Cozumel (Laboratorio Olfattivo) nei personaggi di Puerto Escondido (Pino Cacucci)
“- Arrieros somos, y en el camino nos encontreremos.”
Qualcosa è successo, deve esistere un punto da cui tutto è cominciato.
Qualcosa succede sempre, anche quando non ne siamo perfettamente consapevoli e in effetti è il futuro che ci permette di leggere il passato, mai il contrario.
Negli anni ottanta Pino Cacucci comincia a viaggiare in America Latina per rispondere a un suo naturale disadattamento alla vita, ma ancora non sa quanto sia il disadattamento, sia l’America Latina segneranno la sua strada. Nel 1990 uscirà il suo libro Puerto Escondido, che due anni dopo ispirerà l’omonimo film di Gabriele Salvatores.
Classe 1973, Marie Duchene ha sempre desiderato lavorare nella profumeria, il padre le diceva di meravigliarsi sempre e lei lo fece attraverso la materia impalpabile. Ancora non sapeva che un viaggio in Messico sarebbe diventato, nel 2010, una riuscitissima collaborazione con il brand italiano Laboratorio Olfattivo. Nacque così Cozumel, ancora oggi tra i best seller della collezione.
Puerto Escondido narra di un involontario fuggiasco italiano che, dopo aver inconsapevolmente assistito all’assassinio di un poliziotto da parte del commissario Schiassi, si vede costretto a darsi alla macchia nel disperato tentativo di sfuggire alla rivoltella del poliziotto colpevole, intenzionato a far sparire definitivamente il pericoloso testimone. Sarà l’inizio di un rocambolesco peregrinare prima in Italia, poi a Barcellona, fino alle terre arse dal sole messicano con fiato corto e pochi spicci in tasca. In questa girandola per il mondo, il protagonista incontrerà personaggi degni della più varia palette umana, che lasceranno in lui tracce del loro passaggio, come scie odorose capaci di rievocare un ricordo.
In Messico troverà altri italiani dalle storie confuse nella polvere e con loro comincerà a intessere la trama di una sgangherata famiglia in picaresco disequilibrio tra legalità e illegalità, tra avventure pericolose che finiranno in nulla e altrettante che gli permetteranno di scoprire come queste terre lontane, così distanti nei modi e nelle regole dall’Italia della “Milano da bere” e delle spalline imbottite, siano il suo posto naturale, la casa che non ha mai sentito di avere altrove.
Credo di aver preso tutto. Non l’ho mai sentita come una casa vera, le cianfrusaglie che ho accumulato alla rinfusa sono rimaste sempre in posizioni precarie, in attesa di qualcosa. Non c’è niente di indispensabile qui dentro. Speravo di cambiare città per un motivo di lavoro, di innamoramento, di schifo per tutto, per un’occasione che forse non ho mai cercato sul serio. E magari sarei rimasto qui per sempre, a sopravvivere come ho fatto finora.
Il Messico cambierà il protagonista? Forse in parte, ma quel che è certo è che cambierà la vita del commissario Schiassi che, sulle tracce della sua vittima, finirà in un ristorante locale a fare pasta fresca, innamorato della proprietaria e felice come in Italia non era mai stato; gli intenti omicidi un lontano ricordo, sostituiti da un serafico sorriso che rivolgerà anche al protagonista, quando si ritroveranno per caso nel bizzarro rimescolarsi dei destini.
C’è una curiosa assonanza tra i personaggi del libro di Pino Cacucci e le note olfattive di Cozumel. Nella eau de parfum in concentrazione al 10% di Laboratorio Olfattivo, Marie Duchene ha voluto condensare il ricordo delle terre aspre e polverose, del mare impetuoso blu profondo screziato di verde, della vegetazione che cresce tenace nonostante il caldo secco capace di rendere aridi anche i pensieri costringendo ad un’indolenza saggia priva di frenesie.
Ripenso a prima, a quel momento di pena per questo disgraziato che mi ha tolto il poco che avevo.
Il “prima” è quel che succede e che non sai dove porterà. Il commissario Schiassi è il “prima” del protagonista, con la sua cieca volontà criminale e senza la quale le loro vite non avrebbero potuto cambiare. Il “prima” in Cozumel sono le note di testa che aprono la fragranza con decisi tocchi verdi mitigati appena da un accenno di morbidezza legnoso-fruttata.
