Chypre classici: splendore e decadenza di un mito
La sola parola “chypre” apre un orizzonte sconfinato in profumeria a partire dalle sue origini. Qualcuno lega l’etimologia a Cipro, crocevia della produzione e commercio di unguenti fin dall’antichità. Per altri identifica la “quercia”, in francese arcaico. Altri ancora la associano alla “polvere di cipro”, antenato della cipria profumata di cui già la Serenissima vantava raffinate ricette a base di muschio di quercia, labdano e rizoma d’iris.
Certo è che l’alchimia degli chypre nasce come Afrodite dal mediterraneo ed appartiene inconsciamente ai suoi popoli da sempre. Solo in tarda Belle Epoque però fioriscono nomi come Chypre Royale, Chypre de Paris o semplicemente Chypre. Roger et Gallet, Guerlain, Lubin ed altri si cimentavano coi mattoni di questo accordo fatto di luce ed ombra: bergamotto, labdano, muschio di quercia e patchouli.
Nel 1917 sarà però François Coty col successo planetario del suo Chypre a fissare il canone aureo della famiglia olfattiva. Tralasciando la squisita semplicità del flacone disegnato da René Lalique e la scelta innovativa di veicolarlo nella grande distribuzione, è il carattere di Chypre – “robusto e cazzuto come Joan Crawford”, secondo il giudizio di Luca Turin – che ne ha determinato la popolarità.

Due anni dopo, anche Mitsouko viene subito adottata da uomini e donne a conferma che la famiglia chypre è quella che meglio fonde elementi maschili e femminili. Più levigata del Coty grazie alla morbidezza della pesca, Mitsouko impazza a Parigi diventando il portafortuna dell’impresario dei balletti russi Sergey Diaghilev e del suo amato Nijinsky o ancora di Charlie Chaplin. Simbolo della nuova femminilità del dopoguerra, lo indossano donne intriganti ed emancipate come Anais Nin che lo menziona nello scandaloso e autobiografico Henri et June, o algide e fatali come Jean Harlow. Del resto, come scriverà Françoise Sagan, si tratta di “Mitsouko, il portavoce di Satana”.
Dieci anni dopo la scoperta della vellutata C14 (aldeide pesca), partiva l’elegante marcia degli chypre fruttati alle cui file nel 1921 si unirà il No.5 meno conosciuto, Le Cinq di Molyneux. Oltre a pesca e prugna, lo stiloso Capitano volle un bouquet glamour di fiori bianchi ed iris per sfidare scherzosamente l’amica Coco su quale dei due cinque avrebbe trionfato. Com’è finita lo sappiamo.

Vuoi per la natura selvaggia a cui si ispira, vuoi per la sensualità felina che evoca, lo chypre ancora oggi viene considerato il profumo da pelliccia per antonomasia. Chissà che la nomea non risalga ai fratelli Weil, pellicciai delle dive del cinema in bianco e nero che lanceranno una linea di fragranze a tema animale. Inizialmente pensato per profumare le pellicce delle migliori clienti, Zibeline piacerà al punto da diventare nel dopoguerra un best seller declinato anche nel famoso olio da bagno Secret de Venus. Potenza mielata di patchouli e zibetto, non era raro che il suo bouquet aromatico e appena floreale fosse portato anche dagli uomini, confessa l’editrice di Vogue France Joan Juliet Buck. A ribadire l’immaginario felino ha contribuito Josephine Baker che negli anni folli, il suo ghepardo Chiquita al guinzaglio, si faceva strada con la verde esuberanza di Sous le vent, chypre cuoiato e graffiante di galbano che Jacques Guerlain aveva modellato apposta per lei.

“Hai una pistola in tasca o sei semplicemente contento di vedermi?” Solo un sex symbol come Mae West poteva incalzare un uomo così prima del ’68. La stessa graffiante provocazione la ritroviamo in due fragranze che ha indossato ed ispirato: Shocking di Jean Carles per Elsa Schiaparelli e Femme di Edmond Roudnitska per Marcel Rochas. Cuoiato con un cuore animale di rosa e zibetto il primo, liquore inebriante di prugne e cumino il secondo, entrambi sono racchiusi in flaconi con le sue forme generose diventati icone di erotismo olfattivo.
Il dopoguerra abbandona le curve pericolose e anche gli chypre puntano alla ragazza che vuole essere sempre perfetta, la favola degli anni ‘50 che ripopolerà l’Europa. La prima che offre la sua moda ad una donna giovane e minuta è Carmen de Tomaso. L’esatto opposto delle modelle e delle maggiorate, Madame Carven nel ’46 lancerà (letteralmente) Ma Griffe: centinaia di piccoli paracaduti a strisce bianco-verdi (suoi colori feticcio) scenderanno su Parigi liberata portando miniature di questo chypre aldeidato e croccante di gardenia in boccio.

