece ringraziare la First Lady della profumeria francese, Madame Patricia de Nicolaï che festeggia con Baïkal Leather Intense i 30 anni di Parfums Nicolaï ed una carriera iniziata sfidando un mondo fino ad allora prettamente maschile con un pizzico di follia. Come i paesaggi del lago Baïkal ai confini fra Siberia e Mongolia, la fragranza contrappone la luce fredda e vibrante del pepe e dello yuzu ad un accordo inedito di cuoio nettamente fumoso e minerale grazie al catrame di pino ed al tocco medicinale di zafferano e guaiaco. Sul finale però si svela tutta la morbidezza di iris, sandalo e fava tonka che sciolgono i ghiacci di questo paesaggio olfattivo cristallino.
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Ciao, chiedo venia in anticipo per la domanda stupida ma non ho capito una cosa: qual è la differenze tra un “semplice” cuoiato (tipo Cuir Fetiche di Maitre Parfumeur o Ombre Leather di Tom Ford) e un cuoio di russia? E’ il sillage smokey e secco che principalmente definisce la categoria oppure sono gli ingredienti? Grazie per un’eventuale risposta <3
Cara Mnemosyne,
hai capito bene. Quello che contraddistingue il cuoio di Russia rispetto agli altri accordi cuoio è propizio la presenza inconfondibile della nota fumosa e di catrame.
Magari prossimamente parleremo di altri tipi di cuoio come quello di Spagna ad esempio..
I profumi di Madame de Nicolai sono vittime di una grande ingiustizia… Cuir Cuba, Sacre Bleu, New York sono dei mirabili esempi di pregiata profumeria, meriterebbero maggiore considerazione da parte del grande pubblico. Grazie di aver citato Baikal!!
Verissimo Mariposa,
Madame Nicolaï riesce sempre a distinguersi e merita di essere più conosciuta