1899 Hemingway ~ Histoires de Parfums (Perfume Review)
“Il mento poggiato sulle braccia incrociate, l’uomo era disteso sulla terra bruna del bosco coperta d’aghi di pino. Sulla sua testa il vento investiva, fischiando, le cime degli alberi. In quel punto il versante del monte si raddolciva ma un poco più in giù precipitava rapido, e l’uomo poteva vedere la traccia nera della strada incatramata che, serpeggiando, attraversava il valico.”
(Da “Per chi suona la campana”, 1940)
Nel paradiso degli artisti, bevendo un mojito con l’amico Francis Scott Fitzgerald o discutendo di poesia con la sua traduttrice Fernanda Pivano, Ernest Hemingway starà sorridendo compiaciuto dell’ennesimo omaggio alla sua figura, lui che è sempre stato narciso impenitente e uomo ben abituato a onori di ogni tipo, dal Nobel per la letteratura al Pulitzer e addirittura alla dedica postuma di un asteroide, il 3656 Hemingway nel 1978.
Ovviamente postumo e di certo appassionato è anche l’omaggio che il profumiere francese Gerald Ghislain, ideatore della libreria olfattiva Histoires de Parfums, porge al grande scrittore con il nuovo profumo 1899 Hemingway, un orientale speziato che va ad aggiungersi alla serie delle fragranze di ispirazione maschile, presentato in anteprima mondiale all’undicesima edizione di Pitti Fragranze che si è appena conclusa.
Si tratta di un tributo non convenzionale, che un poco sorprende perché sfugge completamente dal cliché macho sul personaggio che suggerirebbe sentori di cuoio e tabacco, polvere da sparo (peraltro di gran moda in profumeria, di questi tempi) e odore di rum, e invece si sostanzia attraverso un’operazione più raffinata di evocazione dei luoghi e degli scenari più significativi dell’Hemingway viaggiatore e avventuriero.
Il jus apre con un accordo di bergamotto e ginepro arricchito da sentori di pepe nero, effluvi di agrumi e bacche di sapore tipicamente mediterraneo che rimandano ai viaggi e alle esperienze dell’artista in Spagna e Italia, dove fu giornalista inviato e combattente.
Queste volatili note di testa si spengono presto e lasciano spazio ad un cuore che è inaspettatamente floreale, con i fiori d’arancio a fare da ponte nella transizione, sorretti dall’iris fiorentino che aggiunge complessità e raffinatezza alla composizione con una nota powdery e con la cannella a rinforzare la componente speziata del pepe nero di apertura, che non abbandona la scena, ma anzi perdura fin dentro alla fase finale di fondo, arrivando a lambire le incipienti note di vetiver, con un effetto che ricorda un po’ Terre d’Hermés.
Proprio con la presenza della cannella il jus comincia ad acquistare un tono più pieno, profondo e caldo, preparando la strada all’accordo conclusivo di ambra e vaniglia, tenute insieme dalla caratteristica terrosità umida e fumosa del vetiver, che serve anche ad asciugare il fondo quel tanto che basta per evitare che ecceda verso tonalità olfattive troppo dolci. Questa combinazione di ambre e terre arricchite dalla vaniglia vuole rievocare il tipico odore di legno lucidato a cera del bancone di un bar di Cuba (altra località intimamente associata alla figura dello scrittore, che vi soggiornò più volte negli anni e vi scrisse “Il vecchio e il mare”), con un risultato che l’autore di questa recensione non ha il piacere di poter confermare, non avendo mai messo piede all’Havana, ma che di sicuro riesce a regalare un finale originale, più di tante rassicuranti e convenzionali discese sui soliti sandali e cedri della Virginia, che qui stonerebbero con l’indole passionale e vibrante dell’uomo celebrato nel jus.
Il packaging è quello consueto della collezione Histoires de Parfums, coerente all’idea di biblioteca olfattiva, con una scatola a forma di tomo di libreria che riporta sul dorso il nome del jus e le note della sua piramide, e all’interno racchiude un essenziale flacone adornato sulla bottiglia e sul tappo dal nome della maison. Come per tutti i volumi di questa raffinata biblioteca odorosa, la concentrazione di 1899 Hemingway è quella di una eau de parfum, che regala un sillage importante e garantisce lunga durata.
Ancora una volta una prova di grande stile e maestria da quella che, a detta di molti appassionati ed esperti del settore, è ritenuta una delle maison più originali e interessanti del (fin troppo) vasto panorama della Profumeria Artistica, una fragranza bella e davvero ben fatta. Perché, per dirla con le parole del suo ispiratore: “La giusta maniera di fare, lo stile, non è un concetto vano. È semplicemente il modo di fare ciò che deve essere fatto. Che poi il modo giusto, a cosa compiuta, risulti anche bello, è un fatto accidentale.” (da un’intervista al Times, 13 dicembre 1954)
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