Baccarat Rouge 540 (Extrait vs. Eau de Parfum). Il cremisi e il bianco di Maison Francis Kurkdjian
Now sleeps the crimson petal, now the White;
Nor waves the cypress in the palace walk;
Nor winks the gold fin in the porphiry font;
The firefly wakens, waken thou with me.
Or giace il petalo cremisi, ora il bianco;
Non v’è onda dei cipressi nell’ombra dei palazzi;
Né riposa la pinna dorata del fonte porfido;
Sveglia la lucciola: tu destati con me.
(Alfred Tennyson, The Princess, 1847)
Questi versi del poeta Alfred Tennyson hanno ispirato il titolo di grande appeal emotivo de “Il petalo cremisi e il bianco“, romanzo scritto da Michel Faber e che nel 2002 fu un successo editoriale mondiale. Con la sua opera (ben 900 pagine per quasi un ventennio di stesura) ambientata nei sobborghi di Londra nel 1870, lo scrittore d’origini fiamminghe narra l’ascesa di Sugar, prostituta diciannovenne, dai vicoli luridi e malfamati della City allo splendore dell’alta società vittoriana. Attorno a lei ruotano un manipolo di personaggi indimenticabili, fra cui l’angelica e sfortunata Agnes, la donna sposata e perbene che fa da contrappeso a Sugar.

L’autore si serve di abile facondia descrittiva e approfondita ricerca storica; geniale poi il magistrale uso di una sorta di voce fuori campo che, come una steadycam kubrickiana, segue i personaggi in ogni loro movimento e si infila al contempo nelle nostre menti, richiamandoci continuamente a partecipare alla scoperta della trama. Innovativo è il modo in cui sono incorniciate le vicende: l’impianto narrativo è storico, ma il punto di vista che Faber riesce a far convergere su di esso insieme al lettore è del tutto moderno. Trasposta nell’ambiente della profumeria artistica la bravura di Faber nello scrivere “il primo grande romanzo vittoriano del ventunesimo secolo” è pari e paragonabile a quella che il giovane maestro Francis Kurkdjian ha avuto nel forgiare visionarie fragranze per il suo brand Maison Francis Kurkdjian, dotate di uno stile senza tempo ma con l’audacia di una maniera classica ri-creata.
“Il profumo come opera d’arte è un’espressione di intimità da condividere.” (Francis Kurkdjian)
Sarà forse il caso, ma non sono solo il talento eccezionale e l’abilità di unire tradizione e modernità ad accomunare Faber e Kurkdjian; ancora, Tennyson e i suoi versi legano con un fil… Rouge i due: essi sono del 1847 e quello è anche l’anno in cui la maison Baccarat, celeberrima casa produttrice di cristalli, mise a punto la tecnica del 540º.
La temperatura di 540º è quella che il cristallo deve raggiungere per assumere il colore Rouge Baccarat; il procedimento per ottenerlo prevede la fusione progressiva del cristallo con l’aggiunta di una quantità ben calibrata di polvere d’oro a 24 carati. Nel 2015 Kurkdjian si ispirò a questa preziosa innovazione per omaggiare la Baccarat – in occasione del 250mo anniversario di questa – ideando Baccarat Rouge 540 Eau de Parfum. Il profumo fu prodotto inizialmente come limited edition di 250 esemplari ma divenne poi a tal punto famoso ed amato da essere commercializzato nella linea Maison Francis Kurkdjian medesima. Non contento, l’enfant prodige armeno decise di dare un colpo di coda inaspettato al suo successo mondiale con l’ideazione nel 2017 di Baccarat Rouge 540 Extrait, ovvero “il genio che sfida se stesso”.
Con l’Eau de Parfum e l’Extrait di Baccarat Rouge 540 Kurkdjian si è scoperto narratore onnisciente in grado di conoscere de principio ciò che bramano i suoi clienti. Con le sue due fragranze riesce a convogliare i nostri nasi nelle pieghe della sensualità femminile e lo fa alla stregua di uno dei migliori mastri vetrai impiegando una calibratura millesimale di note se-deduttive e de-duttive. Il “feminino” viene cristallizzato e poi liquefatto, e il risultato è una scia di sconvolgente efficacia magnetica sia nella versione Eau de Parfum che nell’Extrait. Le due fragranze brillano entrambe tanto per una raffinata sessualità quanto per una seducente purezza. Esattamente come i due “petali” di Faber: l’ ”estratto” Sugar e l’ “edp” Agnes.

