Bee. Alla corte della Regina Mellifera con Zoologist
In una casetta situata nel lontano Canadà abita un gatto fortunato. Occhi azzurri e pelo ondulato di morbidi ciuffi grigio-beige, se ne sta accovacciato su un tavolo, in uno scantinato, e osserva. Con la solerte curiosità tipica dei felini, fantastica su che cosa stia facendo il suo coinquilino umano che è lì, silenzioso, indaffarato ma sorridente, immerso in centinaia di fialette, bottiglie e strane etichette nere bordate d’oro.
Il gatto in questione si chiama Toto, mentre il suo coinquilino è Victor Wong, creatore nonché direttore artistico di Zoologist, il marchio di profumeria che è bestseller assoluto del Regno… Animale. Nato nel 2013, il brand di istanza a Toronto costituisce una delle più fantasmagoriche sorprese nel mondo underground delle fragranze “indie”. Partito egli stesso come un vorace collezionista di “nicchia” e, ancora prima, di figurine di animali, a un certo punto della sua vita Wong sente che la professione di disegnatore 3D per videogame gli va stretta. Decide allora di unire le due più grandi passioni – profumi e animali – e di fonderle con la sua vivida immaginazione; con la meticolosa cura per i dettagli da mago del computer studia ogni dettaglio alla perfezione. Infine, passato il severo vaglio del saggio gatto Toto, si butta in un progetto con risvolti favolistici e… bestiali.

L’idea che sta base del marchio infatti è di trasporre in esperienza olfattiva alcuni protagonisti della fauna planetaria, cercando di coglierli non solo negli aspetti identificativi ma anche nelle loro più buffe idiosincrasie. L’amore per il mondo animale e l’indole ecologista di Wong si riflettono anche nella prassi: in Zoologist vige la regola di evitare metodi di estrazione delle materie prime che possano nuocere alla Natura.
All’esordio sugli scaffali, nel 2013, ciò che immediatamente colpì l’immaginario collettivo scatenando la corsa alla collezione fu l’azzeccato stile “fanta-realista gotico” con cui i soggetti vengono effigiati sulle bottigliette. Le illustrazioni antropomorfiche, minuziose e sospese fra realismo e fantasia, rendono l’esperienza olfattiva tridimensionale, coinvolgendo il fruitore in una narrazione che davvero lo cala sotto il punto di vista animale. Questo è valore aggiunto all’eccezionale originalità dei jus, le cui trame narrative sorprendono per il carnet composito di tecnica, suggestione poetica, multiforme tessitura e inaspettata performance e… perché no, di fortuna del principiante.
Per raggiungere questo non facile risultato, fondamentale si rivelò la scelta di assegnare ogni fragranza a un profumiere indipendente, lasciandogli completa libertà di interpretare la psicologia dell’animale secondo un proprio profilo odoroso. Insomma, idiosincrasie umane che si mescolano a quelle animali: Wong colse nel segno con un ruggito sensoriale.

Destino volle che nel 2019, uno dei compositori assoldati dal Ceo di Zoologist fosse l’astro nascente di casa nostra Cristiano Canali, cui venne affidato il compito di ritrarre Bee. Coincidenza o no, la cera d’api e l’ostica nota di miele sono le predilette di Canali che ne ha fatto grande esperienza e suo punto di forza nell’apprendistato in Argeville. Ne risultò così un exploit clamoroso, tale da eleggere la fragranza finalista all’Art and Olfaction Awards Academy nel 2020; un successo che ancora oggi riecheggia in ogni alveare, dalla giungla alla savana, dalle foreste alle fattorie, nelle zone verdi metropolitane e persino negli zoo. E sapete perché? Perché – e qui prepariamoci a un inchino – con Bee il profumiere veneto ci trasforma per un giorno in cortigiani di uno dei monarchi più conosciuti del pianeta animale (si mormora che la sua fama indisponga persino il compassato Re Leone): signori e signore, parliamo di sua Maestà, l’Ape Regina.
Per scoprire Bee è LAPElissiano ci si debba fingere piccini piccini; non bisogna temere di sembrare un po’ strizzati in quel corpicino a righe nere e gialle che certo non sfina. E poi sì, può darsi che il pungiglione là dietro renda difficile sederci: ma suvvia, siamo api! Il nostro tempo sarà speso volando e infilando i musetti nel polline: il sogno di ogni perfumista fatto realtà! Allora, collaudiamo le alette trasparenti ma robuste e lucidiamoci le antenne; diamo una regolatina alla nuova stroboscopica prospettiva dietro i grandi occhi neri, ripassiamo il vocabolario dei fiori e il cerimoniale di palazzo. È tutto pronto? Bene, non resta che mettere la zampa su Bee e spruzzare: zic zic… Anzi no, buzz-buzz! Che il viaggio nell’Aperuranio abbia inizio!
Aperuranio: minimondo tap(p)ezzato di ap(p)etitose golosità e teneri fiori.
Bee inizia con la routine mattutina all’interno dell’arnia: pulirsi dalla pappa reale (quella va riservata tutta alle larve-regina), una colazione appoggiando le zampine su fette d’arancia e pilates tonificante su succulente gocce di sciroppo allo zenzero per poi essere pronte a spiccare il volo sui verdi promenade primaverili. Noi api dobbiamo essere in forma perché la nostra è una quotidianità di duro e instancabile lavoro plein air. Eppure, fin dall’incipit si avverte l’assoluta seppur operosa pace naturale che ci circonda: qui l’atmosfera è calda, brillante e positiva.
Al primo spruzzo di Bee è davvero inevitabile un sorriso di compiaciuta goduria: ci si sente immersi in una cucchiaiata di miele, ma non quello a cui sono abituati gli umani! Oh, no! L’accordo è quello segreto di noi piccoli droni: sfaccettature fruttato-balsamiche (arancio concentrato e zenzero sciropposo) disegnano un frizzante interno sonoro del favo, suggerendo il vibrante scuoter d’ali di centinaia di esserini. L’odore è più cremoso ma secco al contempo, ed è come se si potesse appoggiare le zampine sulle cellette ricoperte di cera. Questa ha la consistenza di oro burroso, opulento e denso, ma fornito di un caleidoscopio di sfumature, difficile da decifrare nel suo cangiante spettro olfattivo: fiorito, certamente, ma delicatamente gourmand; e perché no, anche speziato e vivacemente fruttato.
Ecco, il sole si leva all’orizzonte! Bando alle ciance, ora di spiccare il volo. Abbandoniamo il brusio che innerva come un mantra l’alveare e affidiamoci al vento. Dopo un’occhiata storta a quegli strani esseri con i caschi traforati (bizzarri davvero questi umani) dedichiamoci ai fiori. Ah, i fiori! Che creature sublimi! Ci raccontano i loro amori in versi profumati e noi li trasformiamo in serenate di polline da sussurrare su altri petali. E così che contribuiamo a spargere la Vita sul nostro Pianeta! Il cuore di Bee logicamente batte per le nuance floreali, in particolare di quei fiori ricchi di polline. Quasi vivida come una illustrazione, sovviene la ginestra, pianta mellifera per l’appunto, che con i suoi petali a farfalla ci richiama attraverso un alito gentile ma guizzante, vagamente aromatico e fresco.
Rimarremmo per ore a ridere con lei. Ma un’altra voce più timbrata canta da lontano: e allora via! Ci scontriamo con una nuvola soffice che ci ricopre dalla testa al pungiglione di giallo: ciao, mimosa! Fine e spumosa, ben si sposa alla nota mielata con le sua rifrazioni dolciastre e si arrotonda giocosa nell’alveo di una timida eliotropina.
Una scrollatina di polvere dorata dalle antenne e si comincia ad elaborare quanto raccolto. Ormai siamo sul far della sera; ancora un pettegolezzo sui fiori d’arancio e poi… A palazzo perché ci aspetta Sua Maestà, l’Ape Regina.

