Ani. 1001 ragioni per amare l’opus di Nishane
“ […]
Amo in te le cose lontane
Amo in te l’impossibile
Entro nei tuoi occhi come in un bosco
Pieno di sole
E sudato affamato infuriato
Ho la passione del cacciatore
Per mordere nella tua carne
[…]”
Da Amo in te, Nazim Hikmet
Nishane è stato il primo marchio di profumeria di nicchia ad arrivare dall’ex impero ottomano; nasce nel 2012 dall’incontro di Murat Katran e Mert Güzel per perseguire l’ambizioso intento di “iniziare la storia della profumeria artistica in Istanbul“. I fondatori hanno voluto fin dal principio che ogni creazione fosse “un’archeologia” degli stati d’animo e delle emozioni. Nishane è dunque un omaggio a momenti cari da ricordare, un tributo sofisticato a noi stessi e ai nostri cari.
La squisitezza programmatica del concept si sposa con la venerazione della propria terra, le cui origini antiche si perdono nella notte dei tempi. A ciò si aggiunge una cernita sapiente, quasi reverenziale delle materie prime, che vengono affidate poi ai Nasi compositori. Questo mosaico bizantino di intenzioni e azioni spiega perché, nonostante la relativa giovinezza del marchio, la vivace community globale della profumeria artistica abbia già eletto molti profumi Nishane fra i propri preferiti. A tal proposito, come non citare la delicatezza impalpabile di Hundred Silent Ways, fiotto poetico di frutta, iris e gardenia o la robusta esuberanza del chypre Hacivat; non dimentichiamo il fuoco ruggente dell’Universo che sfuma nelle scintille alcoliche di Fan Your Flames o l’indulgente lussuria di Passion Choco. In Nishane nulla è lasciato al caso: ogni profumo è un mondo, ogni mondo racchiude una sfaccettatura del nostro vissuto.

Sembrava dunque scritto nel destino che Nishane – il cui nome in turco significa “simbolo” – dedicasse una fragranza a delle rovine, misteriosi lasciti di un passato meraviglioso da ammirare e ancor più da annusare. Nel 2019 la Maison ha portato alla luce lo splendido Ani, curiosa commistione di archeologia e passione olfattiva, liquida dichiarazione d’amore a quella che fu la capitale dell’Armenia medievale, oggi città fantasma, le cui mirabili vestigia sono state dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Suonerà inaspettato ai più, ma l’archeologia ha molto in comune con la poesia. La ricerca minuziosa e silente di sincronicità e l’inaspettato nascere sotto alle mani di “non ciò che si cerca” ma “ciò che si trova” sono alla base di un complesso sistema di contrappunti tecnici e simbolici assimilabili al gesto poetico. L’archeologo scava nel passato con il rigore dello scienziato ma sviluppando mille occhi profondi in grado di cogliere ben più che pietre o reperti fossili. Come un vate, egli ri-corda (dal latino re-cordis, rimettere nel cuore), infonde linfa pulsante nella memoria ri-donando a noi tutti un patrimonio di tradizione e mito. La poesia rivela i simboli; l’archeologia ci svela le nostre tracce.
L’arpione immediato al vissuto, sia esso immediato o atavico, è in dotazione anche all’atto del profumarsi. Infilzato a fondo nelle radici del Tempo, il profumo è in grado di auto-generarsi; implacabile baluardo di rimembranze o laconico suggello di vita consumata, linfa frantumata in mille gocce di possibilità, riaffiora con ineludibile potenza dai recessi della nostalgia. Al contempo, laddove la bianca scure dei secoli abbia divelto i nostri legami con la civiltà, basta lasciarsi ispirare da ciò che il Tempo non è riuscito ad erodere e, il profumo, anche quello immaginato, come per magia, cancellerà l’oblio. L’unico limite è proprio nell’immaginazione delle persone: gli odori hanno il potere di frantumare qualsiasi confine e restituire a chi compie il gesto di profumarsi la possibilità di viaggiare fra le dimensioni.
Quel che è certo è che Cecile Zarokian, autrice di Ani, ancora una volta dimostra un’empatia straordinaria nell’evocare mondi sommersi nei temi delle sue fragranze. In particolare, nel lavoro per Nishane, la sua mano maneggia leggera le materie prime alla guisa di un esperto archeologo, esprimendo le proprie capacità autoriali alla massima potenza.
La rivisitazione olfattiva dei resti della capitale Ani è una mappatura precisa di un’epoca storica, sgranata, a tratti elusiva, in sintonia con il soggetto eroso dai millenni; la fragranza dipinge un panorama ideale, che dai vertici di una narrazione storica affonda poi in delicati endecasillabi d’ispirazione romantica.

