Arsenic Osman. L’ebbrezza floreale di Laurent Mazzone che guarda agli anni ’80
Narcotici e opulenti, molti di loro creavano dipendenza. I profumi che impazzavano negli anni ’80 avevano una scia lunghissima, una proiezione fuori misura e un sillage prepotente. Si chiamavano Parfum de Peau, Passion, Diva, Poison, Giorgio, Obsession. Erano eleganti? Non avevano quella pretesa perché il loro unico obiettivo era rendersi riconoscibili in mezzo alla folla: quella di giorno alle prese con lo shopping compulsivo e quella notturna, luccicante e su di giri, di un disco party. Erano così sfacciati ed eccessivi da far voltare le persone per strada. La maggior parte ignorava il significato di leggerezza, equilibrio, misura, trasparenza, ma perché non avrebbe dovuto? Incarnavano la quintessenza di un’epoca in cui eccedere era un piacere e osare un dovere.
Sembra arrivato direttamente dai vituperati anni ’80 il nuovo extrait de parfum firmato LM Parfums Laurent Mazzone che lancia il repack della Black Collection: il suo nome – Arsenic Osman – potrebbe essere scambiato per il titolo di un thriller di Brian De Palma e la sua scia per una di quelle che, durante il decennio delle maxi spalline, dei body laminati e dei leggings in lycra, erano vietate nei locali di New York per oltraggio alla quiete olfattiva. Custodito dentro un flacone completamente ridisegnato, nero lucido e slanciato, il nuovo jus di Laurent Mazzone è un floreale fruttato che ha come protagonista l’osmanthus fragrans. Fin qui niente di strano, se non fosse che il creatore di Grenoble lo ha voluto dolcemente pericoloso come una sostanza assuefacente che può essere mortale oppure dispensatrice di piacere vitale a seconda della posologia.
Composto da Jérome Epinette, Arsenic Osman evade dalla vena concettuale-intimistica-spirituale tanto in voga in questo periodo nella profumeria d’autore per tessere sulla pelle una trama di note voluttuose e accordi succosi che sono un inno all’appagamento dei sensi e all’edonismo. “Questo profumo ipnotico evoca il momento preciso di piacere assoluto che si prova quando colmiamo il vuoto insopportabile di una dipendenza. L’oscurità diventa luce, il silenzio esplode e così un’iniezione di euforia s’impadronisce di anima e corpo, come un’iniezione di felicità.”
Brillante, con i suoi accenti morbidi di albicocca che si fanno sempre più intensi mano a mano che la fragranza si evolve, nella piramide di Epinette l’osmanto perde la tipica compostezza di fiore nobile ed elegante per diventare lucido di femminilità: appena si posa sulla pelle la prima impressione aggancia il ricordo di quei lipstick adolescenziali dall’aroma goloso che promettevano di rendere più polpose e irresistibili le labbra con un finish glossy colorato. Dolce e appiccicosa come una gelatina alla frutta, con un retrogusto pungente: la partenza di Arsenic Osman è senza mezzi toni e presenta all’olfatto senza dover aspettare le note di cuore la nota ibrida dell’osmanto, la cui “dolce metà” fruttata è amplificata da un innesto di prugna nera che contribuisce anche ad amplificare il carattere solare ed esotico del fiore. Priva di note agrumate, usate solitamente per conferire ritmo ai primi istanti dell’evoluzione e accendere i riflettori sulla rappresentazione olfattiva, è la cannella ad aprire l’opera osmantica di Mazzone, secca e appuntita, qui usata come miccia per la deflagrazione delle note di cuore e per smorzare l’entrata altrimenti troppo fruttata.
Dopo, la composizione diventa letale accordandosi finalmente con il nome che porta. L’osmanto acquista ancora più volume: satura e stordisce i passaggi centrali della formula, ombreggiati da una violetta di bosco e un gelsomino indiano, inseriti in piramide ma non in una percentuale così importante da poterli percepire distintamente. È un paradiso artificiale a tinte fluorescenti quello che evoca Arsenic Osman al culmine della sua evoluzione, eccessivo e un po’ kitsch, ipnotico e affascinante come uno scatto di David LaChapelle. La fragranza rimane “accesa” a lungo sulla pelle, senza mai dare un cenno di stanchezza, sempre sgargiante e ben definita. Si rigenera e si accalda nel finale, costruito anche lui strizzando l’occhio ai mitici anni ’80 con patchouli indonesiano, vaniglia del Madagascar e cuoio, sostanze usate dagli aroma-dipendenti per raggiungere la felicità.
Fino all’ultima nota, Arsenic Osman rimane spudorato, trasgressivo e concentrato sul regalare piacere a chi lo indossa, come solo i profumi di una volta sapevano fare. Viaggi introspettivi, percorsi spirituali e richiami romantici sono rimandati alla prossima puntata.
Concentrazione e formato Arsenic Osman – LM Parfums Laurent Mazzone
Extrait de Parfum, 100 ml
Lascia il tuo commento…
mi sono avvicinata da poco ai lavori di LM. direi sorprendenti e quest’ultimo sembrerebbe nella scia ma con una ulteriore amplificazione di sfrontatezza. da provare! (anche questo…)
Indossare note voluttuose e’ davvero strabiliante e pensare con curiosita’ a quelle serate in dicoteca con sfere scintillanti che ruotavano mentre ci si scatenava a ritmo di dicomusic senza effetti di acustica particolari ,mi incuriossce davvero non poco, se poi nel fondo della composizione olfattiva c’e’ il patchouli per me sempre un successo ancora prima di nascere.Sicuramente provero’ la gioia di indossare questo profumo e mi piace molto l’idea come hai ben descritto tu di anni in cui osare era un dovere , verbo quest’utimo quest’ultimo che molti giovani di oggi spero trovino la forza di rispolverare ,magari anche con l’aiuto di una spruzzatina di Arsenic Osman.Grazie per la piacevolissima lettura.