Alessandro Gualtieri, l’alchimista della profumeria italiana si cimenta con l’elixir
O voi ch’avete l’intelletti sani
Mirate la dottrina che s’asconde
Sotto il velame delli versi strani.
(Dante, Inferno. IX, 61-63)
Un flagioletto che vibra acuto nell’aria infilza la melodia scalzando il silenzio. Pausa ad effetto e poi il ritmo irrompe cadenzato da tamburelli e cimbali e inasprito da sonagli tintinnanti. La danza figurata, tutta balzi e torsioni, si armonizza alle note in crescendo di salterio e naccheroni. Nel mezzo della stanza, nelle aride luci asettiche del 2022, un puro delirio medievale, udibile solo da pochi orecchi prescelti, accoglie l’entrata del Nasus Crispans, il Gualtieri – The Nose – Trismegistro.
Inchinati, mira il pavimento che diviene liquido, osserva i piedi, osa la gamba, sali sino alla cintola. Se il cuore è saldo, tenta lo sguardo. Un arpeggio luminoso fraseggia nella suspence dei gesti: il re è nudo o tu sei cieco? Infine, udite omnia, Alessandro il Termaximus ti concede audizione. Preparati a sostenere gli occhi roteanti, il sopracciglio arcuato, l’impasto vocale d’una laringe che ha molto parlato o fumato o entrambe le cose, un timbro morbido e sgranato, che tradisce più emozioni di quante il Maestro ne esprimerà con attitudine e parole.
Il Tempo ora è solo un vezzo risibile. Sei con l’artista artigiano, l’eccentrico e concentrico, l’Alfa e l’Omega della nicchia, l’inavvicinabile circondante. L’ultimo – l’unico – vero alchimista della profumeria italiana. Il momento è speciale: Gualtieri ha eletto Pitti Fragranze 2022 a teatro della sua manifestazione finale. Scelta non casuale, d’altronde, visto che a Firenze alchimia ed ermetismo si palesano ad ogni angolo di strada.
L’epopea delle prove e dell’invenire, del procedere larvato o esageratamente esposto si chiude; l’uroboro olfattivo serra la lingua biforcuta sulla coda. In un percorso straordinariamente simbolico come il Corridoio Vasariano che collega Palazzo Vecchio con Palazzo Pitti, tu sei chiamato a solcare un itinerario segreto, contribuendo tu stesso all’esperimento condotto da The Nose.

L’autore di fragranze di fama mondiale, il magus dietro i marchi Nasomatto e Orto Parisi, a Pitti Fragranze ardisce affrontare il suo Magnum Opus attraverso l’installazione interattiva del Muro Alchemico. Le indicazioni del Maestro sono chiare: “Sto cercando di costruire la mia macchina alchemica per produrre la mia versione della famosa ‘sostanza’: l’obiettivo è quello di raccogliere i liquidi trasmutati dalla psiche degli esseri umani.”
Ora preparati ad accogliere il mistero che si incarna: nessuno intraprende un percorso iniziatico per caso. Qualcosa, a tua insaputa, già ribolle. L’alchimista ti presceglie in un ‘adesso’ che non corrisponde alle leggi cronologiche. Egli decifra la tua potenzialità attraverso i suoi nascosti saperi e decide quando tu diverrai ‘atto’. Cavete! Sta a te affrontare il cammino. Sarà un’evacuazione di un eccesso emozionale, la purificazione dalle frustrazioni, perché “questo atto è costruito su una metodologia catartica. Uno spazio per liberare le nostre emozioni represse, facendo condensare i brutti ricordi in modo che possano finalmente evaporare e liberarci”.
Forse tremi? In cuor tuo hai scelto di proseguire ma ti senti perso in una selva di simboli, concetti e termini a te sconosciuti? Respira. Anzi, annusa e dissipa ogni timore: con le giuste istruzioni ce la farai. È supposto sia così, in quanto il Maestro ti conosce prima di te.

Praemissa: un pizzico di teoria.
Ciò che è in alto è come ciò che è in basso e ciò che è in basso è come ciò che è in alto per compiere i miracoli della realtà che è una.