Baby-principesse, pap(p)e reali e… il mistero della Vita.
Il lavoro magnifico e pedissequo delle operaie è finalizzato a garantire la riproduzione e il mantenimento di colei che da un senso alla vita nel favo: la Regina. Lei è la nostra ispirazione, la nostra guida e baluardo. Attorno alle celle delle larve speciali, quelle destinate a un futuro regale, vi è un’aura accogliente, più defilata e silenziosa. Immerse nella penombra, le baby-principesse sognano nelle loro alcove bianco lattiginose di pappa reale. Solo una di loro, un bel giorno, si sveglierà e, per leggi che non siamo in grado di comprendere, sarà la prescelta. Fino a quel momento, la Regina in carica si occuperà del suo regno, insieme alle sorelle cortigiane. E dunque, nel drydown Bee diventa Bee Queen. La scanzonata APErtura si modula su sfumature più intime, confortevoli, morbide e profonde.
L’Ape Regina è imponente rispetto alle altre, cresciuta a carezze e pappa reale. La sua importanza basilare è ben descritta dai toni muschiato-talcati delle note di fondo: innanzitutto da un cremoso sandalo che ne tratteggia l’incedere maestoso; questa nota si aggancia al geniale eco balsamico della cera d’api, “restringendola” e sgravandola dalle variegature più frivole. L’ispezione alle celle reali procede in un tambureggiare di benzoino con tocchi gravi, amplificati da un vellutato duetto di fava tonka e vaniglia. Una geniale coreografia di sbuffi di incenso che svolazzano suggella invece il ritorno a palazzo, in un finale in cui il brusio di ammirazione si smorza in mantra di religiosa ammirazione per colei che custodisce il segreto della Vita.
Molto più che un profumo, Bee è uno scorcio realistico in una dimensione che noi umani possiamo solo osservare e studiare ma difficile da comprendere nella sua portata. La fragranza di Cristiano Canali, figurativa e intelligente, coglie di primo acchito il lato leggero, quasi cartoon, delle api ma poi esalta l’importanza fondamentale di questi insetti “domestici”, descrivendoli nella giusta cornice del loro essere veri e propri pezzi da novanta dell’ecosistema. Con una spiazzante padronanza di note ardue (miele, qui, per una volta non “urinoso” e cera d’api, finalmente non collosa) il compositore spalleggia amabilmente lo spirito del marchio, permeando la sua composizione di un appassionato, onesto e sincero omaggio a una creatura alata, minuscola ma fondamentale “promotrice di vita”.
Il motto ecologista olfattivo di Zoologist è carato per durare su pelle con notevole longevità (quasi quanto la vita di un’ape regina!) e per essere sentito anche a distanza. E allora, forza, in alto le ali Zzzz…zzz…
Zzzoologist save Bee Queen!
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Bellissima descrizione….. Complimenti
Con profumi di tale fattura così realistica e appassionata è facile lasciarsi trasportare dalla suggestione… fino a potersi immedesimare in un’ape😊🐝!
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Grazie Extrait.it per queste magnifiche parole: ne sono lusingato.