Askew ~ Humiecki & Graef (Perfume Review)
fùria s. f. [dal lat. furia, der. di furĕre «infuriare»]. – 1. a. Stato di furore, di eccitazione, per lo più di breve durata, che si manifesta con atti e parole violente; accesso di collera, impeto d’ira. Anche forza violenta, accecante d’altre passioni.
Humiecki & Graef è una maison lanciata nell’autunno del 2008 con una collezione iniziale di cinque fragranze (che nel frattempo sono diventate otto) nate dall’estro creativo dei designer Sebastian Fischenich and Tobias Müksch e realizzate da Christophe Laudamiel. Il leitmotiv della collezione è la rappresentazione attraverso ciascuna fragranza di una particolare emozione umana: la furia, la malinconia, la fiducia, l’orgoglio, il desiderio, la follia o ancora la contentezza.
Askew, una delle cinque fragranze originarie, prende spunto dalla furia, intesa come impulso violento, forza ed energia distruttiva da cui qualcosa di nuovo può essere generato. La base di partenza è il vetiver, uno degli elementi più classici in profumeria, che è stato decostruito e “riassemblato” con catrame di corteccia di betulla, mimosa egiziana, cardamomo del Guatemala, zenzero, pompelmo e cuoio, per creare un’interpretazione contemporanea e modernissima della classica eau de toilette maschile, declinata in un bellissimo color verde assenzio e dalla ipnotica concentrazione del 20% di principi essenziali, a garantire una longevità da record e un sillage molto importante.
Il flacone ci piace molto nella sua austera sobrietà, una trasparente bottiglia rettangolare bassa e squadrata, sormontata al centro da un lungo e snello tappo cilindrico di metallo cromato e cinta in alto da una sottile striscia di cuoio nero con impresso discretamente a rilievo il nome del jus, unico vezzo di un packaging senza orpelli e dettagli inutili. Forse un po’ troppa austerità è stata posta nella realizzazione del box, che si presenta bianco con una texture in leggero rilievo e riporta il nome e minuscole informazioni sul quantitativo e la concentrazione, secondo lo stile comune a tutte le fragranze della casa che le fa somigliare troppo all’anonimo imballaggio di un tester.
Confessiamo che non è semplice descrivere le sensazioni prodotte da questa fragranza perché qui non c’è la consueta piramide olfattiva, ma una struttura a stella in cui non è prevista la classica decantazione in tre tempi del profumo, sostituita da una coesistenza simultanea di tutte le note. Questo altera una dimensione dell’esperienza sensoriale con la fragranza perché ne annulla il senso di percorso lineare che tipicamente accompagna lo sviluppo olfattivo di un jus attraverso il percorso testa-cuore-fondo, ma lo sostituisce con un effetto “caleidoscopio”, non una vera propria evoluzione, piuttosto un rimescolamento incessante di colori e forme che definisce geometrie complesse e sempre mutevoli, scongiurando completamente il pericolo di rendere Askew monotono o poco interessante.
Complice l’interazione col calore e la chimica dell’epidermide, i vari ingredienti si fondono a creare accordi sempre diversi, per cui accade che sul sentore più o meno continuo di pelle e fumo, che scaturisce dall’alchimia tra il catrame di betulla, le note cuoiate e il vetiver, a momenti emerga intensa la nota di mimosa, grassa e densa quasi da saturare le narici, e subito dopo vi si intrecci la nota di cardamomo con effetto a volte più energizzante, altre più canforato; allo stesso modo può capitare di percepire maggiormente la componente speziata dello zenzero o la presenza citrica e agrumata del pompelmo.
Quello che colpisce (e che ci piace) maggiormente di questa realizzazione dal carattere molto mascolino e moderno, è un generale senso di stranezza, nel significato più sano del termine, anche in confronto alle altre proposte della Profumeria Artistica. Askew trasmette una stravaganza che è per così dire strutturale, radicata nella sua stessa architettura costruttiva, una sorta di alienità che deriva da un approccio differente, basato su presupposti diversi e altre regole, come un verso espresso in una metrica nuova, una melodia su una scala che non c’era, una prospettiva costruita su geometrie d’altri mondi.
In sintesi, a questa e più in generale a tutte le creazioni della linea Humiecki & Graef va certamente riconosciuto il merito di aver saputo abbandonare strade consuete per proporre un approccio concettualmente nuovo e interessante, con grande onestà intellettuale, senza furbe provocazioni e sensazionalismi e con maestria e bravura. E poi in tutta onestà nell’attuale scenario della Profumeria di nicchia, dove si sono affacciati troppi personaggi di dubbia ispirazione, una genuina furia distruttiva e un bel ciclone demolitore non possono che apportare una sana (e auspicabile) opera di selezione naturale.
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