(Tabula smaragdina, Ermete Trismegistro)
L’alchimia è una concezione organica della natura e delle relazioni segrete fra le potenze dei cieli e le creature terrestri. Di origini arabe e medievali, ma probabilmente incuneata nel limaccioso nero dei culti egizi, s’innesta in ogni nuova era aggregando elementi panteistici ed esigenze sperimentali. In questa sintesi tecnico-scientifica s’intreccia l’iniziazione etico-mistica del cosiddetto Corpus Hermeticum, una compagine eterogenea di trattati filosofico-religiosi scritti in forma di dialogo e discorso. Composti in periodo ellenistico (323 a.C – 31a.C) e di paternità incerta, vengono attribuiti a Ermete ‘Trismegistro’ (Il Grandissimo), figura sospesa fra il mito e il reale.
Associato al dio egizio della conoscenza Thot ma anche al greco Ermes, messaggero degli dei, il Maestro Supremo si manifesta attraverso un carattere sapienziale frammentario e composito. L’elemento costante è però il desiderio di conoscere più profondamente la divinità in una ‘contemplazione incessante e una santa devozione’.

La tradizione ermetica offre anche una visione magico-astrologica del cosmo: i corpi celesti esercitano sulle cose terrene potenti influssi che possono essere non solo previsti ma anche orientati. In una cosmogonia secondo la quale mens insita omnibus, cioè l’Intelletto cosmico partecipa di tutte le cose da esso generate – e pertanto anche dell’uomo stesso – ne deriva che agendo su un reticolo di forze ‘sottili’ si possa agire nel microsmo per ascendere al macrocosmo.
Ecco dunque affacciarsi la figura dell’alchimista. Questi domina formule, canti, profumi, pietre e piante; detentore di un sapere occulto ai più, persegue l’itinerario che porta alla realizzazione della Pietra Filosofale – Lapis Philosophorum, che NON è una pietra in senso letterale -, il reagente universale, quella materia che dà origine a tutte le cose. Detta anche Elixir, il composto così ottenuto, perfettamente equilibrato e incorruttibile, secondo gli alchimisti deteneva la virtù di trasformare in oro ogni metallo, ma non solo. L’elixir, in quanto capace di riassestare la complessione di qualsiasi corpo materiale, era in grado di ricondurre il corpo umano all’essenza primigenia, dissolvendo gli stati negativi del corpo e della mente.
Da crogiolo di tradizioni magico-astrologiche e chimiche, l’alchimia ha così fluttuato nel tempo superando i meri fini empirici e assurgendo a arte della purificazione del sé. Per realizzare la Grande Opera è necessario attraversare tre fasi fondamentali, meglio note come trasmutazioni alchemiche: la Nigredo, l’Albedo e la Rubedo. Ed è a questo punto della storia che una chioma imbiancata e un naso aguzzo si sostituiscono alla penna e ti uncinano le narici.
NIGREDO, la putrefazione secondo Gualtieri.
Obscurum per obscurius, ignotum per ignotius.
(motto alchemico)
La Nigredo – o Opera al Nero – costituisce la prima tappa del cammino iniziatico-evolutivo sia che si tratti di materia che di spirito. Terrificante discesa nel mondo delle Ombre, ossia l’inferno interiore, essa si concretizza nel dissolvimento e nella disgregazione progressiva dell’Io al fine di liberarlo dall’imperfezione. È la morte di se stessi per rinascere alla perfezione animica (simbolizzata dall’oro).
Come il Sommo Poeta ebbe Virgilio, anche tu necessiti di una guida spirituale nell’approssimarsi delle tribolazioni dell’opera al nero. Con grande tua sorpresa, ti accorgerai di aver accanto un teurgo che, tramite il suo destreggiarsi con piante, erbe e soluzioni, da lontano, ha già disseminato la tua pelle degli strumenti adatti al tuo particolare viaggio. Perché è inutile negarlo: con le fragranze Nasomatto e Orto Parisi non si entra a contatto per caso. Anzi: non è nemmeno scontato il loro utilizzo.

Nel caos erratico delle anime sensibili all’olfatto, si distinguono due fazioni contrapposte: coloro che impazziscono per le creazioni del Termaximus Alessandro e quanti, invece, le repellono. Ma… C’è un ‘Ma’: questa diatriba olfattologica è mal posta, prevista e destinata ad annullarsi. Così recita la IV legge della tavola smaragdina di Ermete Trismegistro: “Tutto è duale; tutto è polare. Per ogni cosa c’è la sua coppia di opposti. Come simile e dissimile sono uguali, gli opposti sono identici per natura e differiscono solo di grado. Così gli estremi si toccano; […]”.