L’eco dei bombardamenti non era lontano e già negli atelier sfilavano le ampie gonne del New Look: fra nuvole di tulle Miss Dior incede con verde piglio di gardenia e rosa mentre la Jolie Madame chez Balmain occhieggia da sotto i cappelli a larghe falde col fascino ambiguo di violetta, cuioio e tuberosa. Eccezione fauvista è la sfrontata corsara di Robert Piguet che avvelena le sue prede di Bandit, chypre cuoiato di Germaine Cellier che diventerà un feticcio per intenditori. Il suo sentore terroso di asparago così avantgarde verrà sdoganato solo dopo un decennio da Cabochard di Grès, più mansueto e floreale.
Il benessere e la fiducia nel progresso entrano nella vita quotidiana e nella profumeria degli anni ’60 che si fa lucida e pop come le superfici del design nella Space Age. Le aldeidi, molecole vecchie ormai di ottant’anni profumano le lacche per cotonare i capelli e gli chypre più gioiosi. Capolavoro di questa profumeria sofisticata è Calèche di Hermès. Scintillante e saponoso di rosa e aldeidi, Guy Robert ne svecchierà il carattere chypre con abbondante sandalo e cuoio.

Sono anche gli anni degli esistenzialisti in nero, la voce roca della Greco alla radio e sulla Rive Gauche c’è aria di ribellione. L’enfant prodige della moda Yves Saint Laurent veste questa donna sempre più indipendente con le sue linee androgine. Il suo profumo sarà altrettanto grintoso a partire dal nome: Y. Questa robe invisible a portata di tutte riprende il classico chypre-pesca e lo attualizza con un bouquet spumeggiante di erbe aromatiche ed iris.
Le due facce chypre della rivoluzione sessuale e della ragazza che ha partecipato alle contestazioni studentesche si chiamano Diorella e Aromatics Elixir. Apparentemente opposti, questi due jus nascono gender fluid ante litteram. Freschezza agrumata ed esotica di cantalupo e spezie, Diorella parlava alle figlie che rinnegando le convenzioni borghesi rubavano Eau Sauvage al fidanzato. Invece, Aromatics Elixir di Clinique prendeva a prestito dagli hippie il patchouli rauco e primitivo e lo avvolgeva di rosa in un bouquet aromatico degno di un liquore cent’erbe. Così unico che ancora oggi si distingue fra mille.
E gli uomini? A parte incursioni in territorio femminile, dovranno attendere il 1955 per avere uno chypre tutto loro. Coco Chanel omaggia gli amici uomini con Pour Monsieur che ben incarna con la freschezza di bergamotto e coriandolo l’eleganza asciutta e impeccabile di Jean Cocteau e Cecil Beaton. Mentre la donne rivendicano diritti, l’uomo per contro indossa abiti più attillati che ne mettano in risalto il fisico: benvenuto macho! Gli chypre asciutti, densi e quasi amari diventano un’arma di seduzione. La più testosteronica degli anni ‘70 avrà il nome di una sciabola, Yatagan, liquoroso di assenzio e rapace di note animali da far perdere la testa.
L’aria ruffiana e leggera degli anni ’80 si tingerà presto dell’oriente più sontuoso, dei fiori più narcotici o d’eleganza dandy strizzando l’occhio al passato: il contrasto drammatico degli chypre diventerà sinonimo dell’affermazione di sé. La donna di successo nelle arti o nell’alta finanza porterà chypre a tutto volume come le spalline imbottite, nomi come Diva di Ungaro, Mon Parfum di Paloma Picasso e La Nuit di Paco Rabanne che sfoggiano una rosa intensa, mielata ed animale ma difesa da spine d’acciaio.

Il Narciso dallo spirito libero invece adotterà “il profumo degli dei viventi”, Kouros di Yves Saint Laurent che ruba i sentori dell’Egeo, artemisia, garofano e coriandolo e li avvolge in un’aura mielata ed animale. Sempre ispirato alla mitologia classica è il cuoio terroso di Chanel, Antaeus, che Jacques Polge spalma di una cera d’api suadente e floreale per un jus da mascalzone.
Scemata l’euforia di quegli anni da bere, un cambio radicale nel gusto assieme a nuove normative cosmetiche più stringenti nell’utilizzo del muschio di quercia, fondamentale dell’accordo chypre, hanno condannato questa famiglia olfattiva ad anni di galera. Lo chypre, però, è soprattutto un’ideale di bellezza immortale che troverà nuovi paradigmi grazie alla ricerca di materie e tecnologie e alla creatività di tanti profumieri coraggiosi.
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Bellissimo articolo che abbraccia quasi un secolo di fragranze che hanno fatto la storia della profumeria
Assolutamente, uno ad uno, indimenticabili!!
Che meraviglia… Mi piacerebbe vivere tanto a lungo per vedere quanti profumi di oggi saranno un giorno desiderati così come questi che avete presentato. Secondo me nessuno, sono tutti privi di personalità.
Gli odierni continui lanci, pensati per sfamare un pubblico bulimico di novità, hanno ucciso la grande profumeria, i profumi sono diventati prodotti di consumo usa-e-getta, anche quelli che costano 500euro. Questi invece erano oggetti di desiderio che all’epoca, quando uscivano, erano un evento, facevano clamore.