Cologne à la Russe ~ Institut Tres Bien (Perfume Review)
Prima dell’avvento della rivoluzione d’ottobre e la successiva nascita dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), la nobiltà russa non aveva nulla da invidiare per ricchezza e fasto alle coetanee monarchie occidentali, con le quali si era spesso imparentata. Ai tempi dell’ultimo Zar Nicola II, la casata dei Romanov di cui era l’ultimo discendente veniva annoverata tra le monarchie più potenti e ricche della storia. Nicola II, con un capitale personale stimato di 900 milioni di dollari (oltre 230 miliardi di euro di oggi!) è ritenuto dagli storici il secondo capo di stato più ricco di sempre nonché il quinto uomo più abbiente della storia.
Però, diversamente dai suoi predecessori, Nicola II predilesse una vita sobria (per quanto possibile dato il suo rango) e visse a lungo discosto dall’aristocrazia del suo tempo, contraddistinto da un carattere serio e riservato, propenso alla disciplina della vita militare. Contrariamente da quanto poi professato dalla propaganda socialista, che lo dipinse come un tiranno sanguinario e nemico del popolo, Nicola II fu mite uomo di pace, come attestano il suo appello al disarmo delle potenze mondiali del 1989 e la creazione della convenzione de L’Aia del 1907, ottenuta con il sostegno di Bertha Von Suttner, la fondatrice del movimento pacifista tedesco, e di Henry Dunant, il fondatore della Croce Rossa.
Un simile personaggio di sostanza avrebbe sicuramente apprezzato la fragranza protagonista di questa recensione, Cologne à la Russe, elegante creazione a firma di Pierre Bourdon, che ha sancito la rinascita dell’Institut Très Bien nel 2003 assieme a Cologne à la Française e Cologne à l’Italienne, una sobria collezione di colonie (nel nome, che di fatto hanno concentrazione e durata da eau de parfum) che condividono diverse note aromatiche ma che riescono a dare un carattere specifico ad ognuna di esse giocando con poche essenze distribuite qua e là lungo le piramidi olfattive.
La Cologne à la Russe apre su una classica testa agrumata composta da un accordo di limone, cedro di Calabria, bergamotto di Sicilia e limetta del Messico, appena meno carica della versione italiana e francese, dal tono più morbido rispetto ad altre consuete interpretazioni sul tema. Ed è proprio questa morbidezza già percepibile all’attacco a caratterizzare la “Russa” rispetto alle sorelle, ma è un tema che non si sviluppa ancora compiutamente nemmeno nella fase successiva di cuore, governata da un accordo di fiori d’arancio della Tunisia, lavanda della Provenza (una presenza quasi simbolica, molto tenue), rosmarino del Marocco e verbena della Provenza, note di casa nelle piramidi delle colonie. Piuttosto, la fase di cuore consolida il tema della colonia esperidata e aromatica dal timbro morbido e rappresenta la fase più armoniosa del jus, con un sentore appena canforato e leggermente pungente (nuance aromatiche probabilmente dovute alla presenza del rosmarino) ad aggiungere tridimensionalità e dinamismo al tutto.
Però è proprio da qui che comincia a farsi notare una sfumatura talcata che emergerà prepotente nella fase finale di coda, dove la fragranza vira decisamente su toni caldi e polverosi, malgrado una nota agrumata e amarognola di neroli di Tunisia che poco o nulla può fare per contrastare la bordata di iris fiorentino, grani di ambretta e benzoino del Siam.
A parere di chi scrive questa è insieme la forza e il limite del jus, che nel rovesciamento finale della tonalità olfattiva trova il suo principale elemento di distinzione su un terreno affollatissimo e difficilmente votato all’innovazione, ma lo fa sacrificando in parte l’armonia dell’insieme, fin lì impeccabile, forse dosando un po’ troppo per eccesso la componente talcata a rischio di perdere qualche estimatore per via del carattere complessivo che ne risulta, un po’ antico e forse demodè.
D’altro canto siamo certi che si tratti di un effetto voluto, dal momento che come dichiarato dal fondatore della maison Frédéric Burtin, Cologne à la Russe deriva da una formula ritrovata dentro un vecchio libro di profumeria francese datato 1906, in piena coerenza con un prodotto di classe, realizzato con maestria d’altri tempi, alla ricerca di un’eleganza atemporale incurante delle mode e delle tendenze.
Infine non dispiace scoprire che non c’è bisogno di essere il quinto uomo più ricco della storia dell’umanità per godere dei piaceri di questa raffinata eau de parfum di Institut Très Bien, perché la si può acquistare in selezionate profumerie al costo di meno nobili fragranze che portano nomi presi “in concessione” da stilisti e celebrità del momento.
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