“(…) Nessuno ha quei capelli d’oro ramato, o una pelle di un pallore così luminoso. Basterebbero gli occhi. Sono occhi nudi, orlati di ciglia morbide, lucenti come frutti sbucciati. Sono occhi che promettono tutto.”
(Michel Faber, Il petalo cremisi e il bianco)
E la nostra Sugar non solo promette, ma tutto lo concede, eccome; lei è una puttana sui generis: la fulva etera “magra come un fuscello, piatta e ossuta come un giovanetto tisico” acconsente a qualsiasi pratica (e Faber non si risparmia a descrivercele), ma si distingue dalle altre per l’assoluta raffinatezza dei modi, del vestire nonché del cibarsi. E, in aggiunta, legge, conversa con i suoi selezionati clienti di letteratura e di notte, quando l’ultimo uomo se ne va dalla sua stanza, afferra penna e calamaio e scrive. La sua volontà di riscattarsi dall’orrido e dalla condizione di reietta è ben sorretta da una innata capacità mimetica: nel corso del romanzo, infatti, la scaltra meretrice saprà come giostrare a suo favore l’incontro con William Rackam, giovane erede delle omonime profumerie e marito di Agnes, che diventerà prima suo cliente e poi suo unico amante. Personaggio proteiforme, liquido, sfuggente – e forse improbabile per l’epoca in cui è ambientato il libro di Faber – tuttavia Sugar è un eroina che conquista immediatamente i nostri cuori.
L’Extrait di Baccarat Rouge non è da meno: raramente chi lo annusa non ne rimane folgorato. La sua dote maggiore è una luccicanza che esonda dal puro mondo dell’olfatto per travolgerci mente e corpo; esattamente come Sugar, l’Extrait ci si concede senza limiti. Soffiato come una boule orientale-floreale, esordisce con il languido accordo che intarsia il pallore di una mandorla frammentata fra i polpastrelli e le impalpabili pagliuzze dorate di uno zafferano croccante. Il duetto è virginale e diafano solo in apparenza: subito vivido e nettamente percepibile è un riflesso spiccatamente sexy, che indugia ammiccante fra l’effetto balsamico e una saporita nuance salata.
Irradiandosi con accostumata maestria, l’estratto si “accalda”come una donna che abbia trovato la sua preda. La temperatura sale vorticosamente a… 540 gradi e ci fonde ogni resistenza: come clienti di un bordello ci troviamo inaspettatamente stimolati a voler penetrare con ogni mezzo possibile il cuore della fragranza. E le arti della cristalleria si accoppiano così a quelle del boudoir: una carezza fiorita di gelsomino “sporchetto” innerva di pulsazioni sanguigne la texture che si rigonfia fino a toccare pareti saldamente legnose. L’acme del piacere sfrigola nell’inconfondibile smeriglio dell’ambra grigia che ghermendo luce produce un’ombra muschiata di indolica voluttà. La cornice salda dell’ambra – discreto sigillo di segrete manovre – è l’amplificatore della performance della fragranza. La sua presa sulla pelle è colossale, seppur non in volume ma in una sorta di ipnotica danza di presenza; anche dopo molti giorni la si può piacevolmente scoprire sui vestiti, dentro di noi… o sulle lenzuola su cui ci siamo appoggiati.
Baccarat Rouge 540 Extrait è un profumo che va provato doverosamente una volta nella vita; descritto dagli appassionati come “delizioso, sessuale, mozzafiato”, è riconoscibile fra mille pur essendo da mille imitato. Un masterpiece all’apparenza fragile come cristallo ma potente come un disegno di donna che sa che cosa vuole ottenere; un rosso talmente avvampante da assumere il tono misterioso del cremisi: il tutto calibrato e forgiato dal naso sapiente di Kurkdjian.
