Close your eyes and… Quando un profumo diventa il custode di un’attrazione fatale
Da quando eri andata via, in più d’una occasione avevo sentito per caso il profumo che indossavi come tuo preferito. Ricordo che una volta era stato entrando nello studio del mio commercialista, dopo che un’elegante signora ingioiellata n’era uscita salutandolo calorosamente.
Chissà perché, in quel momento, ho pensato che un tempo potessero essere stati amanti. Un’altra volta era stata una mia paziente ad averlo addosso. Aveva passato metà seduta di terapia a parlarmi di quanto quella fragranza l’avesse colpita al primo olfatto, ma per tutto il tempo a tratti avevo chiuso gli occhi per una paio di secondi alla volta e ti avevo visto davanti a me, le tue perfette spalle nude, il pizzo del reggiseno scenderti giù quasi del tutto, il tuo viso che si chinava su di me, a letto, e la tua bocca che scendeva a cercare la mia.
Da quando te n’eri andata, ogni volta era stata un po’ meno una sorpresa, risentirlo. Ogni volta una fitta un po’ meno intensa al petto, al cuore, alla mente. Ma ogni volta c’eri tu, lì davanti a me, anche se ormai mi stavo abituando agli scherzi del caso.
Poi c’era stato quel caldo sabato pomeriggio di sole ormai radente: per quanto avessi aperto tutti i boccaporti, dentro il Beneteau 41 c’era afa. Stavo per maledire nuovamente l’angusto spazio in cui ero costretto a lavorare, quando sentii che la Kathleen ondeggiò in modo quasi impercettibile. Drizzai le orecchie e percepii una serie di leggeri tocchi felpati sul ponte, sopra di me. Attesi, ma nulla più ruppe il silenzio.

Misi la testa fuori dal tambùcio e un’ombra lunga si spostò, interrompendo i raggi di sole radenti. E l’attimo dopo sentii quella fragranza: un sentore di rosa, con note frizzanti di limone e altre più solide di guaiaco, pera, mandorle, e un tocco di cannella. Era la tua: Close your eyes and... di Miller et Bertaux.
E prima che potessi girarmi avevo capito, anche se non volevo crederci. Eri lì, sulla coperta, le lunghe gambe eleganti un po’ divaricate per tenerti in equilibrio, la testa inclinata di lato, i capelli rossi sciolti e gli occhi azzurrissimi che mi fissavano, quasi divertiti. Ma non sorridevi. Ti credevo con lui, a Monte Carlo. Ti credevo sposata, innegabilmente felice. Ti dissi tutto questo ma tu non rispondesti. Mi fissasti e basta.
Un minuto dopo, qualche parola più tardi, ti era bastato sfiorarmi il viso con le lunghe dita, passarmele dietro la nuca, attirarmi a te e avvolgermi in quel tuo profumo così strano. Come te. “Attrazione subcorticolare”: eri rimasta stupita la prima volta che te l’avevo nominata, come ogni volta che io e te, di fronte, finivamo a letto ancora prima di esserci spogliati del tutto.
Non ricordo stacco tra il bacio e l’attimo in cui ti distesi nella cabina di prua e ti presi con una fretta calma ma intensa. Non ricordo il tempo, prima che tu gemessi sotto di me. Ricordo quando molto dopo eri disordinata e con il vestito leggero appiccicato alla pelle ancora sudata della nostra passione, in fuga con quel lungo passo tra pozzetto e pontile, dalla mia domanda imperatrice: «Non sei felice con lui, vero?»
La tua testa si mosse a far un leggero cenno di no, allungai una mano verso la tua, le dita si sfiorarono e percepii la scossa. «Come vorrei che fossi tu a farmi felice, come prima, come un tempo…» sussurrasti. «Tornerò, se vuoi.» Rimasi a fissare il tuo passo dolce e potente insieme che si allontanava. Mi voltai verso il tramonto, chiusi gli occhi sugli scricchiolii della barca e portai il dorso della mano al viso, per sentirvi l’odore del tuo piacere e quel profumo, Close your eyes and… di Miller et Bertaux.
Sì, pensai chiudendo gli occhi nella luce del tramonto. Credo che sarebbe bello se tu tornassi ancora.
Lascia il tuo commento…
Interessante. Mai come in questo periodo di isolamento i profumi sono forieri di evocazioni nitide: spazi aperti, contatti dermici, voci e sapori lontani distillati in sogni liquidi.
Se la nostalgia avesse un profumo sarebbe forse questo?