Against Nature. Timothy Han racconta l’Anti-Natura di Des Esseintes
Curioso che Timothy Han – uno fra i più meticolosi utilizzatori di materie prime grezze, il più naturali possibili – abbia deciso di dedicare una delle sue migliori “fatiche” a un romanzo – A rebours di Karl Huysmans (1884) – che di fatto segna il tramonto del modello naturalista e l’avvento del Decadentismo.
Dopo averci stupito con omaggi più che sentiti alla Natura (si pensi all’immersione verde e oscura di Cuore di tenebra o il fiorito “sfiorito” di The decay of the angel), con Against Nature Han pare ora gettarle un dardo di sfida e innescare al contempo una diatriba sul mestiere stesso del Naso.
Against Nature contempla nella sua costruzione olfattiva note inusuali per lo standard del profumiere: effetti laccati e metallici la contraddistinguono da qualsiasi altra creazione della collezione Timothy Han Edition. Ma ciò che stupisce è l’esito estremamente intenso e delicato che scaturisce nell’evoluzione. Può dunque l’artificio umano – la cui quintessenza è l’Arte – rivaleggiare e addirittura sostituirsi alla Natura? La scelta di dedicare la fragranza al romanzo capostipite del Decadentismo ci induce a pensare che Han sia molto combattuto riguardo la spinosa questione.

Protagonista del celeberrimo libro è il raffinato ed eccentrico Duca Jean Floressas Des Esseintes; in un rifiuto della società meschina che lo circonda questi decide di isolarsi (o potremmo anche dire seppellirsi) nella propria dimora di Fontenay. Qui egli porta all’estremo una ricerca elitista di un ideale estetico di vita che lo porti a “rifugiarsi lontano dall’incessante diluvio della stupidità umana”. Ecco quindi che trasforma Fontenay in una “tebaide raffinata, un deserto confortevole, un’arca immobile” e lo fa partendo dal mobilio, dai colori delle tappezzerie, dai quadri appesi alle pareti, dalle luci delle lampade nonché con i profumi ch’egli stesso compone.
“Nell’arte dei profumi, un aspetto più di tutti lo aveva sedotto: quello della precisione artificiale. Quasi mai, infatti, i profumi nascono direttamente dai fiori di cui portano il nome […]. In sintesi, in profumeria, l’artista completa l’odore iniziale ricavato dalla natura, lo tempera e lo monta, come un gioielliere epura l’acqua di una pietra e la fa valere.”
L’approccio del Duca all’esistenza – e, diremmo ora, al suo male di vivere – è quello di negare ogni merito al Creato palesando un’indefettibile avversione per ciò che è accessibile a tutti. L’orrore per la folla lo porta ad elaborare una strategia aggressiva di difesa, opponendo alla Natura un’Anti-Natura. “Voleva andare […] in una sfera dove le sensazioni sublimate gli infondessero una commozione inattesa.” Des Esseintes si assurge a demiurgo della propria vita, modificando attraverso l’artificio ciò che reputa avvilente: la putredine dell’epoca in cui gli è dato vivere.
“Insomma, da quando era partito da Parigi, si allontanava sempre più dalla realtà e soprattutto dal mondo contemporaneo, che considerava con crescente orrore.”
L’esperimento fallirà: la sottile disgregazione del reale finirà per gettarlo nella malattia fisica oltre che spirituale. Ciò nondimeno il personaggio di Huysmans resta fra i più arditi e evocativi ritratti di un sentire moderno che trascende il Tempo; Fontenay, pur diventando una bara, è in grado nei capitoli salienti del romanzo di provocare un delirio di sensazioni e corrispondenze davvero epocali.
La genialità di Han risiede nell’aver racchiuso in un jus atipico l’esperienza iperbolica di Des Esseintes e le sue anticonformiste convinzioni; nello specifico, egli non fallisce affatto: Against Nature è una fragranza naturalista e simbolista al tempo stesso, che si arroga il potere di deliziare l’onnipotente pubblico ma anche di contestarlo con una costruzione fuori dagli schemi. Una celebrazione a rovescio della Natura che la evoca negandola e… sì, superandola.
Puntellandosi sull’esiguo rosa di un pepe rarefatto e l’aromatica ieraticità del ginepro, l’envol apre su un jus di rifrazione metallica pungente; un deciso effetto botanico è raggiunto pochi istanti dopo con l’utilizzo di una manciata di note verdi ma di un verde cervellotico, ricreato ad hoc, talmente perfetto da non essere concepibile nel reale: un verde alla Han. Le note laccate lasciano esitanti le narici che le percepiscono, spalmando le aspre gocce del limone sul carapace muschiato d’un vetiver scontroso e asettico. Il tono cromatico di questa Fontenay olfattiva è in questo frangente iniziale un azzurro velato dalla luce promiscua di un’alba che non esplode in giorno: tutto resta per così dire fermo, d’uno stupore d’ineccepibile (arte)fattura.
Il profumo passa a pie’ sospinto dall’alba al crepuscolo: Han/Des Esseintes tira le tende e ricrea un’atmosfera di vaga e deliziosa confidenza; la fragranza si mette a bisbigliare a mezza voce con l’intonazione gutturale del gelsomino (fiore che nel romanzo è l’unico a meritare l’aggettivo di “inimitabile”).
La tappezzeria d’un pesante grigio scurisce la struttura e a nulla vale il tentativo aromatico della lavanda: gli effluvi di un’idea di ylang estorcono il viola e lo sacrificano all’ascia possente dell’ambra e del patchouli. Si arriva a un profumo “innominato, imprevisto, strano”, per dirla alla Huysmans; come se fosse rimasto chiuso una stanza che ne abbia forzato e trasformato gli ingredienti
“Nell’afa intensa della stanza esplose una natura demente e sublimata, che forzava i suoi aliti […] una natura non vera e affascinante, completamente paradossale.“
Prima duro, ora molle, accondiscendente, lugubramente morbido. Intenso e avviluppante, ci dispone nel possente e durevole drydown su un tappeto di sandalo che induce a voli deliranti d’immaginazione.

Conscio ormai della propria bravura e forte di una personalità che rende subitaneamente riconoscibile la sua firma olfattiva, Timothy Han appronta un racconto sconcertante eppure d’ineffabile godimento che attraversa trasversale i gusti: dal naso più esigente a quello più candido reclama a piena voce consensi.
Certo, il dubbio amletico se la scienza dell’odorato possa sostituire l’opera della Natura rimane aperto; ma Han, insieme a Des Esseintes sembra riconoscere all’Arte Olfattiva la piena dignità accanto ad altre forme artistiche.
Rubando le parole che Des Esseintes dedica al suo poeta preferito – e chi altri se non Baudelaire – si può convenire che il profumo ha “la capacità di esprimere l’inesprimibile” e che rivela “la psicologia morbosa dello spirito che ha raggiunto l’ottobre delle sensazioni“. Insomma, un aiuto per “addormentare la sofferenza e domare la noia“: risultato centrato appieno dal demiurgo Han con Against Nature.
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Buonasera. Desideravo sapere se esiste un distributore italiano di questa maison e se, per caso, ci fosse un rivenditore a Roma. Il suo site è irragiungibile da tre giorni.
Grazie e buon lavoro.