A Marrakech anche il vento ha un odore. Meo Fusciuni
7 maggio 2014, Marrakech, nel cuore della medina
“L’inafferrabile città rossa”
Ho provato ad afferrare qualcosa,
qualcuno, ma tutto sparisce nei vicoli della medina,
tutto è inafferrabile,
come il canto del muezzin al vento.
Poco dopo l’alba il nostro aereo atterra in Marocco; Marrakech ci accoglie con un pallido sole, ma il caldo è presente, intenso già alle prime ore del giorno, ti stringe il petto. Anche il vento qui ha un odore. All’inizio è come svegliarsi e rientrare in un altro sogno, le voci, la musica gnaoua e il continuo rombo dei motorini e delle macchine che sfrecciano accanto ai corpi, tutto si muove con una cadenza narcotica in questo luogo del mondo, ma tutto in crescendo, come una sinfonia.
Odore sopra odore, profumo su profumo, la tajine bolle, il canto cavalca e l’odore delle stradine penetra e fuoriesce dalla pelle. I vicoli dei battitori di ferro, dei tintori; e poi gli occhi, la pelle; ti fermi e giri su te stesso come un dervisci rotante fermo su un punto fisso, lo sguardo si perde, il tutto di questa città è inafferrabile.
I nostri passi vanno veloci e si perdono nella medina, diritti verso il nostro incontro con Monica e Roberto, loro sono come sempre nelle mie ricerche responsabili gli organizzatori e le guide, adesso dopo anni amici, fratelli. Nel tragitto ci avviciniamo nei vicoli delle spezie, degli erboristi, lì ci fermiamo spesso, rivedo amici e risento caldi abbracci e scambio qualche ricordo. Niente cambia e questo mi consola, mi allieta, anche se forse è sbagliato pensarlo, ma vedere tutto come sempre mi rassicura, almeno qui, in questi vicoli odorosi e ricchi di fascino.
Arriviamo davanti alla porta rossa del Riad Yallaz, casa di Monica e Roberto e base logistica qui a Marrakech, la loro accoglienza incredibile ti coinvolge e ti trascina.
Lasciamo gli zaini nella nostra stanza e finalmente ci sediamo a terra, al centro del riad, fiumi di parole, sorrisi, progetti, tè alla menta e innumerevoli “ma ti ricordi di quello che incontrammo là…“, “ma ti ricordi quella volta che…“. Adesso non c’è più spazio per niente, solo noi, il presente, il futuro che è domani, la partenza verso la valle delle rose.
Questo riad è un luogo particolare, ogni volta che sosto qui, ho incontrato persone incredibili, a dire il vero anche un po strane, ognuno arriva con la sua vita, la sua storia complessa, ma alla fine ci si accorge che tutto scorre semplicemente: artisti, ricercatori, antropologi, eremiti, credenti, agnostici e mistici; depressi in cerca della luce, giovani sposi o giovani alla ricerca di un segnale dalla vita, semplici viaggiatori senza meta e ciclisti impazziti senza bussola e cognizione; amanti del Marocco e scettici del mondo arabo; vegetariani, vegani e maniaci ossessivi della tajine con montone; francesi, arabi, italiani, tedeschi e spagnoli, americani e algerini, turchi e isolani, ho incontrato qui tantissime persone e alla fine della giornata, tutto si fa quiete; nella terrazza di Yallaz, tutti hanno chiuso gli occhi, l’eco ancora delle parole, del confronto e dei sorrisi. Qui si accomunano le speranze del proprio futuro.
La stanchezza della notte precedente è presente, ma io e Federica non possiamo e non vogliamo fermarci ora, alleggeriamo il nostro corpo dai capi pesanti e subito ci addentriamo nella stupenda medina di Marrakech. Vorrei perdere i sensi in ogni odore di questa città, è pomeriggio e la città è coperta da una cappa, da una nube che nasconde il sole ma che rende l’aria torrida e tutto come sotto il coperchio di una tajine, si fa tutto più intenso. Mi succede ogni volta arrivato qui di non voler distinguere tra odore piacevole e odore sgradevole, voglio sentire tutto ciò che passi davanti al mio sguardo, ma ancora una volta tutto è l’inafferrabile.
“Afferra l’orlo della veste del Suo favore chè d’improvviso egli fugge, ma non tirarlo come freccia, ché fuggirà certo dall’arco. Come il vento ho fuggevole il piede, per amor della rosa son come brezza, rosa che, per paura d’Autunno, fugge via dal giardino.” (Rumi, poesie mistiche).
Ci sediamo un attimo in un piccolo caffè nella piazza delle spezie, annoto qualcosa che voglio raccontare con calma al nostro ritorno dalla valle; questa piazza ha sempre nascosto ai miei occhi tante sorprese e misteri, dapprima zona della città per il commercio del grano e oggi cuore pulsante dei guaritori. Compriamo qui le ultime cose per preparare la cena e ci dirigiamo in riad Yallaz, arriveranno tante persone stasera, mi dicono Monica e Roberto; è ora di dividere la propria vita con tutti gli ospiti che decideranno come un destino benevolo di sedersi sulla terrazza. C’è silenzio nel cuore della medina, la cena diventa un fiume di odori e parole; ma il sonno si fa sentire, prima di riposare rivediamo con la cartina il tragitto per domani, si parte presto per il passo Tizin’Tichka; la valle della rosa dove arriveremo domani sera ci attende.
Un abbraccio, notte, Meo
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