Amanti e detrattori del Naso bolognese sono un paradosso che si riconcilia, perché i suoi profumi godono di un’innegabile induzione emotiva che unisce fruitori e osteggiatori in un unico plauso.
Per la tua Nigredo Alessandro Gualtieri ha scavato in spelonche proibite e ne ha ricavati liquidi ottenebranti: adesso, la presenza sul tuo scaffale di opere quali Boccanera, Stercus e Cuoium diventa densa di significato. Solo dopo una impudica immersione negli umori febbrili delle passioni mondane, nell’humus di sesso, sporcizia e perversione puoi lentamente risalire sfumando dai toni dell’obscuritas a quelli più ignei e trasparenti.
Muori nei vortici dalle varie gradazioni di nero: l’amaro succulento del cacao, l’eburneo dissapore dell’oud, il tagliente legame del velluto infuocato. Volgi poi i polsi alla mensola più in alto, laddove troneggiano Black Afghano, Duro e Pardon: le pulsioni dei sensi si contorcono, sbattono forte la coda in aria, ma esalano i loro sbuffi viziosi senza infierire, preconizzando l’avvicinarsi dell’alba… Incenso, il soffio lieve di fiori colti al chiar di luna, la malizia leggera delle spezie: la materia lievita, espelle residui, ingolla ossigeno e il tuo sudore.
Non dimandare a Gualtieri di formule, molecole, piramidi olfattive: non ti fidi di lui? Ascolta il comando: “Solve”, disgregati. Appollaiato a guisa di corvo t’osserva. Tu, palpitante, esausto, caracolli al di là della conca. Socchiudi le palpebre. Non più Nero, ma Bianco. Perché gli opposti hanno solo una differenza di grado.
ALBEDO: purgatorio in compagnia del Matto.
L’alba vinceva l’ora mattutina
Che fuggia innanzi, sì che di lontano
Conobbi il tremolar della marina…
(Dante, Purgatorio I, 6-9)
L’Albedo – o Opera al Bianco – rappresenta il processo di purificazione o distillazione del composto scaturito durante la Nigredo. La rinascita a una visione rischiarata è spesso simboleggiata da una donna o da una rosa bianca.
Se nella terrea fucina del Nero il Maestro Gualtieri ti sorvegliava a guisa di Corvo, ora è sempre al tuo fianco, ma sotto le candide vestigia di cigno, non più sì caustico, bensì fluttuante e silente. La sua voce sgranata emette il laconico latrato del candido uccello, severo ma calmo e nelle tue orecchie si traduce in “Coagula”, cioè ricomponi. Dal caos informe dei tuoi demoni, sei pronto per la distillazione: ti aspetta una nuova sintesi, che ti muterà da piombo in argento. Il (Naso)Matto toglie il tappo a Silver Musk: pian piano, la serica cristallina tessitura dell’argenteo muschio ti rasserena lo spirito fiaccato.
Dai raggi belli dell’alba rosata, bevi l’umor citrico infuso in Bergamask: risveglia la tua consapevolezza, ipostasi dell’Amor Divino. Nell’Albedo, le sostanze formanti il corpo mentale e psichico iniziano a vibrare ad una frequenza più elevata. È un(a) Baraonda di suoni cristallini, una primavera Viride, in cui un Nudiflorum tenero germina. Accantonato il Brutus eterico dei molteplici ‘Io’ e delle sue personalità, mondato dalle salvifiche acque del Megamare, contempli i regni dei tuo passato errare, quel Blamage che ora non giudichi più, ma osservi distaccato. Sei una porcellana, China White di deliziosa tessitura, in cui le tensioni del corpo fisico sono ormai un ricordo.
Sei proprio davanti al Muro Alchemico; sillaba ‘La’ frase che emerge dal marcesciume di ciò che l’individuo ha vomitato: “V.I.T.R.I.O.L, Visita Interiore Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem, Visita la tua Terra interiore, vai a vedere le tue densità.” Il prosieguo spetta solo a te. Noi, invece, mutiamo in piuma e montiamo sulla tesa del cappello che copre le idee arrovellanti del Maestro. Non più corvo né cigno, l’alchimista ora indossa le vesti di semplice uomo, prima di dileguarsi a guisa di Fantomas nelle sue dimore fluide, nel grigio cielo gravido di formule di Amsterdam.