Le note ruvide, erbacee del basilico vietnamita danno all’apertura un tratto quasi acre che ricorda una virilità maschile un po’ rude. Il dosaggio è però ben calibrato e non ha modo di eccedere, grazie alla nota fresca e fruttata del bergamotto, che resta però in sottotono, smussando l’altrimenti eccessiva spigolosità del basilico e rendendo coerente l’evoluzione della fragranza. Sentori di erbe aromatiche fanno da scenografia e traghettano la fragranza dalle note di testa a quelle di cuore.
C’è un velo che cancella tutto il resto, lasciando solo questo suo profumo di frutta e legno, di vento salato, di solitudine stretta fra la sua pelle e la mia.
In Puerto Escondido il protagonista ha una relazione complessa con Aivly, giovane donna misteriosa e dai dubbi traffici, ma ipnotica e capace di fugaci momenti di dolcezza. Aivly rappresenta le note cuore di Cozumel, il centro attorno al quale ruota buona parte del destino del protagonista. Qui le note erbacee verdi si addolciscono grazie a salvia sclarea e ambra, poca, il necessario per cambiare aspetto alla fragranza. Qualcosa di femminile si insinua, ma una femminilità forte, in pantaloni chino sporchi e pelle troppo abbronzata.
L’ambivalenza del Messico si presenta con note selvatiche decise di canapa indiana e tabacco biondo che conferiscono una legnosità sensuale un po’ sporca. La composizione oscilla tra sentori selvatici e toni conturbanti, che si svelano veloci per poi rituffarsi nei deserti brulli cotti dal sole. Un cuore asciutto e al contempo morbido che si avvinghia alla pelle e la scalda. Avverto una sensazione ipnotica, una voglia di lasciarmi andare a qualsiasi cosa. Come il protagonista, anche noi siamo ipnotizzati dall’evoluzione di Cozumel che si fa sempre più imprevedibile ed è capace di infondere quel senso di vertigine per le cose inaspettate.
Ora l’evoluzione cambia velocità; non vi è più una discesa rapida come nel passaggio dalle note di testa a quelle di cuore, ma un arrivare lento alle note di fondo, indugiando tranquilli con lo sguardo perso nelle distanze sconfinate, nei colori del paesaggio tagliati netti tra loro. Si fa più presente il legno di sandalo, del quale già in precedenza si avvertivano le note in lontananza, spogliato del suo aroma balsamico e reso elegante da incenso e, soprattutto, legno di cedro. Il profumo prende, così, le sembianze di un altro personaggio cardine di Puerto Escondido: Elio, italiano trapiantato in Messico, che vive di espedienti, ma che ha un amore sconfinato per la “messicanità”.
Di un’eleganza a tratti spirituale, a tratti guascona, le note di fondo di Cozumel paiono la trasposizione odorosa di Elio, con il suo modo asciutto di parlare, i pensieri indecifrabili. “Qualche giorno nel deserto è meglio di qualsiasi discorso”. Silenziosamente Cozumel muta aspetto, divenendo vellutato e avvolgente con il legno di sandalo dal sentore legnoso-dolce che resta solido per lungo tempo e che assiste all’evoluzione tranquilla della fragranza fino all’ultima nota, una fava tonka rotonda, calda e luminosa che chiude in modo eccellente un quadro olfattivo la cui natura è indubbiamente legata all’America Latina.
Mi perdo con lo sguardo in questi spazi dilatati, con montagne e cielo lontanissimi, senza punti di riferimento per centinaia di chilometri.
Le palme riempiono lo sguardo su tutti i lati, l’aria diventa un liquido caldo che riduce il respiro. Gli odori si mescolano e riemergono a tratti, zaffate dolciastre e profumi acuti, che penetrano dritti nello stomaco.
Cozumel è un bombardamento di emozioni forti e ruvide, dove i contrasti di una terra trovano le loro espressioni olfattive, il calore si alterna alla freschezza, i legni alle note cremose, la ruvidezza scivola nel velluto. Come farà poi con altre creazioni di Laboratorio Olfattivo (Alkemi, Rosamunda, Noblige), Marie Duchene non sbaglia il colpo e offre al pubblico un viatico pret-à-porter per il Messico. Un viaggio, nel caso di Cozumel, sfaccettato e dalla lunghissima evoluzione.
Pino Cacucci rivelò in un’intervista che non tutti i lettori si accorgono come l’unico senza nome sia proprio il protagonista. Ci piace pensare che il protagonista sia proprio colui che si darà nuovamente alla macchia indossando Cozumel.
In fondo, “Non hai bisogno di un’altra faccia – mormora. – Ma puoi ancora a cambiare tutto il resto”.
Lascia il tuo commento…