Le api e i profumi: l’olfatto straordinario dei super-organismi sciame
C’è un aggettivo che meglio descrive il rapporto che esiste tra le api e i profumi e l’aggettivo è “vitale”. Sì, perché sono proprio e sempre i profumi a guidare e a scandire la vita dei super-organismi sciame, termine con cui sarebbe più corretto oggi chiamare le api, quello strano e complesso essere formato da 30-50-60 mila api che abita in casette colorate chiamate arnie.

Le api potrebbero essere considerate come le migliaia di cellule di questi super-organismi dall’intelligenza sorprendente, più vicina a quella di un mammifero che a quella di un insetto. Ma amando l’etimologia non si può fare a meno di partire, parlando di api e profumi, se non analizzando la parola “profumo”. Dal latino “per fumum”, che significa letteralmente “attraverso il fumo“.
L’origine etimologica, quindi, va ricercata nell’utilizzo di alcuni oli e aromi essenziali, come l’incenso, che venivano bruciati in offerta a dei e antenati. Ebbene, proprio attraverso il “per fumum”, il fumo di erbe e vegetali, l’apicoltore curiosamente calma le proprie api, innescando in loro un meccanismo automatico e ancestrale di difesa dal fuoco. L’ordine scatta immediato in tutta la comunità: appena viene percepito il profumo di fumo, Fumo per le api uguale incendio. Si salvi il salvabile. Tutto il miele possibile viene risucchiato dalle api con le loro ligule, così viene chiamata la piccola “proboscide” delle api, messo nelle sacche melarie e ci si prepara alla fuga dall’arnia.

Tutti questi preparativi distraggono per diversi minuti le api guerriere le quali pensano solo a prepararsi alla fuga lasciando in pace l’apicoltore che può così lavorare con calma maneggiando i favi senza rischiare dolorose e velenose punture. Già in questo primo atto di fuga per la vita è perciò un profumo a guidare lo sciame. Il profumo acre del fumo. A questo punto la domanda sorge spontanea: che naso hanno le api, e poi hanno veramente un naso? Ma forse conviene una premessa prettamente umana prima di proseguire a parlare di api. Vivere del proprio naso, tra gli umani, è un privilegio. Infatti è solo per pochi il privilegio di entrare nelle scuole che nel mondo preparano a questa invidiata professione dal nome che in italiano suona un po’ inelegante: professione “Naso”.
Bussare però ad una Scuola di “Nasi”, con la propria laurea in chimica per aspirare a diventare un vero Naso nel mondo dei profumi vuol dire riconoscere in sé una vocazione. Il sogno di voler fare “arte” lo ha chiamato qualcuno. Forse superfluo ricordare a chi legge qualche nome: Guy Robert, Edmond Roudnitska e Jean-Claude Ellena, Jacques Polge. Tutti maschi? Sì, tutti maschi. Ma le pari opportunità sono oggi parola d’ordine e in Italia abbiamo infatti anche Laura Tonatto, fra le più note “donne Naso” al mondo. L’altro nostro Naso italiano illustre a livello internazionale è ancora però un uomo: Lorenzo Villoresi da Firenze. Tutta questa elencazione di genere è utile per introdurre, tornando alle api, un attore nodale nella vita delle stesse, dei loro profumi e della loro capacità di catalogarli e utilizzarli.

Anche nella comunità ronzante infatti, caratterizzata dall’essere comunità a dominio femminile, fatta cioè da sorelle e sorellastre, tutte figlie della stessa regina, sono i maschi ad avere il primato dei migliori Nasi. Questi fenomenali campioni nella sensibilità per i profumi vitali all’alveare sono i fuchi. La parte maschile di uno sciame.
I fuchi sono la componente della famiglia ronzante di cui ancora oggi molte abilità sono oggetto di studio da parte degli entomologi. Infatti, sta a loro l’eccitante compito di fecondare la regina che esce nel suo volo nuziale, portando con sé un odore straordinario e primordiale, antico di milioni di anni: quello della sua fertilità annunciata al mondo con il profumo suadente dei suoi feromoni nuziali che i fuchi possono sentire a chilometri di distanza e così lanciarsi, per alcuni di loro, nell’ultimo volo della loro vita. Il profumo sessuale della regina li guiderà sino a raggiungerla, inseguirla in volo sempre più in alto, sempre più veloce, sino ad abbracciarla per l’orgasmo finale che per il fuco significherà… morte.

La regina profumatissima verrà infatti fecondata e i fuchi che avranno questo privilegio (cinque o sei su centinaia che la inseguivano) moriranno in volo dopo aver lasciato nel corpo della regina il loro sperma. Il loro naso perfetto li conduce dall’ebrezza eccitata del volo di inseguimento fino alla morte che la natura ha previsto per loro istantanea, dopo il volo nuziale guidato dal loro incredibile olfatto.
Dal loro sacrificio nasceranno migliaia di nuove api. Ma si diceva del “sogno di voler fare arte” per chi decida di essere un Naso nel mondo delle essenze. Ecco che, nel caso delle api, la loro arte olfattiva serve a creare opere d’arte dal colore dell’oro puro o dell’ambra profonda; opere d’arte profumate, aromatiche… edibili. Il loro nome é: mieli.
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Stupendo scritto, raccontato quasi come una favola, ma una favola non è, esiste tutto questo nel loro mondo fantastico. Le Api sono la nostra vita, complimenti Fausto sempre bravissimo!!!!
Grazie Claudia , io e le mie api siamo felici che sia piaciuto . :)