RUBEDO, o Opera al Rosso: Gualtieri, Amsterdam e Firenze, tappe di un riallineamento spirituale.
L’altezza è profondità, l’abisso è luce inaccessa, la tenebra è chiarezza, il magno è parvo, il confuso è distinto, la lite è amicizia, il dividuo è individuo, l’atomo è immenso. Colui che vede in se stesso tutte le cose è al tempo stesso tutte le cose.
(Giordano Bruno)
La realtà è una maglia di inestricabili simboli, segni, insegnamenti celati ai più ma scopribili solo da chiunque possegga ‘orecchie per intendere’, o, nel nostro particolare caso, naso per annusare. Alla luce di questo sotterraneo cunicolo di significazioni, non si può restare indifferenti alla singolare triangolazione che si crea fra Alessandro Gualtieri, Amsterdam e Firenze.
La Venezia dei Paesi Bassi, luogo prescelto da The Nose per vivere e praticare le sue arti, è stata la prima città a istituire una Cattedra di Storia della Filosofia Ermetica – tra l’altro retta da un italiano, Marco Parsi; inoltre, sita in Bloemstraat si trova la famosa Biblioteca Ritman, nota anche come Bibliotheca Philosophica Hermetica. Attualmente essa ospita circa 23.000 volumi con aree di raccolta che spaziano dall’alchimia, al mistico, ai Rosacroce, al mistico e alla gnosi; e ancora, al sufismo, all’antroposofia, al massonico, alla Kabbalah, al giudaismo e al Graal.

Per il ritorno alla scene dopo un lasso di tempo dedicato all’approfondimento e alla cesellatura delle proprie visioni olfattive, il Naso del Black (Afghano) e del (China) White designa il capoluogo fiorentino a teatro della sua lapis performativa. E anche questo ha un senso: qui è dove aleggia Dante che proprio nella Divina Commedia descrive un percorso iniziatico con tanto di spiriti guida (Virgilio e Beatrice); qui vi è Palazzo Vecchio di cui Cosimo I de’ Medici volle decorate da Giorgio Vasari pareti e stanze con segrete significazioni ermetiche. Per non citare lo studiolo alchemico del figlio di Cosimo, Francesco I, che ivi si dedicava ai propri studi occulti.
E, poco distante, il magnifico Giardino di Boboli, su cui s’affaccia Palazzo Pitti, con l’esoterica Grotta del Buontalenti e la sua lussureggiante innervatura di spazi arcani fra statue, boschi sacri, selve e labirinti. Il simbolismo del triangolo è disvelato: unendo i tre punti giungiamo alla fine del processo di trasmutazione, chiudendo sul rosso intenso della Rubedo. E, il pensiero, non può che volare al color rubino di Terroni, jus evocativo di terra e cielo che si abbracciano, vapor igneo e radici, caposaldo della linea Orto Parisi.
Nell’Opera al Rosso si procede alla spiritualizzazione della materia; gli opposti si ricongiungono grazie alla visione rischiarata. “Tutta la sessualità è contemporaneamente unità. Tutto ha elementi maschili e femminili”. Ecco dunque che la Venus Narcotic(a) si trova spuma gorgogliante e fuoriuscente dallo stesso Seminalis: l’alchimista Gualtieri ha raggiunto in sé l’Androgino, cioè l’archetipo della coincidentia oppositorum.

E questo è Alessandro Gualtieri: un uomo che regola il suo fuoco ve(n)dendo mondi al di là delle nebbie, guardandoli con l’occhio posto sopra la radice del suo sensibile naso. Rivestito di taglienti lamelle di sarcasmo e anticonformismo, nella seta liscia della dedizione al proprio mestiere – che non scelse, ma da cui fu scelto -, il compositore di jus ermetici rende sempre manifesto ciò che è nascosto: gli aromi del corpo, i profumi dell’animo, la puzza dei pensieri, l’assoluta mancanza di odore dell’essenza primigenia che è in tutti noi.
A volte sì, uomo sfuggente, recalcitrante, inopportuno, altezzoso e mendace, ma incapace di nascondere la luminescenza palpitante di quell’astro che gli respira immobile in petto, protetto da una rete d’ossa e carne. Quel grande cuore è pianeta colmo di passione, sentimento e di inconsapevole tenerezza, attributi di ogni grande artista.
Enigma: quale profumo di The Nose non è stato citato in questo articolo?
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