A 45 km dalla città turca di Kars, in un desolato mare di prati ondulati, fino al 1319 si ergeva quella che i latini chiamavano Abnicum e i greci Anion, ovvero Ani, megalopoli delle” 1001 chiese”. Ricca e maestosa, fu capitale dell’Armenia; all’apice del suo fulgore rivaleggiò persino con Costantinopoli, tanto che l’attuale sito archeologico ancora esercita un notevole impatto sui turisti. Le sue suggestive rovine, che si ergono imperturbabili a ridosso di un altipiano isolato e spazzato dal vento, si combinano in strutture cittadine, religiose e militari con le tipiche caratteristiche urbaniche medievali.
Il panorama di edifici rivela l’alternarsi della cultura cristiana con le successive dinastie musulmane e narra dell’apogeo di Ani, fra il decimo e l’undicesima secolo; in questo periodo essa dominava la diramazione della Via della Seta che comunicava con l’Anatolia. Il suo status divenne quello di crocevia per le carovane mercantili e fiorente centro commerciale, ma non solo.
Quella che fu “la città della tolleranza” grazie all’espansione multiculturale, raggiunse il picco di circa 200.000 persone durante il regno dei Bagratidi. I secoli l’arricchirono di moschee, chiese cristiane, monasteri, tanto da meritarsi l’epiteto moderno di “Città dalle 1001 Chiese”. In gergo contemporaneo potremmo definirla una ‘meltin pot’ molto raffinata ed elegante. Lo spirito multietnico e la fervente vita cittadina perdurano nei resti scavati nella roccia, teatro silente del costante mutar di stagioni ed epoche.

Con la struttura piramidale del profumo Ani, sembra che Zarokian abbia tratto ispirazione proprio dal senso di “calma complessità“ dei resti di Anion. L’incipit ben delineato si staglia all’orizzonte del naso con una soluzione estetico-architettonica simile ad un tempio. La fresca nota dello zenzero, “un’epifania” imperiale, un alito aromatico e piccante reso sonoro dal bergamotto ne costituisce la sommità prospettica. Catturato il nostro sguardo, l’intonaco nostalgico e tenero della vaniglia ricopre le danze acrobatiche delle note verdi vibranti che circondano il baccello.
L’effetto “freddo” del cardamomo rispolvera le pietre accasciate sotto le intemperie e le lucida con il pennellino fruttato del ribes nero. Da muto teatro di fantasmi millenari, Ani prende forma e vita attraverso l’emersione concentrica di note sempre più ricche e significative. Basta che l’omogeneo manto del patchouli si distenda e la riscoperta di una città tramuta nella emozionante estrazione di ricordi nostri, forse sopiti, mai sedati.
La vaniglia, ora finemente agrumata, ora maliziosamente speziata, cavalca gli scenari e ci abbraccia non prima di averci gentilmente soffiato sulla testa una brezza di rosa turca. Solo nel medio drydown l’intento della Zarokian pare disvelarsi: il tocco dorato e fluttuante dell’ambra grigia riscalda il paesaggio desolato di Ani. Gesti, abitudini, azioni compiute che sembravano riposare in strati di polvere sedimentati, emergono alla luce della nostra presenza.
L’anacronismo si colma attaccandosi al guizzo della nostra capacità di immaginare e scavalcare i limiti; nella morbida e dolce accoglienza di un finale accordo cedro/sandalo si stempera l’agonia di una ricerca millenaria di senso. Ani in essenza e Ani in pietra collimano ora in uno stato d’animo: l’intento del marchio si realizza nell’esperienza materiale ed empatica dell’autrice.
L’evoluzione della fragranza è eccezionalmente diacronica e sincronica: le componenti velatamente gourmand fluttuano senza irruenza accanto a quelle agrumate/speziate, inglobando in cerchi concentrici le nuance ambrate e floreali. Il calice immutabile del Tempo è rappresentato dal raffinato fondo legnoso/salato che permea con discrezione ogni “epoca” di sviluppo.
Indossare Ani è comparire davanti a lei e le sue mille chiese, Ani e la sua imperturbabile grazia, Ani e i suoi fantasmi di mille persone che l’hanno animata: un salto a strapiombo nel Lontano e Impossibile… Regno incontrastato del profumo e della Maison Nishane.
- Ad Augusta, Rubiera
- Alla violetta, Napoli
- Amedei, Arezzo
- Annagrazia, Molfetta
- Beghin, Padova
- Cherry, Roma
- Clementi, Macerata
- Estétique Mary, Vibo Valentia
- Giulio Profumi, Rimini
- Gloria boutique, Modena
- Joi's, Moncalieri
- L'immagine, Torino
- La bottega di Celeste, Cattolica
- Maroni, Salò
- Naldi, Bologna
- Ninfee, Vicenza
- Panella, Fondi
- Parrot and Palm, Torino
- Saide, Carpi
- Sede 32, Bisceglie
- Semenzato, Mira
- Sirotti, Ravenna
- Smalto, Milano
- Smalto, Roma
- Spazio espanso, Roma
- Z&Z Pro, Potenza
- Zibaba, Sestola
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