“Quel che brama Agnes non è un amante, uomo o donna che sia. Non sa nulla dell’interno del suo corpo, nulla; e non c’è nulla che desideri sapere.”
(Michel Faber, Il petalo cremisi e il bianco)
Sugar non è la sola figura femminile ad avere rilievo nel romanzo di Faber; anzi, si può affermare che, senza la presenza di Agnes, forse nemmeno il ritratto della fulva etera sarebbe così completo. Agnes, la sfortunata moglie di William Rackham, ha dei comportamenti bislacchi , tanto da suscitare scompiglio nell’alta – e pettegola – società. In realtà – ed è la voce fuori campo a svelarcelo – la poverina è affetta da un tumore al cervello che le causa forti mal di testa che la costringono sempre a letto o a svenire senza preavviso. Lo scrittore la descrive come “un’icona altovittoriana; la perfezione incarnata (…) un modello di femminilità da porcellana, una damina di centocinquattotto centimetri con occhi blu, capelli lisci e sottili, la bocca come una minuscola vulva rosea, intatta.”
Agnes è volutamente agli antipodi rispetto a Sugar. Lei è “il bianco” del titolo, contrafforte di leggiadra purezza alla peccaminosa carnalità della prostituta. Il piccolo donnino vive in un mondo di pura immaginazione in cui i misteri del corpo non hanno posto: le mestruazioni secondo Agnes sono ferite provocate da demoni malvagi. Ma anche la dolce mogliettina, pur nella sua personalità naïf, ci diventa subito simpatica, ci riempie di malinconici sorrisi. La sua è una bionda femminilità tutta glassa, scevra dal corpo, sospesa nell’aria e questa delicatezza, sognante ma capace di inaspettati colpi di testa, unisce in un sol soffio Agnes e Baccarat Rouge 540 Eau de Parfum.
L’Eau de Parfum venne presentata da Kurkdjian stesso come la modulazione non di note di testa, di cuore e di fondo, bensì come “l’interazione di tre accordi unici, ognuno dei quali conferisce una caratteristica distinta e viscerale”. Il prologo è dato dall’accordo “brezza”: la commistione floreale/speziata di gelsomino e zafferano sventaglia di purezza la pelle, donandoci un’aura di vittoriana eleganza.
A differenza dell’Extrait qui si giunge con attesa al divampare del fuoco. Come nella testolina fra le nuvole di Agnes, anche noi ci godiamo un blend quasi innocente, che man mano si irrobustisce con l’ausilio del balsamo d’abete: questa nota poco impiegata ha una straordinaria forza di penetrazione e nel caso di Baccarat Rouge 540 Eau de Parfum ne diventa il connotato caratterizzante. Infatti, è compito suo agganciare l’accordo “calore”: il secco legno di cedro s’attizza sui residui dorati delle spezie in un impeto inaspettato. Ma tutto rientra nei canoni di una pacata dolcezza quando il leggendario accordo “minerale” entra in scena e le sensazioni si alternano: Kurkdjian gioca ad alternare “caldo” e “freddo” sulla salata perfezione dell’ambra grigia.
Più innocente, più semplice, meno sessuale dell’Extrait, ma non per questo meno profondo: l’Eau de Parfum è un cristallo raffinato, lontano, sospeso in un mondo immaginato. Frutto di una fortunata ricerca, ha degli inconsapevoli risvolti gourmand che si manifestano nell’epica durata che si esprime a sbuffi imprevedibili. La scia a volte si allontana da noi ma solletica il naso di chi ci circonda, scatenando indefessamente complimenti a destra e a manca.
Baccarat Rouge 540: capolavoro duplice che della fiamma ha il rosso della punta e il bianco dell’interno; l’audacia dell’Innovazione, la perfezione della Tradizione. Il cremisi e il bianco della profumeria: per tutte le Sugar e le Agnes del mondo.
“E anche a te, addio. Un congedo repentino, lo so, ma è sempre così, non credi? Ci s’immagina che possa durare per sempre, e tutt’a un tratto è finita. Eppure, sono felice che tu abbia scelto me; spero di aver soddisfatto ogni tuo desiderio, o almeno di averti intrattenuto per un po’“.
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